LA RIVOLUZIONE LIBERALE IN ITALIA NON C’È MAI STATA E MAI CI SARÀ. IL MOTIVO? IN UNA DEMOCRAZIA IL PRESUPPOSTO DELLA LIBERTÀ NON È FARE QUELLO CHE CI PARE RAGGIRANDO LO STATO E IL PROSSIMO. IL PRESUPPOSTO DELLA LIBERTÀ È LA RESPONSABILITÀ
DA NOI CHI PRODUCE SI TRASCINA DIETRO DUE O TRE CONNAZIONALI CHE CAMPANO SULLE SUE SPALLE. IL DEBITO PUBBLICO CRESCE, I NEONATI DIMINUISCONO, LA QUOTA DI DEBITO PROCAPITE SI IMPENNA… LA MANIERA ITALIANA DI REAGIRE A TUTTO QUESTO È ESALTARE GLI ELUSORI FISCALI E FLEXIMAN CHE SEGA GLI AUTOVELOX. È DAVVERO QUESTA LA LIBERTÀ?
La rivoluzione liberale in Italia non c’è mai stata e mai ci sarà, perché in una democrazia il presupposto della libertà non è fare quello che ci pare raggirando lo Stato e il prossimo. In una democrazia il presupposto della libertà è la responsabilità. I liberali hanno fatto l’Italia al tempo in cui votava una piccola parte della popolazione.
Quando il liberale Giolitti introdusse il suffragio universale, i liberali persero il controllo della situazione ed emersero due forze alternative tra loro, popolari e socialisti, a loro volta divisi tra riformisti come Turati e Matteotti e massimalisti come Mussolini. Mussolini mise i suoi manganelli al servizio dell’ordine borghese, finendo per bastonare a morte pure liberali come Giovanni Amendola (poi spirato in esilio) e cattolici come don Minzoni. La Dc era un partito statalista, anche perché lo Stato era lei.
Certo non erano e non potevano essere liberali i comunisti. La Seconda Repubblica si è trovata un sistema fiscale scandinavo e una burocrazia borbonica, e se li è tenuti.
Berlusconi promette di ridurre l’aliquota massima al 33 per cento, e non mantenne. Prodi nel 2006 la aumentò. Le tasse non vengono diminuite, ma aggirate (da chi può). Si vive sperando di non avere mai bisogno di un Pronto soccorso o di un tribunale.
Chi lavora molto e fa il suo dovere di cittadino non viene premiato, chi danneggia lo Stato e il prossimo non viene sanzionato. Fare impresa richiede un certo grado di eroismo; non a caso le nuove generazioni tendono a liberarsi dell’azienda, magari vendendola a un fondo estero.
Ogni produttore si deve trascinare dietro due o tre connazionali che di fatto campano sulle sue spalle. Il debito pubblico cresce, i neonati diminuiscono, quindi la quota di debito procapite si impenna, limitando i margini di azione di qualsiasi governo. La maniera italiana di reagire a tutto questo è esaltare gli elusori fiscali — a cominciare dai padroni della Rete — e Fleximan che sega gli autovelox. È davvero questa la libertà?
(da Corriere della Sera”)
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