LE CENE DI LOTTI E VERDINI: IL NUOVO PATTO DEL NAZARENO E’ SERVITO
LA STRATEGIA DELL’EX PLENIPOTENZIARIO: DOPO LE REGIONALI IL LIBERI TUTTI AL SERVIZIO DI RENZI
La focaccia sul tavolo è quasi finita. Pure gli antipasti della casa. Il vino scorre a fiumi. Al tavolo accanto c’è una cena dei giovani turchi.
Entra Verdini, sigaretta buttata sull’uscio e si siede vicino a Luca Lotti. Parlano fitto fitto, nessuno si scandalizza, tra i commensali.
È martedì, ristorante del centro, Laganà , che di nome fa Mimmo, calabrese, amato dai democristiani nella prima Repubblica, a due passi da via della Scrofa.
Denis è un habituè del martedì, nel senso che il martedì spesso raggiunge “il Lotti”, un habituè pure lui, assieme alla Nazionale parlamentari: Fanucci, Manciulli, Gioacchino Alfano, nazionale bipartisan.
E Lotti, forte coi piedi e pure con la forchetta: “Onorevole, che vi porto dopo gli antipasti?”. Lotti prende un secondo: “Carne”. Denis appare sereno.
È stato il giorno dello “strappo” del documento: “Con Berlusconi — dice Verdini – voglio un chiarimento vero”.
Il giorno dopo (giovedì) il chiarimento sarà assai poco definitivo (leggi qui): ognuno sulle sue posizioni, se ne riparlerà la prossima settimana.
La minaccia è sempre quella scissione servita a tavola, la sera prima, il lunedì. Manovre e cene, il binomio è inscindibile, come sesso e potere.
Alle 20,30 (di lunedì) arrivano puntuali tutti quelli che avrebbero firmato il documento pro-riforme, al Girarrosto, il ristorante toscano di via Sicilia.
Sala appartata: “Votiamo sì – è il coro — e se Berlusconi non capisce andiamo avanti coi gruppi autonomi”.
Solo quando arriva la telefonata di Berlusconi, arriva la frenata. L’ex premier è in vivavoce e chiede un atto di unità il giorno di Ruby.
Si dicono d’accordo D’Alessandro, Abrignani e Santanchè, Ravetto e Parisi, Mottola e Faenzi, Squeri e Catanoso, Lainati e Fontana, Sarro e Martinelli. I presenti accettano di compiere il gesto di affetto.
Ma stavolta Verdini ha smesso di fare il mediatore. È furioso con quelli che circondano Berlusconi.
A Berlusconi il plenipotenziario ha pure portato un fascicolo con tutti gli articoli “ispirati” dal cerchio magico contro di lui. È l’ora del veleno. Che a corte scorre come il vino a tavola.
Pure il cerchio magico ha sua black list di giornalisti. Il confronto con Berlusconi è teso, ricapitoliamo: è Verdini che chiede la presenza di Gianni Letta e Fedele Confalonieri. È Verdini che chiede, in caso di accordo, un documento scritto, come si fa con gli accordi politici seri.
Fino alle regionali sarà tregua armata. Con la minaccia dei gruppi che resta. E tanti appuntamenti a cena.
Lo sanno anche a palazzo Chigi. E sanno anche che Verdini alle regionali starà fermo. E lo sa anche Berlusconi: “Denis — racconta una gola profonda – gli ha detto che in questi casini non vuole entrare. I casini sono la situazione creata da quelli che chiama strateghi da quattro soldi”.
Ecco il casino: Salvini, in Toscana e Liguria non tratta sui suoi candidati ed è pronto a correre da solo; in Veneto Forza Italia appoggerà Zaia, ma Salvini presenterà lo stesso liste in Campania, dove Forza Italia sostiene Caldoro con Ncd (al momento).
Insomma, la strategia delle alleanze è stata gestita senza ratio e in modo subalterno. Nel corso dell’incontro a palazzo Grazioli più volte Berlusconi ha chiesto a Verdini un “aiuto” sulle regionali, per mettere ordine nelle liste e salvare il salvabile.
Ma il suo (ex) plenipotenziario ha confidato che rimarrà fuori dalla partita. E si prepara, per dopo le regionali, alla battaglia finale.
Perchè lo scontro vero è su Renzi. Berlusconi ha spiegato a Verdini che se si fanno le riforme è possibile andare al voto col Consultellum.
O anche: non andare al voto ma avere una legge elettorale che non sia per Renzi un bazooka puntato sugli avversari. Per Verdini è una “follia”: a quel punto — è il suo ragionamento – nascono ovunque gruppi di “stabilizzatori” della legislatura pur di evitare di andare a casa e perdere il vitalizio.
Tra i gruppi, secondo Denis, tra i grillini la “disperazione” è forte e in parecchi sono pronti a votare (con Renzi) il Mattarellum.
Dice uno dei commensali di Verdini: “Aspettiamo le regionali, ma il punto vero è la Campania. Noi perderemo ovunque, tranne forse che in Veneto dove vincerà Salvini e non noi. Dunque noi diamo un segnale di esistenza sono se vinciamo in Campania”. Altrimenti è finita.
E in Campania i verdiani hanno già dato il segnale. Il documento era firmato da Gigino Cesaro e da Sarro, due che le elezioni possono fartele perdere se non accendono i motori.
Rimandare il chiarimento significa aspettare le macerie. Per poi marciarci sopra o giustificare il “liberi tutti”.
Unica certezza: Verdini ha scelto Renzi. Le fiches ormai le punta più su palazzo Chigi, non su Berlusconi.
(da “Huffingtonpost“)
Leave a Reply