LE DONNE ITALIANE GUADAGNANO IL 15% IN MENO DEGLI UOMINI
L’ITALIA AL PENULTIMO POSTO IN EUROPA IN MATERIA DI LAVORO FEMMINILE… A 100 LAVORATORI FANNO RISCONTRO SOLO 75 LAVORATRICI… APPENA IL 30% OCCUPA POSIZIONI MANAGERIALI
L’eccezione alla regola è il settore della moda, l’unico in cui le donne superano gli uomini come numero di occupati, il 72% per l’esattezza. Il resto dei settori viaggia in senso opposto, a tal punto da posizionare l’Italia al penultimo posto nella classifica dei Paesi europei in materia di lavoro femminile.
A 100 lavoratori uomini fanno da contraltare solo 75 lavoratrici, mentre in Finlandia sono 97, in Danimarca 96, in Inghilterra e Francia 88. Sta peggio di noi solo la Grecia, con 72.
E’ quanto emerge da uno studio di Adp, multinazionale americana quotata al Nyse che si occupa ogni mese del pagamento di 600mila stipendi.
Il suo amministratore, Fabien Breget, ha studiato il divario tra occupazione maschile e femminile, una differenza non solo quantitativa, ma che si rivela anche nelle retribuzioni.
A parità di livello professionale, infatti, gli uomini hanno una retribuzione media superiore del 15%. In Italia oggi le donne sono 30 milioni, solo 9 lavorano e due su tre risiedono al Nord.
Il divario si accentua nei ruoli: solo il 30% delle lavoratrici occupa posizioni manageriali.
L’effetto Mercegaglia, presidente di Confindustria, appare un po’ difficile.
A parere di Adp, da noi prevale ancora una mentalità preistorica e il problema non può certo essere affrontato a colpi di quote rose perchè non potrà mai essere un provvedimento legislativo a cambiare una situazione che ha profonde radici culturali.
Il fatto che la donna rimane incinta e si assenta è ormai usato come un alibi.
Secondo gli esperti, le garanzie a tutela delle donne non mancano, il problema è che le aziende non sono favorite nell’assorbire le situazioni che si creano in una carriera femminile.
Se ci fosse un’agevolazione fiscale sul part-time, questa modalità sarebbe utilizzata molto di più.
Il part time oggi è dequalificato, si concede il part time ma si pago meno di un full time, in proporzione.
Da qui deriva la diversa retribuzione tra uomo e donna e il fatto che le carriere femminili o sono rallentate o diventano una scelta esclusiva rispetto alla famiglia.
Viene fatto l’esempio di una banca olandese che ha assunto una ragazza rimasta incinta una settimana prima di iniziare il lavoro. La banca non ha fatto nessun passo indietro sul contratto, cosa che in Italia non sarebbe successo.
Nella Francia di Sarkozy si cerca invece di conciliare carriera e maternità e ci sono politiche molto più favorevoli alla famiglia.
La maggior parte delle donne torna al lavoro a tre mesi dal parto perchè c’è un efficiente sistema di assistenza.
Asili nido che costano poco e con posti sufficienti a soddisfare la domanda. Per non parlare di una tassazione basata sul numero di persone in famiglia.
Iniziative e provvedimenti che vedono il nostro Paese fanalino di coda in termini non solo imprenditoriali, ma sociali e culturali, su cui vanno operati interventi radicali e condivisi.
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