LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE SULLA DICIOTTI APRE AI RISARCIMENTI DI MIGLIAIA DI MIGRANTI
IL GIUDICE SARPIETRO CHE AVEVA ASSOLTO SALVINI: “I MIGRANTI DI OPEN ARMS POTREBBERO RIVOLGERSI AL GIUDICE CIVILE, UN BEL PROBLEMA PER IL GOVERNO”
La decisione della Corte di Cassazione sul caso Diciotti «apre un’autostrada ai risarcimenti di centinaia e centinaia di migranti». L’ordinanza del Palazzaccio ha ribaltato il giudizio della Corte d’Appello di Roma. E riconosce il diritto al risarcimento del danno a uno dei cittadini eritrei bloccati per dieci giorni sulla nave militare nell’estate del 2018. Prima in mezzo al mare e poi al molo di Catania. La cifra del risarcimento è di 160 euro al giorno, e quindi 1600 per dieci giorni più le spese legali. Ma secondo Nunzio Sarpietro, già presidente dei Gip di Catania, la sentenza permetterà di presentare ricorsi «a tutti quelli che, come nel caso della Diciotti, sono stati trattenuti per giorni e giorni a bordo delle navi militari o private che li hanno salvati».
I risarcimenti ai migranti
Sarpietro è il giudice che ha assolto Matteo Salvini nel caso Gregoretti, del tutto analogo a quello della Diciotti. E oggi a Repubblica spiega quali saranno le conseguenze della decisione: «Pensi solo cosa potrebbe avvenire se i migranti trattenuti a bordo della Open Arms, quelli sì per tanti e tanti giorni, si rivolgessero al giudice civile per il risarcimento dei danni, come appunto hanno fatto quelli della Diciotti. Per il governo è davvero un bel problema e le nuove norme che separano il giudicato penale da quello civile di certo non aiutano».
Anche se Salvini è stato finora sempre assolto, sia a Catania che a Palermo in primo grado: «Ma questo non incide. Sono tutti casi assimilabili anche se credo che nel caso della Diciotti così come in quello Open Arms, tenendo i migranti fermi a bordo più di 10 giorni, si esagerò. Ma il pronunciamento della Cassazione civile rischia di avere un impatto devastante».
La sicurezza nazionale
Il giudice spiega anche la sua decisione su Salvini: «C’erano tutta una serie di decreti interministeriali che regolavano prassi operative a cui partecipavano tutti, compresi i vertici delle forze dell’ordine e della Guardia costiera, che consentivano al Viminale di mantenere i migranti a bordo fino a quando l’Europa non avesse preso impegni concreti per il loro ricollocamento. Funzionava così quando al Viminale c’era Salvini ma anche dopo con la Lamorgese. E c’era la partecipazione politica alla decisione di tutte le altri componenti del governo».
(da agenzie)
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