LE BALLE DI RENZI E I FINTI TAGLI DELLA FARNESINA: SOPPRESSE SEDI INESISTENTI
ANNUNCIATA LA CHIUSURA DI 4 AMBASCIATE E DI SEZIONI DISTACCATE: MA NON ERANO MAI STATE APERTE O NON ERANO PIÙ ATTIVE DA ANNI
Magie della politica degli annunci.
Venerdì la Farnesina ha soppresso quattro sedi diplomatiche: ma erano già state chiuse da anni, o addirittura non erano mai esistite.
Nell’ambito dell’annunciata spending review da 108 milioni di euro del ministro degli Esteri, Federica Mogherini, il Consiglio dei ministri ha deliberato la chiusura delle ambasciate italiane a Reykjavik (in Islanda) e a Nouakchott (in Mauritania).
Peccato che queste sedi non solo non siano attive, ma non siano mai esistite.
Per i servizi di ambasciata in Islanda l’Italia si appoggia infatti alla sede di Oslo. Stesso discorso per la Mauritania, che fa affidamento al Senegal.
In entrambi i Paesi non esiste nè è mai esistito uno di quegli ambasciatori con stipendi a cinque zeri che il ministro ha promesso di ridimensionare.
Nei due Paesi l’Italia è rappresentata da semplici consoli onorari il cui contributo spese (a rigor di legge non si può nemmeno chiamare stipendio) alla Farnesina costa la miseria di quattrocento euro lordi al mese.
Si tratta infatti di figure meramente simboliche che si limitano a ricevere la posta diplomatica e a svolgere qualche compito di rappresentanza.
Chi accetta questa onorificenza infatti non lo fa per soldi, ma per ottenere un passaporto diplomatico.
La Farnesina ammette che “le due ambasciate in Islanda e Mauritania non esistono fisicamente, ma erano state istituite per decreto e comportavano degli oneri di bilancio”.
Una situazione simile si scopre scorrendo la lista degli Istituti italiani di Cultura all’estero soppressi.
Nel provvedimento approvato venerdì si legge che sono state soppresse le sedi di Grenoble e Innsbruck.
Ottima notizia, peccato però che risalga a tre anni fa: basta andare sulla pagina Facebook dell’Istituto nella città francese per scoprire che l’ultimo post è datato settembre 2011.
Sul social network viene reclamizzata perfino la festa per la chiusura.
Ad annunciare la prematura scomparsa (tre anni prima della soppressione da parte di Mogherini) dell’istituto in Austria è lo stesso ministero degli Esteri, che — sul sito dell’ambasciata a Vienna — recita: “A seguito della cessazione delle attività dell’Istituto Italiano di Cultura di Innsbruck, la competenza territoriale è stata assunta da Vienna”.
Nello stesso documento il governo ha soppresso anche le ambasciate di Santo Domingo (Repubblica Dominicana) e Honduras, ma il risparmio è solo parziale perchè verranno mantenuti due posti diplomatici.
Il documento prevede inoltre la cancellazione degli Istituti italiani di cultura a Lussemburgo e a Salonnico, di quattro sedi distaccate e di 22 tra consolati e sportelli consolari.
In totale la razionalizzazione dovrebbe portare a un risparmio di 11 milioni di euro. Sempre che, tra soppressioni fasulle e ambasciate fantomatiche, i funzionari del ministero non abbiano nascosto nelle pieghe del documento qualche altra sorpresa.
Anche sul fronte del taglio alle retribuzioni, annunciate ma ancora da formalizzare in un documento, non mancano le perplessità .
Stando alle linee guida presentate dal ministro le indennità Ise (quelle di missione all’estero) dovrebbero essere abbattute.
Oggi questo benefit costituisce i tre quarti dell’assegno mensile che finisce nei conti correnti dei diplomatici all’estero, anche perchè lo stipendio vero e proprio, quando si lavora fuori dall’Italia, viene sensibilmente ridotto.
Stando alle linee guida fornite dal ministro, questi due fattori saranno invertiti.
Se da un lato quindi i diplomatici vedranno decurtato l’astronomica indennità (spesso nell’ordine dei 15 mila euro al mese), dall’altra riceveranno per intero lo stipendio da 180 mila euro l’anno.
Un regalo che compensa i tagli finchè si è in servizio. Ma, se fosse confermato questo impianto, quando i diplomatici andranno in pensione si ritroveranno con un assegno mensile ancora più lauto di quello che percepiscono oggi: l’aumento di stipendio, a differenza dell’indennità , finanzierà anche i contributi pensionistici.
I diplomatici, anche quando cadono, cadono in piedi.
Alessio Schiesari e Thomas Mackinson
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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