LA RETE DI “POLIZIA” PARALLELA AL SERVIZIO DI SCIABOLETTA
UNA SQUADRA DI INFORMATORI CHE SCAJOLA UTILIZZAVA PER CONTROLLI PERSONALI
Aveva una sua particolare squadra di informatori, poliziotti, persone che utilizzava per controllare uomini e donne di cui aveva poca fiducia, e disponeva di informazioni delicate.
Claudio Scajola è un pozzo senza fondo di notizie. La “Spino”, Carole Spino, da Bordighera, deve “curare” gli spostamenti di Chiara Rizzo, la moglie del latitante Matacena, e scrivere un dossier sulle frequentazioni della donna; il sovrintendente di polizia Michele Quero, invece, avrà il compito di monitorare spostamenti e incontri di Francesco Bellavista Caltagirone.
È prudente l’ex capo del Viminale, soprattutto con i telefoni. È il 12 dicembre 2012, quando prende il cellulare e chiama Chiara Rizzo. La donna ha problemi di soldi, “come faccio a mantenermi con mille euro? Ma, non ridiamo, con 1.200 euro? Quando io di casa ne pago 2 mila e rotti… io ho spese per 4 mila, e che vivo con 1200”.
L’unica soluzione, allora, è spostare soldi dalle società ancora controllate dal marito Amedeo Matacena, erede di un vero impero, sui suoi conti correnti. Scajola è comprensivo e disponibile.
“Ho parlato con mia sorella Elsa chiedendole riservatamente un grande piacere. Domani mattina va a Montecarlo, vede lui alle 11… senti bene, mi ha già accennato, con un telefono pulito, la vicenda e l’urgenza assoluta…”.
È quel “pulito” riferito al telefono che insospettisce e indigna gli agenti della Dia delegati dalla Procura di Reggio Calabria di monitorare le telefonate del “loro” ex ministro, tanto che parlano di “spregiudicatezza” dell’uomo che fu capo del Viminale.
Prudente e sospettoso, Scajola. Troppo, come può esserlo chi conosce le modalità di controllo e investigazione della polizia.
Sono le 15:21 del 22 agosto 2013, Amedeo Matacena è ancora nel suo buen retiro delle Seychelles, cinque giorni dopo atterrerà a Dubai e verrà arrestato.
Nel frattempo la signora Matacena si rilassa a bordo di una nave da crociera . Scajola la chiama, vuole capire come sta, se si sta divertendo, poi parlano della casa che Chiara deve sistemare a Montecarlo.
A bordo di quella stessa nave c’è una vecchia conoscenza di Scajola, si tratta dell’armatore siciliano Gianni Barbaro, leader nel settore delle navi da turismo e per il trasporto di idrocarburi. È anche amico della Rizzo (“lo conosco da ragazzina, è anche amico di Amedeo (Matacena, ndr).”
L’armatore in quei giorni è dispiaciuto assai per una inchiesta palermitana e di Eurojust, che lo vede coinvolto in un giro di affari che riguarda la simulazione dell’acquisto di “sei navi in Corea del Sud, con lo scopo di fatturare costi mai sostenuti, sì da sottrarre al fisco oltre 20 milioni di euro.”
Nell’operazione restano coinvolte “compagini societarie attraverso le quali sarebbero stati trasferiti cospicui capitali presso banche svizzere, lussemburghesi, del Principato di Monaco e di Dubai.”
Una brutta vicenda giudiziaria, dalla quale l’armatore siculo cercherà di affrancarsi versando la somma dovuta all’erario, anche se pesano ancora tutte le accuse penali.
Al telefono, ma sempre con estrema prudenza, l’ex ministro chiede alla Rizzo “se avesse capito qualche altra cosa da lui, qualche preoccupazione.”
Chiara, che secondo gli agenti della Dia viaggia insieme all’armatore, si mostra interessata, vuole sapere di più. “Si tratta di cose complicate — risponde Scajola — hanno a che fare, come scenario, sia il Nord che la Rocca Raineri. Allontanati da lui, anche al rientro in Italia”.
Chiara non capisce e continua a insistere, Scajola si spazientisce, la invita a “stare attenta”, perchè — e qui le orecchie degli agenti dell’antimafia si drizzano — a bordo potrebbero esserci passeggeri che stanno lì sia per guardare che per sentire… c’è stata una escalation e le cose riguardano anche elementi locali”.
Maledetto linguaggio cifrato, maledette intercettazioni che impediscono di essere chiari. Scajola è costretto a richiamare alle sei della sera mentre la nave veleggia nel Mediterraneo. “Hai capito? Io ti ho riferito queste cose perchè devi sapere che qui si vive in un mondo che fa schifo, e io ho paura per il fatto che farete tu e lui il volo Atene-Nizza insieme”. Chiara lo tranquillizza, il volo insieme non si farà .
È raggiante in quei giorni lady Matacena detta “coppa di champagne”. La crociera va bene, Claudio è lontano, ma a bordo c’è tanta bella gente.
Il giorno prima, si è sentita con l’ex ministro e gli ha raccontato di una serata da urlo. “Per tutta la sera ho avuto accanto a me un uomo affascinante. È stato un incontro stupendo e spettacolare. Lui è proprietario di una catena di alberghi a Venezia. Le donne sono rimaste tutte colpite dalla sua bellezza, ma per me non era bello, diciamo affascinante. Ma anche lui è rimasto molto colpito da me”.
Gli 007 della Direzione antimafia di Reggio Calabria, registrano, annotano, sorridono. La linea cade.
Enrico Fierro e Lucio Musolino
(da “Il Fatto Quotidiano“)
Leave a Reply