LA SVOLTA CRITICA DEI MEDIA STRANIERI SUL M5S
RISCHIO EURO, RAPPORTI CON LA RUSSIA DI PUTIN, FAKE NEWS: LE ANALISI DEL FINANCIAL TIMES, DEL GUARDIAN E DI BUZZFEED
C’è un crescente interesse, ma anche una forte, concorde preoccupazione all’estero per quello che è il M5S oggi.
BuzzFeed, New York Times, Cnn (con Christiane Amanpour di fronte a un Di Maio esitante), Guardian, Der Spiegel hanno posto molte domande inevase ai cinque stelle. Come si spiega, per esempio, il richiamo alla partecipazione diretta e una governance integralmente nelle mani di un’azienda privata?
Quanti, e quali siti e pagine e gruppi facebook (e account twitter) gestisce, direttamente o indirettamente, la Casaleggio?
Altri siti sono fonte di ricavi pubblicitari, oltre blog di Grillo?
Perchè il M5S, che anni fa stava con le Pussy Riot, dal 2014 bruscamente vira su Putin?
Quali sono esattamente i rapporti tra il Movimento e gruppi d’interessi del centrodestra, che tornano sempre, dalla storia Raggi-Previti-Sammarco ad altre?
E se il Movimento andasse a Palazzo Chigi, le cose andrebbero male come a Roma?
Il M5S chiederebbe, con modifica costituzionale, un referendum sull’euro?
BuzzFeed il 29 novembre pubblicò un articolo di Alberto Nardelli e Craig Silverman («Movimento cinque stelle leader in Europa nella diffusione di notizie false e propaganda russa») in cui tra l’altro si citava una fonte esclusiva di Google Ads: «Un ex-dipendente del team di Google Ads ha paragonato la rete di siti M5S ai siti di notizie false pro-Trump lanciata da un unico paese della ex-Repubblica iugoslava di Macedonia.
“Il M5S parla molto di trasparenza, ma poi come parte del mio lavoro mi sono reso conto che questi stanno guadagnando molto da questa cosa”, ha detto.
“I dirigenti del partito stanno facendo soldi tramite un aggregatore di notizie false. È come se Trump possedesse i siti macedoni”».
Il New York Times ha dedicato due inchieste di Jason Horowitz alla crescita ma soprattutto alle ombre M5S.
In uno di questi articoli, Marco Canestrari, uno dei fondatori dei meetup, per 4 anni in Casaleggio, ha certificato, mai smentito: «Dipendenti (della Casaleggio associati. ndr.) gestiscono sistematicamente siti italiani che producono notizie distorte o fake news, screditando Renzi e altri avversari del Movimento».
Sul Guardian Stephanie Kirchgaessner ha raccontato la svolta putiniana del M5S, ponendo domande sulla natura di questo rapporto Putin-M5S, con diverse fonti diplomatiche internazionali.
Sul Financial Times James Politi ha scritto di un M5S etichettato come «il principale facilitatore di fake news in Italia, attraverso il blog del suo fondatore Grillo, e un network di siti affiliati al partito». Der Spiegel parla, in un pezzo severo, di «ideali traditi».
Abbiamo cercato questi reporter per capire le ragioni di questa percezione sempre più negativa del Movimento all’estero.
James Politi, capo dell’ufficio del Financial Times a Roma, ci dice: «La crescita del M5S è vista con crescente preoccupazione tra tanti funzionari e investitori internazionali principalmente per la loro promessa di fare un referendum sull’euro, che potrebbe essere fatale all’integrazione europea».
Stephanie Kirchgaessner, corrispondente del Guardian da Roma, pensa ai legami internazionali che collocano il M5S in un universo preciso: «Penso che sia importante guardare al M5S attraverso la lente del mondo post-Brexit e post-Trump in cui ci troviamo. Si tratta di un movimento populista, nuovo, con poca esperienza di governo, ma che è in una forte posizione per influenzare la politica italiana e internazionale». Perciò, dice, bisogna porgli delle domande: «A chi è fedele e chi sono i suoi alleati? È vero che non è nè di destra nè di sinistra come dicono? Penso che non sia così; e quindi il mio lavoro è puntualizzare le contraddizioni quando le vedo».
Quando Jason Horowitz, proprio da ieri capo dell’ufficio del New York Times a Roma, chiese a Davide Casaleggio, tra le altre cose, dei presunti legami con la Russia, ottenne una non risposta: «Oh, per favore!».
Il problema è proprio questo, secondo Nardelli, Europe editor a BuzzFeed : «Nel 2016 c’è stata una crescita globale nell’interesse verso i movimenti anti-establishment. In questo contesto è normale che l’interesse verso il M5S dall’estero si sia rinnovato. Da una curiosità accademica si è passati ad una perplessità diffusa. Da queste inchieste sono emerse una serie di questioni che vengono percepite come anomale, come ad esempio il rapporto tra il partito e un’azienda privata, la governance del partito, e la mancanza di chiarezza in alcune politiche specifiche. Per un partito che parla così tanto di trasparenza sono molte le domande alle quali il M5S non risponde».
Varrà la pena continuare a porle.
Jacopo Iacoboni
(da “La Stampa”)
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