LA SANITA’ LOMBARDA NON FINANZIA LA RICERCA SUI LINFOMI: “GLI STUDI PAGATI TRAMITE LA RACCOLTA TAPPI”
LA DENUNCIA DELLA GENETISTA ALESSANDRA TROJANI
Raccogliere tappi può essere fruttuoso e, soprattutto, utile alla ricerca.
Può sembrare assurdo ma in Lombardia, la regione più ricca d’Italia in cui ha sede la più ricca sanità , la raccolta di tappi serve a pagare il contratto di una ricercatrice. Alessandra Trojani, 50 anni, biologa genetista, è sostenuta economicamente dalla raccolta di tappi effettuata da asili, scuole, aziende e privati.
Sì, perchè la ricca sanità lombarda, che stanzia 10 miliardi di euro l’anno per le spese sanitarie, non ha 26mila euro per la Trojani.
La ricercatrice studia i linfomi maligni, in particolare la malattia di Waldenstrà¶m, e lo fa nel suo laboratorio di ematologia, in una palazzina della cittadella di Niguarda a Milano.
Alessandra Trojani va nelle scuole e spiega ai bambini perchè è importante riciclare e soprattutto, con un linguaggio semplice e immediato, spiega a cosa serve questo “gioco”. Sulle pagine di Repubblica si legge:
Racconto come funziona una cellula malata con disegni e cartoon. Poi ci sono le sorprese: la bambina di 8 anni che mi chiede se da certe malattie si può guarire.. lì ho intuito che doveva essere malata, e infatti ha la fibrosi cistica. Quella volta ho imparato molte cose.
Sulla questione fondi per la ricerca, non poteva non esprimersi Enrica Morra, luminare dell’ematologia, primario a Niguarda, coordinatore scientifico della Rete ematologica lombarda e presidente dell’Ams (associazione malattie del sangue), che chiarisce:
Il dipartimento di ematologia non ha rapporti con l’università , quindi non accediamo ai fondi per la ricerca, quindi ci autofinanziamo. Mi sono ritrovata in uno degli ospedali più grandi d’Italia, in un reparto così povero per una realtà come Milano. Che vergogna.
Ma la ricerca va avanti, con il contributo di scuole e aziende che, con 170 tonnellate di tappi, riescono a pagare annualmente il contratto di Alessandra e a mandare avanti la ricerca delle cure per le forme tumorali.
A tale contributo si unisce quello dei pazienti guariti e delle famiglie di chi, purtroppo, non ce l’ha fatta.
Ci sono stati momenti bui, i soldi non bastavano, la ricerca sembrava destinata a subire una violenta battuta d’arresto.
Seguono le chiamate disperate a pazienti guariti, con risposte pregne di gratitudine che toccano il cuore.
(da “Huffingtonpost”)
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