LE LEZIONI DEL CASO ROCCARASO: 1) NESSUN VUOLE I TURISTI CIABATTONI: SONO DIVENTATI TUTTI PICCOLI BRIATORE. VOGLIONO VEDERE I “DINDINI”: SE SPENDI, BENE, ALTRIMENTI FORA DAI BALL
2) IL POPOLINO FA INORRIDIRE: I “CAFONI”, CARI A SILONE, NON SE LI VUOLE SCIROPPARE NESSUNO: A LORO NON PENSA LA POLITICA, FIGURIAMOCI SE PUÒ ACCOLLARSELI UN OSTE ABRUZZESE… 3) NELLA VICENDA SI FONDE CLASSISMO PICCOLO-BORGHESE, UN SENTIMENTO ANTI-NAPOLETANO E SPREZZO DEI DISGRAZIATI … 4) OGNI CETO HA I SUOI INFLUENCER… MORALE: HAI CAPITO, OH MISERABILE, CHE CI VAI A FARE A ROCCARASO? MA NON È MEGLIO UNA BELLA PIZZA A MERGELLINA?
Cosa ci insegna il caso Roccaraso, improvvisamente riempita da migliaia di turisti napoletani, spronati da alcuni tiktoker partenopei e allettati da offerte iper-discount delle agenzie di viaggi? Politici, commercianti e ristoratori della località sciistica abruzzese hanno parlato di “invasione”. Neanche fossero arrivati gli unni, gli ostrogoti o i barbari di Attila.
Certo, un paese da 1.500 abitanti non poteva essere attrezzato per accogliere 12mila persone in un fine settimana. E infatti il comune si è ritrovato nel caos: piste intasate, strade bloccate, rifiuti ovunque. La fiumana di turisti campani “mordi e fuggi” ha solleticato critiche legittime dei residenti, qualche esondazione anti-partenopea (come gli striscioni esposti allo stadio Olimpico “Roccaraso, tappati il naso”), un po’ di classismo anti-popolino, condivisibili perplessità sul ruolo dei tiktoker-pifferai capaci di movimentare folle con una facilità inquietante.
Riepilogando:
1) Nessun vuole i turisti ciabattoni. Chi porta il panino da casa, chi non puo’ permettersi un pranzo stellato, finisce nella ridotta degli straccioni appestati. Che ce sei venuto a fa’? Un visitatore è ben accetto solo se portatore sano di Visa gold. Munifici bonifici, sennò scio! Dalle Alpi alla Sicilia, passando per l’Abruzzo montano, sono diventati tutti piccoli Briatore. Vogliono vedere i “dindini”: se spendi, bene, altrimenti fora dai ball.
2) Il popolino, quello che una volta si chiamava proletariato, dà ontologicamente fastidio. Fa inorridire. Una reazione epidermica. Prima che etica, è una questione estetica. I poveri sono brutti, sporchi e cattivi, per definizione. Ignazio Silone tratteggiò con la cura di un etnografo i cafoni di Fontamara, ora quegli stessi cafoni sarebbe meglio se restassero lontano dai radar. Che sgradevoli, signora mia! Non se li vuole sciroppare nessuno: a loro non pensa la politica, figuriamoci se può accollarseli l’oste di Roccaraso.
Nel descrivere le “invasioni” della località sciistica d’Abruzzo si sono mescolati classismo piccolo-borghese e sprezzo dei ceti meno colti, meno abbienti, meno trendy. Un evergreen già ammirato, magistralmente, nell’articolo di Alain Elkann, pubblicato su “Repubblica” il 23 luglio 2023: il giornalista doveva andare a Foggia e si ritrovò, in treno, con dei ragazzi un po’ rumorosi che non esitò a definire “lanzichenecchi”. Elkann marcò la distanza tra sé e quei giovani. Della serie: ma questi “bavbavi”, detto con la r moscia, qui, chi li ha fatti entrare?
3) In Italia il disprezzo per i napoletani gode di ottima salute. Quando ci sono di mezzo i partenopei, si scatena una spremuta di livore eccezionale. Verrebbe da dire “discriminazione territoriale” ma qui nessuno viene dalla montagna del sapone: i napoletani se la vanno a cercare, orgogliosamente. Sfrontatamente. Non brillano certo per sobrietà, understatement, discrezione. Offrono il fianco, a volte anche in modo sfacciato, a chi li immagina ricoperti dalla lava Vesuvio. Negli stadi si canta: “Lavali col fuoco, o Vesuvio, lavali col fuoco”. Insomma sparare a zero sul cafoncello piace sempre, se è napoletano di più.
4) Ogni ceto ha il suo sottaceto, e pure i suoi punti di riferimento. L’influencer-macchietta Rita De Crescenzo può far sorridere o indignare, a seconda della puzza sotto il naso. Ma è la perfetta espressione del suo mondo di riferimento. Come scrive Letizia Pezzali su “Domani”: “Parliamo di influencer che si rivolgono a chi i soldi non ce li ha. Proprio così, ci sono gli influencer dei poveri e quelli dei ricchi.
Il tema, se scavi un po’, è la classe sociale”. Se migliaia di napoletani hanno seguito i consigli di Rita De Crescenzo, fiondandosi a Roccaraso, è perché si rivedono in lei. E’ una “del popolo”. Non è l’influencer patinata che mostra la sua “vita smeralda” a Dubai e magari fa qualche marchetta post-prandiale. La De Crescenzo che smuove le folle è considerata alla stregua di un pericolo sociale. E’ meglio una Chiara Ferragni che pubblicizza un pandoro o delle uova di Pasqua in nome di una beneficienza piuttosto opaca?
5) Se povero sei, povero devi schioppare. Molti dei napoletani arrivati a Roccaraso non avevano mai visto la neve. Ripeto: mai vista. Ma come, direte: possibile che non abbiano mai messo le ciaspole per passeggiare a Cortina? Come spiega “Domani”: “La montagna come esperienza esclusiva è un argomento profondo e annoso che attraversa la nostra cultura Lo sci è associato a un turismo di fascia medio-alta, sia per i costi, sia per l’immagine”.
“In questo senso – prosegue l’articolo – ‘l’invasione di Roccaraso’ mostra le disuguaglianze, anche se naturalmente non c’è nessuna rivoluzione in atto: non è che le persone siano andate in massa in montagna per fare un sit-in di protesta contro il sistema, la tensione emerge dai fatti. Chi ha meno soldi non intende rinunciare a una giornata sulla neve, perché la neve è bella e piace, come il mare, e perché forse si è stufi di guardare i ricchi e i famosi che fanno cose che tu non puoi fare. Datemi un motivo per cui i poveri dovrebbero rinunciare a una gita in montagna”. Insomma i poveri hanno “osato” mettere piede dove l’Isee non li avrebbe voluti. E questo ha fatto arricciare il naso ai più: i disgraziati devono stare al loro posto sennò dove andiamo a finire, signora mia.
Nella poesia “’A livella”, Totò faceva così sbottare il “Marchese signore di Rovigo e di Belluno” verso il netturbino Gennaro Esposito: “La casta è casta e va, sì, rispettata, ma voi perdeste il senso e la misura; la vostra salma andava, sì, inumata, ma seppellita nella spazzatura! Ancora oltre sopportar non posso la vostra vicinanza puzzolente. Fa d’uopo, quindi, che cerchiate un fosso tra i vostri pari, tra la vostra gente”.
Hai capito, oh miserabile, che ci vai a fare a Roccaraso? Ma non è meglio una bella pizza a Mergellina?
(da Dagoreport)
Leave a Reply