LE “NOTTI BOCCACCESCHE” DI BERLUSCONI E LE PROSTITUTE
LA SENTENZA DELL’AVVOCATO CASTELLANETA RICOSTRUISCE GLI INCONTRI PROCURATI DA TARANTINI: “SCONCERTANTE QUADRO DI VITA PRIVATA”
Non erano “cene eleganti”. E Berlusconi lo sapeva bene.
Tra il 2008 e il 2009, a Palazzo Grazioli e villa La Certosa in Sardegna — scrive il giudice Ambrogio Marrone nelle sue motivazioni — si svolgevano “nottate boccaccesche” che coinvolgevano 30 ragazze.
Erano gli anni in cui imperversava Gianpi Tarantini, ben istruito sui gusti di Berlusconi, da Sabina Beganovic, definita la “Tarantini in gonnella”.
“L’ambiente nel quale si svolge la vicenda — annota il gup — non è certo quello delle case chiuse: i fatti si svolgono in ambienti lussuosi, senza alcuna costrizione per le ragazze”.
Il giudice parla di “sconcertante quadro della vita privata” dell’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Descrive una “fiorente attività di esercizio della prostituzione”.
Il giudice analizza il “materiale probatorio nel contenuto di oscenità e bassezza” e scrive: “Tarantini dimostra di aver costituito una specie di ‘agenzia di servizi’, in cui le prestatrici d’opera, dietro pagamento di un corrispettivo in denaro… forniscono servizi consistenti in prestazioni sessuali”.
E soprattutto sottolinea: “Tali utilità vengono elargite di solito dallo stesso Berlusconi, quasi sempre poco prima che queste vadano via dalle sue dimore, il giorno dopo l’incontro ‘ravvicinato’ a scopo sessuale, avvenuto di notte con le ragazze di turno”.
Segno che Berlusconi — non indagato in questo processo — era ben consapevole, al contrario di quanto ha sempre sostenuto, che si trattava di donne da pagare in cambio di prestazioni sessuali. E infatti, Berlusconi, è indagato a Bari per aver indotto Tarantini a mentire su questo punto.
Le 187 pagine della sentenza firmata dal giudice Marrone riguardano soltanto l’avvocato pugliese Salvatore Castellaneta, condannato, con rito abbreviato, per sfruttamento della prostituzione a un anno di reclusione.
Castellaneta è stato assolto dal reato associativo perchè “partecipava solo occasionalmente alle iniziative di Tarantini” e, per il suo difensore, l’avvocato Michele Laforgia, questo dimostra che “Castellaneta era estraneo al sistema ideato da Tarantini per conquistare i favori di Berlusconi”. Lo stesso processo — con il rito ordinario — vede imputati per induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, i fratelli Gianpi e Claudio Tarantini, Massimiliano Verdoscia, Peter Faraone, Sabina Beganovic, e le attrici Letizia Filippi e Francesca Lana.
Il giudice assesta dei colpi anche all’accusa. In almeno due passi della sentenza.
Parla di “danno alle indagini” quando il pm Giuseppe Scelsi ordinò una “incauta perquisizione” a danno di Tarantini, “nel maggio 2009, in relazione ad altre indagini per reati contro la Pubblica amministrazione”.
Da quel momento, infatti, gli imputati furono molto più accorti nelle conversazioni poichè capirono di essere sotto indagine.
E poi annota che “il fidato autista e factotum” di Gianpi, Dino Mastromarco, “inopinatamente non risulta tra gli imputati”.
Per il resto, la sentenza è una carrellata sulla “sconcertante vita privata” di Berlusconi.
A casa Berlusconi, Gianpi si muove ormai da padrone. Una sera Tarantini passa il telefono a Barbara Montereale, che dice a Berlusconi: “Pronto Presidente? Noi la stiamo aspettando”. Surreale la risposta dell’ex premier: “E dove siete?”. “Siamo già a tavola”, risponde Montereale. E Berlusconi: “Da me?”. “Sì! Manca solo lei…”. “Sto arrivando”, conclude Berlusconi.
E se Gianpi utilizzava le donne per conquistare Berlusconi, l’ex premier “utilizzava” i “vecchietti” Carlo Rossella e Fabrizio Del Noce “per fornire alle ragazze lo stimolo a partecipare alla cena” perchè “così le ragazze sentono che c’è qualcuno che ha il potere di farle lavorare”.
“Le ragazze si dividevano in due categorie ben distinte: quelle, cosiddette ‘facili’, cioè disponibili a concedere prestazioni sessuali (a pagamento o dietro altra utilità ) e quelle che facevano da cornice all’evento, considerate ‘di immagine’”.
L’obiettivo di Tarantini — sfumato quello di candidarsi alle elezioni europee — è chiudere affari con le società targate Finmeccanica. Ed è per questo che porta donne disponibili al premier cercando di ingraziarselo: in un’occasione Tarantini “dimostrava di saper trarre il massimo vantaggio anche dalle situazioni apparentemente a lui sfavorevoli, proponendo a Berlusconi di volare tutti insieme sull’aereo presidenziale, dicendo che le ragazze (che aveva reclutato) abitavano a Milano e facendo credere che lui aveva un impegno di lavoro in città l’indomani mattina”.
Ossequioso all’invito berlusconiano — “la patonza deve girare” — Gianpi saggia personalmente la capacità amatoria delle donne che porta dall’ex premier.
Come nel caso di Grazia Capone, che gli viene presentata dall’avvocato Castellaneta: “Ma tromba?”, chiede Gianpi a Castellaneta, che gli risponde: “E certo!”.
“Tarantini — scrive il giudice — chiede a Castellaneta di poter prima “collaudare” la ragazza. “Me la posso trombare io prima oggi pomeriggio…”.
“E va bè oggi? — risponde Castellaneta -… Trombatela domani scusa!”.
Antonio Massari
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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