LA “SECONDA VITA” DELL’EX PM ANTIMAFIA: UN PASSO FALSO DIETRO L’ALTRO
DA PUNTA DI DIAMANTE DELLA PROCURA ANTIMAFIA A IMPUTATO PER PECULATO PER LA GESTIONE DI SICILIA SERVIZI
“Nella mia seconda vita metto a frutto gli errori della prima”, ama ripetere da qualche tempo a questa parte. Ma per Antonio Ingroia, fino a cinque anni fa icona dell’antimafia, la nuova vita è una sequenza di passi falsi uno dietro l’altro
Mandato in archivio il secondo flop politico con l’insignificante 0,02 per cento della sua “Lista del popolo per la Costituzione” presentata dal movimento “La mossa del cavallo” fondato con Giulietto Chiesa, adesso l’ex pm antimafia diventato avvocato veste gli scomodissimi panni di indagato.
E per giunta dai colleghi della sua ex Procura, quella di Palermo, che — dopo averlo iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di peculato — stamattina non hanno esitato a far eseguire un sequestro per equivalente da 150.000 euro, la stessa cifra del “bonus” che, da amministratore di Sicilia e-servizi, società informatica della Regione siciliana, si è liquidato per aver raggiunto il suo “obiettivo”.
Una parabola imprevedibile quella del magistrato che, dopo aver istruito e avviato il processo sulla trattativa Stato-mafia, nel 2012 improvvisamente — quando già risuonavano le sirene di un suo impegno in politica — accettò l’incaico di presidente di una commissione internazionale Onu in Guatemala sul traffico di droga.
Incarico durato il giro di poche settimane prima del precipitoso rientro in Italia per il lancio di Rivoluzione civile, il movimento politico con il quale Ingroia addirittura ambiva a diventare presidente del Consiglio. Progetto bocciato sonoramente dagli elettori.
I tempi di Ingroia giovane allievo di Paolo Borsellino prima e di punta di diamante della Procura di Giancarlo Caselli negli anni dei processi su mafia e politica sembrano ormai lontanissimi.
Fanno parte di quella che Ingroia definisce appunto la sua prima vita.
La seconda lo ha visto saltare, in modo acrobatico, da un incarico all’altro, accettando anche quello offertogli dall’ex governatore siciliano Rosario Crocetta che lo chiama al vertice di Sicilia e-Servizi, società che gestisce i servizi informatici della Regione e dalla quale Ingroia si liquida un maxistipendio con un bonus per aver raggiunto il suo obiettivo.
Poco importa che la società finisca sommersa dai debiti. “Non certo per la mia gestione”, ribatte lui che, nel frattempo, accetta anche l’incarico di commissario della provincia di Trapani.
Lo spoil system alla Regione Siciliana segna anche la fine dell’incarico di Ingroia che, almeno per il momento si dedica a tempo pieno alla sua attività di avvocato. Ultimo cliente un imputato di mafia, accusato ovviamente dai suoi ex colleghi
(da “La Repubblica”)
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