LE FIGARO: “RENZI E’ ANCORA SENATORE, IN ITALIA C’E’ UN PROBLEMA ETICO”
“LE SUE ATTIVITA’ NEGLI ALTRI PAESI SI FANNO DOPO IL MANDATO, NON DURANTE”
“Per fare il giro del mondo, Renzi dovrebbe almeno aspettare di essere fuori dalla politica”. Alicia Romay, corrispondente da Roma per il dorso spagnolo di Huffington Post, sintetizza il pensiero di molti colleghi della stampa estera, impegnati a raccontare l’ennesima anomalia italiana sul conflitto d’interessi.
Un tempo c’era Silvio Berlusconi, oggi ecco Matteo Renzi, che nonostante l’impegno da senatore ha avviato una florida attività da conferenziere e uomo d’affari per conto di imprenditori e persino Stati stranieri, come nel caso dell’Arabia Saudita. Circostanza che meraviglia molti giornalisti stranieri.
Valèrie Segond è corrispondente per Le Figaro, forse il più noto quotidiano francese: “Renzi è ancora senatore, mi sembra chiaro che ci sia un problema etico che riguarda la deontologia degli eletti. Normalmente queste attività si fanno dopo il mandato, non durante”.
Segond ci racconta che in Francia hanno affrontato spesso casi simili, tanto che nel 2014 il Senato si è dotato di un codice di autoregolamentazione per stabilire un limite alle attività private degli eletti, che possono essere sottoposte al vaglio di una commissione di deontologia.
Stando a una norma approvata nel 2018, i senatori “svolgono il mandato liberi da qualsiasi rapporto di dipendenza nei confronti di interessi privati o potenze straniere”. Anche se poi alcune zone d’ombra restano: “L’ex primo ministro Jean-Pierre Raffarin – ricorda Segond – per anni è stato sostenitore di una politica di dialogo con la Cina. Poi, appena terminati gli incarichi politici, è entrato nel board di una società che lavora in Cina. Questo può portare i cittadini a sospettare che ci fosse già prima un conflitto di interessi”.
Dietro le mosse di Renzi c’è poi un tema di investimento sul proprio futuro. Ne è convinto Peter Lowue, che scrive per l’importante testata svedese Dagens Nyheter: “Visto che non ha grande consenso, forse ha scelto di prendere altre strade ed emergere un poco nel dibattito pubblico”. Ma se il senatore è pagato dall’Italia e da un altro governo straniero, di chi farà gli interessi? “Forse di tutti e due, quando è possibile. Ma per la verità non ho capito bene fino in fondo la sua strategia”.
Dario Menor Torres, corrispondente per diverse testate spagnole (El Correo, Diario Sur) ammette che il problema è soprattutto la vicinanza al regno saudita: “Non vedo tanto il problema se Renzi si occupa di aiutare alcune aziende, come nel caso della società di car sharing Delimobil. Ma quando Renzi incontra Bin Salman allora c’è quantomeno una questione estetica, diciamo così, al di là del fatto che violi una legge oppure no. Ricordiamo che Bin Salman è accusato di essere coinvolto nell’omicidio di Khashoggi”.
E di certo, dice Menor Torres, “è giusto che i giornali possano pubblicare i pagamenti ricevuti da Renzi”, perché “su questo non può appellarsi alla privacy”.
La già citata Ramoy ne fa anche una questione psicologica: “La disperazione di alcuni politici quando perdono la poltrona è così enorme che fanno tutto ciò che riescono per guadagnare soldi e, in più, ottenere attenzione mediatica”.
Michaela Namuth, corrispondente tedesca in Italia dal 1994 (tra gli altri Die Tageszeitung, W&V, Weltreporter), richiama invece quel peccato originale che l’Italia si porta dietro da decenni: “Mi sembra che anche quella di Renzi sia una questione di leggi più che opinioni. Fin dai tempi di Berlusconi, non è mai stata approvata dal Parlamento italiano una norma più severa ed efficace per contrastare il conflitto di interessi dei politici. E forse è proprio questo il problema”. Così da arrivare, con una norma, dove non arriva il criterio di opportunità dell’interessato.
(da Il Fatto Quotidiano)
Leave a Reply