L’ALLENATORE A PORTE CHIUSE: INIBITI AD ACCEDERE AL CAMPO PER AVER ESPRESSO CRITICHE AL MODULO DI GIOCO
E’ UNA DESTRA “LIBERA” DI NOME MA NON DI FATTO QUELLA CHE NON ACCETTA RILIEVI SU FORMAZIONI SBALLATE… SE POI IL PUBBLICO DISERTA GLI SPALTI PER LA SCARSA QUALITA’ DEL GIOCO SAREBBE MEGLIO PORVI RIMEDIO CON UNA SERENA AUTOCRITICA PIUTTOSTO CHE CASSARE CHI SI ERA PERMESSO DI ANTICIPARE LA DEBACLE
Una delle qualità riconosciute a un buon allenatore è quella di dividere i meriti di una vittoria con i propri atleti e di addossarsi interamente la responsabilità di una sconfitta, analizzandone poi le cause con i propri giocatori nel chiuso dello spogliatoio.
Capita ogni tanto che qualche “mister” preferisca prendersela con i giornalisti che hanno magari evidenziato le lacune tecniche del regista mandato in campo e la scarsa attitudine a “vedere la rete” del presunto bomber.
Non appartenendo alla categoria dei menagramo nè a quella dei “critici del giorno dopo”, bensì a quella di coloro che, al momento della presentazione del nuovo allenatore, avevamo ben memorizzato il metodo di gioco annunciato e a come avrebbe dovuto muoversi in campo la squadra, ci siamo limitati a rilevare che da un gioco che avrebbe dovuto coinvolgere tutti gli uomini messi in campo (concetto di squadra corta) si è passati a lanci lunghi (stile “viva il parroco”) operati per lo più da registi dai piedi sbilenchi o quantomeno a scarpe invertite e spesso a favore di punte che soffrono di artrosi.
Lo abbiamo fatto notare all’allenatore ben prima dell’inizio del campionato e ci saremmo aspettati i relativi aggiustamenti tattici che rendessero la squadra competitiva: spesso il gioco di squadra e il sacrifico di tutti compensa la caratura tecnica inferiore o l’inesperienza dei giovani.
Così non è stato e ora che i nostri rilievi si sono mostrati fondati e il pubblico amareggiato dal “non gioco” sta disertando gli spalti, non crediamo che la soluzione sia vietare, per ritorsione da asilo Mariuccia, l’accesso al campo di allenamento dei giornalisti scomodi, cancellando dai follower i “cattivi” che hanno solo espresso motivate e costruttive critiche nell’interesse della squadra.
Sono le stesse operazioni di “epurazione” di cui qualcuno è rimasto vittima in altre squadre e di cui si è giustamente lamentato alzando il dito per protesta, fino a raccogliere il cartellino rosso di espulsione.
Confidiamo che il buon senso prevalga anche perchè, a forza di estromettere senza mai confrontarsi, si rischia di giocare a spalti deserti.
Neanche in campo neutro per squalifica causa invasione di campo, perchè questo comporterebbe ancora un minimo di vitalità di un mondo che ha perso persino la voglia di scavalcare una rete per contestare.
Delle critiche un allenatore può fare tesoro o fare spallucce, ma del buon senso, come dice Crozza-Razzi, “non credo”.
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