LA TESI DI GIORDANO BRUNO GUERRI NEL NUOVO LIBRO “BENITO”: ‘’GLI ITALIANI ERANO MUSSOLINIANI, NON FASCISTI, PERCHÉ IN LUI SI VOLEVANO IDENTIFICARE, IN UN SUPERUOMO CHE CHIAMAVANO FAMILIARMENTE BENITO. IN ITALIA I FASCISTI FURONO POCHISSIMI, NEANCHE MUSSOLINI LO ERA”
“FU LA DITTATURA ASSOLUTA DI UN UOMO CHE, DOPO AVERE CREATO UN SISTEMA, LO DISATTENDEVA, IMPROVVISAVA, RIPORTAVA TUTTO A SÉ. GRANDE PARTE DEL NOSTRO POPOLO, DEMOCRATICAMENTE, HA CONTINUATO A SPERARE IN UN CAPO SALVIFICO (BERLUSCONI? RENZI? GRILLO? DRAGHI? MELONI?) CHE DI TUTTO SI FACCIA CARICO, TUTTO RISOLVA PER POI ATTRIBUIRCENE IL MERITO, MAI LA RESPONSABILITÀ
Da “Benito. Storia di un italiano” di Giordano Bruno Guerri, Rizzoli editore
Per coloro che lo vissero il fascismo fu molte cose, e tanto diverse: un tempo eroico, una dittatura asfissiante, una parodia all’italiana, un governo qualsiasi (tutti i governi sono malvagi, uno vale l’altro…), un governo forte, l’ignobile politica del capitalismo in crisi, una rivoluzione, una rivoluzione mancata, il baluardo contro il pericolo rosso.
Per lo storico non sono considerazioni o categorie valide. Interpretare il fascismo significa soprattutto restituirgli il massimo grado di senso che ebbe nella società in cui si produsse; tentare di capire perché nacque, come si sviluppò e perché cominciò a declinare fino a scomparire.
Per lo storico che interpreta l’attualità, significa spiegare perché è impossibile che torni, mancando le condizioni che a suo tempo lo avevano fatto nascere, anche se cento anni dopo la marcia su Roma il partito più votato alle elezioni politiche è stato proprio Fratelli d’Italia.
Per dirsi fascisti o antifascisti occorrerebbe sapere cosa fu il fascismo. E, ancora di più, sapere che in Italia i fascisti furono pochissimi, neanche Mussolini lo era, lo abbiamo visto nella storia che abbiamo raccontato.
In pochissimi conoscevano le origini culturali del fascismo, che Giuseppe Bottai e pochi altri intellettuali facevano risalire addirittura alla Rivoluzione francese, che Giovanni Gentile sintetizzava in un culto dello Stato, al di fuori del quale l’individuo è nulla. Figurarsi se gli italiani si sono mai sentiti nulla, al di fuori dello Stato. Figurarsi se avevano, e hanno, davvero voglia di sentirsi un popolo guerriero. Figurarsi che nostalgia hanno della grandezza di Roma, degli stivali, delle marce e della camicia nera.
Popolo neanche troppo conservatore, abbiamo dimostrato di non essere affatto reazionari – con i due referendum su aborto e divorzio – e di essere sempre pronti alle divisioni, piuttosto che all’unione.
Anche all’epoca c’erano diversi fascismi, ma a dominare fu sempre il mussolinismo. Il fascismo ideale di Giovanni Gentile, di Giuseppe Bottai – pur sempre un’inaccettabile dittatura, ma pensante e oligarchica – non si realizzò, il mussolinismo sì. Fu la dittatura assoluta di un uomo che, dopo avere creato un sistema, lo disattendeva, improvvisava, riportava tutto a sé.
Gli italiani erano mussoliniani, non fascisti, perché in lui si volevano identificare, in un superuomo che chiamavano familiarmente Benito.
Per questo motivo, prima di dichiararsi antifascisti, sarebbe bene dichiararsi antimussoliniani, visto che grande parte del nostro popolo – democraticamente, spaventevolmente – ha continuato a sperare in un capo salvifico (Berlusconi? Renzi? Grillo? Draghi? Meloni?) che di tutto si faccia carico, che tutto risolva per poi attribuircene il merito. Mai la responsabilità, sia chiaro.
(da Dagoreport)
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