LA STRANA STORIA DIETRO L’INTERCETTAZIONE DI TIZIANO RENZI
IL REATO PER CUI E’ INDAGATO IL PADRE DI MATTEO NON PREVEDE LE INTERCETTAZIONI… LA PROCURA DI ROMA NEGO’ LA RICHIESTA DI ASCOLTO, QUELLA DI NAPOLI INVECE…
C’è una strana storia dietro l’intercettazione della telefonata tra Tiziano e Matteo Renzi. E riguarda le modalità con cui è stato acquisito il permesso di effettuare intercettazioni sul telefono del padre del segretario del Partito Democratico.
Il reato per il quale Tiziano è indagato infatti non prevede l’uso delle intercettazioni ma prima del 2 marzo, quando l’inchiesta su Renzi è già stata trasferita a Roma, i carabinieri del NOE chiedono stesso, in vista dell’interrogatorio, di mettere il suo telefono in ascolto.
La procura di Roma però a quanto pare dice di no sostenendo che non ci sia bisogno del provvedimento.
Allora i carabinieri del NOE chiedono la stessa cosa alla procura di Napoli, che invece dice sì.
Il GIP autorizza ed ecco come è arrivata la telefonata nei brogliacci delle procure.
Una vicenda quantomeno curiosa. E che si va ad intrecciare con quella del capitano Scafarto, di cui oggi si scopre che ha condiviso l’impostazione delle indagini su CONSIP con Woodcock.
E riusciamo a saperlo grazie…a un’intercettazione, non a caso effettuata dopo la comunicazione delle indagini nei confronti del capitano del NOE.
Racconta Francesco Grignetti sulla Stampa:
«L’omissione contestata è una scelta investigativa precisa che ho condiviso anche con Woodcock», dice il capitano del Noe, braccio destro dei pm napoletani. Scafarto si riferisce alla principale delle contestazioni cui deve rispondere, ossia di avere prospettato alla procura di Roma che c’erano degli 007 a seguirli nelle attività di polizia, e non, come ormai era loro chiaro, un cittadino qualsiasi che si era trovato nella strada dove l’imprenditore Alfredo Romeo ha gli uffici e che banalmente cercava parcheggio.
Nell’intercettazione, però, il capitano Scafarto dice molto di più. Viene fuori la paura di finire stritolato in un gioco più grande di lui.
Riferisce di «pagare il conto per tanti». E fa nomi pesanti: il pm John Henry Woodcock, l’ex suo comandante Sergio De Caprio (al secolo Capitano Ultimo, ovvero il mitico ufficiale che arrestò Totò Riina e che nel frattempo è approdato al Noe), il generale dei carabinieri Vincenzo Paticchio (attuale comandante della legione Calabria).
Intanto di intercettazioni di Tiziano Renzi ne viene svelata un’altra.
Sempre tratta da Di padre in figlio di Marco Lillo in uscita oggi.
Risale al 2014 e il padre di Matteo parla un po’ di sè ma anche dei figli. In particolare di uno. “Io ero con Galloni, De Mita, Donat Cattin, sono stato un comunista per i democristiani e un democristiano per i comunisti : l’ho sempre preso nel… cuore. Ma sono felice di questo”, dice, riferendosi alla sua posizione di democristiano in terra di comunisti.
Poi c’è qualche parola per Matteo: “Mio figlio non è detto che duri molto a far politica. Lui fa di tutto per arrivare ma niente per restare. Non è Giulio Andreotti, non ha la sua caratura. Io Andreotti non l’ho mai votato ma di fronte alla sua politica estera bisogna levarsi il cappello”
E infine ce n’è per l’altro figlio che se ne è volato in Svizzera e in Canada per non fare “il fratello di Renzi. Samuele è il migliore di tutti”.
(da “NextQuotidiano”)
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