L’ASSE MATTARELLA-CONTE-TRIA PER NEUTRALIZZARE UN GOVERNO DI SQUILIBRATI
UNA LINEA MAGINOT CONTRO LE FANFARONATE DEI DUE VICEPREMIER CHE DOVRANNO RIMANGIARSI LE PROMESSE IRREALIZZABILI
Tra le anime morte del pactum sceleris Trota-Spelacchio, tra i basilischi della burocrazia e tra il generone arrembante giallo-verde, tutti dediti a fiutare spasmodicamente gli olezzi che promanano dai colli romani, si registra con angoscia un fenomeno inatteso.
Mentre il proscenio del pollaio mediatico è dominato dal galletto padano e Giggino cerca di intuire come si aprono le e-mail, il potere che conta si va aggregando e modellando quatto quatto sul triangolo Mattarella-Conte-Tria.
I tre hanno compreso di essere stati catapultati in una gabbia di squilibrati, in balia di dinamiche incontrollabili.
Per venirne fuori senza danni irreparabili occorre dispiegare tutta l’astuzia della serpe che solo lunghi anni di subdole stilettate nei corridoi e congiure nei sottoscala bui dell’Accademia italiana possono conferire ed affinare.
Sino a superare in perfidia quella dei politici adusi alle compravendite di consenso incistati nei gangli del potere.
Figurarsi quella di due spiantati, senza esperienza di mondo, dediti a beccarsi sui social, che sgomitano credendo di contare qualcosa.
Quindi — come narra oggi il retroscena di Verderami sul Corriere — Tria, che adunghia i cordoni della borsa e può bucare i palloncini gonfi di promesse elettorali, si immunizza contro la Sindrome di Stoccolma con duplice mossa da consumato boiardo: astenendosi dagli incontri con i colleghi di gabinetto e inscenando un elaborato minuetto con Conte.
Secondo sussurri e grida di Palazzo, Di Maio e Salvini si incontrano con Conte, che poi informa Tria, il quale valuta e affida la risposta a Conte che infine riferisce ai suoi due vice (apparentemente senza ridere).
Insomma a via XX settembre sulle decisioni chiave, sui numeri e soprattutto sulle nomine si adotta una strategia che coniuga la Tela di Penelope con la scelta di Bertoldo sull’albero a cui farsi impiccare.
Quanto sia davvero solido il triangolo e quanto efficace la strategia, lo verificheremo a settembre, quando partirà la giostra parlamentare della Legge di Stabilità .
Se Mattarella, Conte e Tria opporranno una Maginot di realismo alle fanfaronate, i cacicchi che sentono in poppa il vento del 4 marzo, dovranno, a cresta bassa, confessare alle moltitudini turlupinate che la flat tax o il reddito di cittadinanza erano la patetica messa in scena di un’accozzaglia balorda.
(da “NextQuotidiano”)
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