L’AQUILA UN ANNO DOPO: CHI INFANGA E CHI CERCA DI SFANGARE
IL MESSAGGIO DEL PREMIER ACCOLTO DA FISCHI: C’E’ CHI VUOLE INFANGARE O SOLO USCIRE DALL’IMBROGLIO DELLA RICOSTRUZIONE?.. SU 52.000 FUORI CASA, SOLO 15.000 SISTEMATI NELLE C.A.S.E., 5.000 SONO ANCORA IN ALBERGO E 27.000 SI SONO DOVUTI ARRANGIARE DA SOLI….E IL PDL ALL’AQUILA CITTA’ E’ STATO SCONFITTO DAL PD
Titola oggi il quotidiano “Libero”, in occasione dell’anniversario del tragico terremoto dell’Aquila: “Gli sciacalli speculano sull’Aquila”.
Si riferisce alle polemiche che sono nate nelle ultime settimane sui criteri seguiti nella gestione dell’evento e sulla promessa ricostruzione non ancora avviata. Essendo stati tra i primi in assoluto e sicuramente l’unico sito di area di destra ad avanzare critiche sull’operato del governo fin da subito, ci siamo letti attentamente le tre-pagine-tre che il quotidiano dedica all’analisi del post-terremoto e ci siamo trovati di fronte a palesi falsità di certi titoli, smentiti peraltro nei testi degli articoli stessi.
Segno evidente della discrasia tra chi volutamente enfatizza nei titoli concetti privi di verità , in contraddizione coi dati reali che poi emergono leggendo il testo dell’articolo stesso.
Lungi da noi da noi definire “sciacalli” costoro, gradiremmo però che facessero altrettanto.
Si legge su “Libero” che gli abitanti rimasti senza casa ammontano a 52.328 e che sono stati tutti sistemati: è una balla colossale.
E dati ufficiali alla mano vi spieghiamo il perchè: 5.000 sono ancora ospitati negli alberghi della costa, a 90 chilometri dalla città , meno di 15.000 sono riusciti a ottenere uno dei nuovi alloggi antisismici del “progeto C.a.s.e.”, 1.600 vivono nelle casette di legno, alias moduli abitati provvisori, 800 sono ospiti delle caserme e ben 27.000 hanno scelto una “sistemazione autonoma”, acquistando a proprie spese una casa prefabbricata in legno o andando ad abitare presso amici e parenti.
Altri ancora sono andati a stare in case ad affitto calmierato.
Un quadro ben diverso da quelo che era stato prospettato: ovvero che al 31 dicembre tutti e 52.328 sarebbero stati sistemati grazie al progetto Ca.s.e. . Emerge un’altrà verità , da noi denunciata già in autunno: oltre il 50% dei terremotati si è dovuto arrangiare da solo e a proprie spese e delle C.a.s.e. ha potuto usufruire solo il 25% dei terremotati e pure in grande ritardo.
In soldoni si è voluto speculare sull’effetto mediatico che sarebbe stato garantito dalle case antisismiche, a danno delle casette in legno che, se ordinate a tempo debito, avrebbero permesso a tutti gli aquilani di rimanere in città .
Si è ancora voluto speculare sul’effetto G8 all’Aquila per avere uno spot mondiale, bloccando di fatto sia il ritiro delle macerie che una bozza di ricostruzione.
Quasi nessuno è potuto rientrare nella case parzialmente inagibili in quanto anche i lavori sono fermi per mancanza delle “linee guida” di indirizzo, attese da oltre un anno.
In compenso sono state permesse speculazioni vergognose: le Ca.s.e. sono costate a metro quadro almeno il doppio del loro prezzo di mercato, sono nati ponteggi milionari ovunque, anche per case da abbattere, senza il popolo delle carriole il governo non avrebbe ancora dato il via al ritiro delle macerie, altro business non da poco, hanno partecipato ai lavori aziende inquisite per il crollo, la ricostruzione non è mai iniziata.
E ancora: 800 aquilani hanno chiesto il cambio di residenza, convinti ormai che l’Aquila risorgerà in tempi lunghissimi, le aree non fabbricabili sono aumentate del 300%, quelle fabbricabili che prima costavano 40 euro al mq ora costano 130 euro al mq.
L’unico commercio che rende è quello dei costruttori delle casette in legno che hanno messo uffici in loco e a cui ormai molti aquilani si rivolgono per avere una casa in tempi brevi.
Nel centro storico molti vorrebbero sistemare la propria casa, ma mancano ancora le linee guida per preparare i progetti e il governo nicchia.
E tutto rimane com’è.
Si tratta di sciacallaggio denunciare questi errori e pubblicizzare questi dati?
O essi non sono che il frutto di aver voluto fare solo un grande spot su una gestione normale di un terremoto senza alcun miracolo, salvo quello di chi ha vendute le C.a.s.e. a un prezzo doppio di quello di mercato?
La differenza tra la gestione del terremoto in Umbria e quello dell’Aquila sta solo nei differenti moduli abitativi scelti, considerando in ogni caso che sempre provvisori sono e che all’Aquila riguardano solo il 25% della popolazione.
Non a caso i cittadini dell’Aquila che avrebbero dovuto dare il 99% dei voti al governo se la realtà fosse stata quella prospettata dagli spot, alla fine hanno pure dato il voto all’opposizione (60% a 40%) .
Segno che Padre Pio non era passato da quelle parti.
Inutile lamentarsi ora dei fischi di ieri sera al messaggio del premier, prima o poi il bluff doveva venire a galla.
Come quello degli 8 miliardi per la ricostruzione: stanziati sì, ma nell’arco dei prossimi 20 anni.
Qui nessuno specula come gli sciacalli, ma evitate di prendere per i fondelli il prossimo se non volete poi sentire le giuste lamentele.
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