L’ASSOCIAZIONE NAZIONALE DEI MAGISTRATI DELLA CORTE DEI CONTI HA SCRITTO UNA LETTERA APERTA A MELONI PER CONTESTARE LA RIFORMA CHE RIGUARDA I GIUDICI CONTABILI: “COSÌ SI PREPARANO SCENARI DI ILLEGALITÀ DIFFUSA E DI INEFFICIENZA”
LE NUOVE NORME, SECONDO I MAGISTRATI, SMANTELLERANNO IL SISTEMA DI CONTROLLI SU SPRECHI E AMMINISTRATORI INFEDELI
Cara Meloni, così non va: questa riforma danneggia il Paese, mina la figura del giudice come garante della corretta gestione dei fondi pubblici, lede i diritti dei cittadini. Firmato: l’Associazione nazionale dei magistrati della Corte dei conti.
È una forma di protesta tanto irrituale quanto trasparente, la pagina pubblicitaria firmata dall’Amcc che oggi i lettori potranno scorrere su Repubblica e sulle sue piattaforme online . Il lungo appello, condiviso dalla presidente dell’Amcc Paola Briguori con giunta e associazione, è indirizzata direttamente alla premier (anche nella forma più gradita a Giorgia: “Signor presidente del Consiglio”) e avverte: così si preparano «scenari di illegalità diffusa e di inefficienza».
E arriva proprio nel giorno in cui approda in aula – oggi pomeriggio, alla Camera – il disegno di legge della destra, firmato Foti, con la volontà di ottenere il primo sì entro Pasqua. L’obiettivo è anche rinnovare il mega scudo erariale per i politici, ormai in scadenza il 30 aprile, per le opere Pnrr.
«Signor presidente, se ci rivolgiamo a lei pubblicamente è nella convinzione che sia nostro dovere fare ogni tentativo per evitare che scelte poco meditate possano danneggiare le istituzioni». La riforma, a dar retta agli argomentati rilievi di magistrati e giuristi, finirebbe per smantellare il sistema di controlli su sprechi e amministratori infedeli e a indebolire i poteri di inchiesta, riducendo drasticamente il risarcimento del danno. Con le nuove norme, in sintesi, si restituisce – nel migliore dei casi – solo fino al 30 per cento.
«Una riforma necessaria, che finalmente abbatte la paura della firma», ha sempre spiegato la destra. Ma spicca un dettaglio sospetto, infilato nella notte durante l’ok all’esame nelle commissioni: è l’emendamento Montaruli (FdI) che rende retroattiva la norma sulla presunzione rafforzata della “buona fede” per i politici, così come lo “sconto” del 70 per cento sul danno erariale. Due “regali” per tanti, nei giudizi pendenti in tutta Italia. In più, è prevista anche una forma assicurativa.
«L’irragionevole e indistinta limitazione della responsabilità di amministratori e funzionari, ma anche di privati che gestiscono risorse pubbliche, svilisce la funzione giurisdizionale» e solleva, per i magistrati, anche possibili conflitti con l’Europa «per le risorse che da essa provengono».
I giudici vedono un rischio più ampio: disincentivare l’etica pubblica. «L’introduzione di tetti irrisori alla risarcibilità del danno innescherà processi di deresponsabilizzazione di chi gestisce le risorse». Sotto accusa il nuovo sistema di controlli preventivi e pareri. Perché prefigurano, scrivono ancora, «possibili forme di cogestione che sono incompatibili con l’indipendenza dei giudici e non auspicabili» per lo Stato. Così si compromette «ogni standard di buona amministrazione, con possibili scenari di illegalità diffusa e inefficienza ».
«Abbiamo scelto questa forma di confronto leale perché a nessuna delle nostre preoccupazioni è arrivata ancora una risposta. Ma restiamo fiduciosi nella possibilità di un dialogo aperto. Con questa riforma tramonta la figura del giudice garante su una sana gestione delle risorse pubbliche», spiega Briguori a Repubblica . Quindi, chiude la lettera a Meloni, «le chiediamo, con urgenza un incontro chiarificatore. Nel superiore interesse del Paese».
(da agenzie)
Leave a Reply