LANCIATO A TODI IL “NUOVO POLO PER L’ITALIA”: CASINI: “NO A SOLUZIONI GIUDIZIARIE, NOI L’ALTERNATIVA”, FINI: “IL VOTO NON CI SPAVENTA”
FINI: “LE ELEZIONI ANTICIPATE UNICO MODO PER FAR USCIRE L’ITALIA DALLA SITUAZIONE DI STALLO IN CUI L’HANNO RIDOTTO”…CASINI: “NON IMPORTA DA DOVE VENIAMO O CHI SARA’ IL LEADER, L’ALTERNATIVA SIAMO NOI”… BOCCHINO: “LA PLURALITA’ E’ LA NOSTRA FORZA E CI ACCOMUNA IL FATTO CHE ANDIAMO TUTTI A DORMIRE ALLE 22”
Il nuovo videomessaggio da “guerra talebana” scende col gelo della sera, sul primo ritiro dei terzopolisti a Todi, in Umbria.
Stop ai lavori, Casini, Rutelli e Lombardo si fermano davanti al video all’ora dei tg.
Non Gianfranco Fini, che lo guarda con attenzione ma dal salotto di casa, abbattuto da un’influenza che gli fa disertare la prima giornata dell’assemblea dei cento parlamentari.
L’impressione univoca che tutti ne traggono è che le elezioni anticipate ormai sono inevitabili, forse imminenti, che il Cavaliere sia sul suo ultimo giro di giostra.
Di questo stavolta si è convinto lo stesso leader di Fli. “Berlusconi ha dichiarato guerra a tutto il resto del mondo: agli avversari politici, alla magistratura, ai giornalisti, alla tv pubblica, tutti nemici, tutti comunisti” è la riflessione amara del presidente della Camera tornato sotto assedio. Determinato a resistere, comunque, perchè “non c’è una sola ragione” che lo induca a fare il passo al quale il Cavaliere e i suoi uomini vorrebbero costringerlo “solo per dirottare l’attenzione” dallo scandalo Ruby.
Sebbene non sia sfuggito all’entourage del presidente il dettaglio dell’assenza di qualsiasi riferimento alle dimissioni di Fini, in quest’ultimo video.
D’altronde, Bossi aveva invitato ad abbassare i toni e Cicchitto aveva dichiarato che il premier “non ha mai chiesto le dimissioni” del presidente della Camera.
Il leader Fli non si illude più di tanto.
E in questo scenario il voto anticipato lo ritiene appunto piuttosto probabile. “Non ci spaventa, se sarà l’unico modo per far uscire il Paese dallo stallo nel quale lo hanno ridotto” è la considerazione che Gianfranco Fini ribadirà stamattina nell’intervento che chiuderà la due giorni di riflessione organizzata da Ferdinando Adornato.
Considerazioni che ieri Casini aveva già fatto proprie. Con una serie di avvertimenti ai naviganti del “Nuovo polo per l’Italia”.
Si chiamerà così, il simbolo provvisorio è un tricolore stilizzato sullo sfondo, pronto a schierarsi compatto alle amministrative di aprile e – ovvio – alle eventuali Politiche.
Il leader Udc parte dalla difesa a spada tratta di Fini: “Presiede in modo impeccabile e la casa di An serve solo per non parlare delle notti di Arcore”.
Detto questo, avvisa la platea di moderati che non può esserci una soluzione giudiziaria: “Guardate che Berlusconi non cadrà per mano dei giudici, ma perchè il suo progetto politico è fallito”.
Archiviata ormai l’alternativa di un governo tecnico, in assenza di dimissioni del premier che non arriveranno mai, resta la prospettiva del voto anticipato. “Non è utile per il Paese ma non ne abbiamo paura”, convinti anzi che riserverà “sorprese e novità “, è la tesi di Casini.
E a quel punto, “spetta a noi l’alternativa di guidare questo Paese, non importa chi sarà il leader e non conta da dove veniamo” dice negando la competition tra lui, Fini e Rutelli.
“La nostra forza è la pluralità di leadership” sostengono anche Italo Bocchino e Adolfo Urso.
“Ma ci accomuna pure il fatto – ironizza il capogruppo di Fli – che andiamo tutti a letto alle 10”.
Il premier, secondo Rutelli che parlerà oggi, “ha paura di noi”.
Ma è proprio Berlusconi e l’eco dei suoi scandali a fare da sfondo a ogni intervento.
Guzzanti e La Malfa, Lanzillotta e Tabacci.
C’è Raffaele Lombardo che ritiene a questo punto “auspicabile un’allenza col Pd” come nella sua Sicilia.
Casini frena, pur sostenendo che nel dopo Berlusconi occorrerà una governo di larghe intese, in cui anche il Pd dovrà assumersi le sue responsabilità .
Dice che “Berlusconi non ha più alcuna voglia di governare è oggettivamente indifendibile”.
Quindi si abbandona a un mea culpa: “Nel ’94 abbiamo creduto che potesse esserci un percorso attorno a Berlusconi. Vedevamo le anomalie, i conflitti d’interesse, sperando che il tempo attenuasse queste anomalie, invece si sono moltiplicate drammaticamente. Oggi siamo diventati la repubblica del videomessaggio”.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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