LA RAI PORTA GUAI ALLA MAGGIORANZA, NON C’È L’ACCORDO SULLA RIDUZIONE DEL CANONE RAI DA 90 A 70 EURO, VOLUTA DALLA LEGA
FORZA ITALIA SI OPPONE IN DIFESA DEI BERLUSCONI, PERCHÉ LA MISURA PORTEREBBE COME CONSEGUENZA A UN AUMENTO DEL TETTO PUBBLICITARIO DELLA TELEVISIONE PUBBLICA NEL 2025, A SPESE DI MEDIASET
L’ammissione dello stallo spetta al ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani. «L’emendamento sul canone Rai non è chiuso, è una questione di cui stanno discutendo i vertici della maggioranza», rivela davanti alla porta della commissione Bilancio del Senato chiamata a votare le modifiche al decreto fiscale, il provvedimento che accompagna la legge di bilancio.
Doveva. La seduta salta. Rinviata a lunedì pomeriggio. Agganciata all’esito del vertice tra Giorgia Meloni e i due vicepremier, Antonio Tajani e Matteo Salvini
Il riferimento di Ciriani ai contatti tra i leader non è casuale. Senza un accordo politico, il collegato alla manovra non può andare avanti. Eppure il ministro ci prova per tre ore a convincere i senatori di Forza Italia che siedono nella quinta commissione di Palazzo Madama, Dario Damiani e Claudio Lotito, a dare il loro assenso all’emendamento della Lega che chiede di prorogare la riduzione del prelievo in bolletta per la tv di Stato, da 90 a 70 euro, anche l’anno prossimo.
Ma alla prova del voto, Forza Italia punta i piedi. I due parlamentari chiedono a Ciriani il parere favorevole del governo sui loro emendamenti. Solo così, ragionano, la spartizione delle modifiche concesse alla maggioranza può risultare equilibrata.
Il timore è restare indietro rispetto al Carroccio, che oltre al taglio del canone Rai ha buone possibilità di portare a casa anche un segnale importante per le partite Iva con un volume d’affari fino a 170 mila euro: il rinvio e la rateizzazione del maxi acconto di novembre, includendo anche i contributi previdenziali e assistenziali
Ma è sul canone Rai che si consuma la sfida più agguerrita. Anche Damiani rimanda al vertice dei leader. Di fronte alla messa in discussione della misura, la Lega tiene il punto sull’emendamento che prevede anche un rimborso di 430 milioni a Viale Mazzini per i mancati introiti che deriverebbero dal canone ridotto.
La contesa impone lo slittamento del decreto fiscale. E prepara il vertice a tre che dovrà sciogliere anche altri nodi. Il leader di FI, Antonio Tajani, spinge per inserire il taglio dell’Irpef del ceto medio nella manovra, insieme all’aumento delle pensioni minime. I leghisti non stanno a guardare. Giocano d’anticipo con gli emendamenti “super segnalati”: flat tax per i dipendenti, più soldi per il Ponte sullo Stretto e meno tasse sulle criptovalute. Il percorso della manovra in Parlamento è ancora tutto da tracciare.
(da agenzie)
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