LACUNE E BUGIE SUL CASO CERCIELLO
IL CARABINIERE VARRIALE E’ SOTTO INCHIESTA DELLA PROCURA MILITARE, PROCEDURE NON RISPETTATE
Emergono nuovi dettagli, e nuove lacune, nelle ricostruzioni dell’omicidio di Cerciello, il vicebrigadiere accoltellato nella notte tra il il 25 e il 26 luglio scorso a Roma dal ventenne americano Finnegan Elder Lee.
Il Messaggero svela come anche Varriale, collega della vittima sia finito sotto inchiesta.
Dalla mancata consegna, per avere lasciato la pistola d’ordinanza nell’armadietto in caserma, alle bugie raccontate a verbale due giorni dopo la morte del collega Mario Rega Cerciello, fino alla maldestra organizzazione dell’operazione.
La procura militare ha aperto un fascicolo e sta accertando eventuali profili di responsabilità di Andrea Varriale. Agli atti del procuratore Antonio Sabino ci sono gli stessi verbali e la medesima documentazione dell’inchiesta penale, dai quali emergono le contraddizioni e gli errori che hanno portato all’omicidio di Cerciello.
Due dettagli rappresentano i punti più oscuri della vicenda: il fatto che i due carabinieri fossero disarmati e il modus operandi dell’operazione in cui è coinvolto anche Sergio Brugiatelli. Quest’ultimo non era infatti una vittima di scippo qualunque, ma un personaggio coinvolto nello spaccio come dimostra anche la telefonata con la centrale del vicebrigadiere ucciso.
A pesare sulla valutazione del procuratore militare sarà anche la bugia di Varriale che, nel primo verbale, sostiene di avere avuto con sè l’arma, salvo poi cambiare versione davanti ai pm e ammettere di non averla.
Una circostanza non da poco, sulla quale sono pronti a muovere battaglia le difese di Finnegan Lee Elder e Christian Natale Hjort: “Un pubblico ufficiale, principale testimone dell’omicidio, ha mentito a verbale e risulta inattendibile”, commenta Roberto Capra, l’avvocato che, insieme a Renato Borzone, rappresenta Lee Elder.
(da “Huffingtonpost”)
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