LE PESANTI ACCUSE A GINA CETRONE: ARRESTATA LA COORDINATRICE DEL LAZIO DI “CAMBIAMO PER TOTI” ED EX ESPONENTE DI FRATELLI D’ITALIA
L’UTILIZZO DI CLAN MAFIOSO PER RISCUOTERE CREDITI E MONOPOLIZZARE LE AFFISSIONI
La coordinatrice del Lazio di “Cambiamo! Con Toti” è stata arrestata. I poliziotti della Squadra Mobile di Latina hanno arrestato Gina Cetrone, già consigliere regionale del Pdl e lo scorso anno coordinatrice per il Lazio del partito “Cambiamo! con Toti”, e altre quattro persone, con l’accusa, a vario titolo, di estorsione, atti di illecita concorrenza e violenza privata, con l’aggravante del metodo mafioso.
I fatti si riferiscono al periodo maggio-giugno 2016.
Nei confronti di Gina Cetrone e degli altri quattro (Armando detto Lalla’, Gianluca e Samuele Di Silvio e poi Umberto Pagliaroli), il gip di Roma Antonella Minunni ha disposto la misura cautelare del carcere.
La storia è collegata ad Agostino Riccardo, il pentito della “mafia sinti” che ha racconta in tribunale gli aiuti elettorali dei clan a FdI e Lega a Latina. Cetrone era in Fratelli d’Italia. Oltre a Gina Cetrone, ex consigliere regionale, sono finiti in manette Armando, Gianluca e Samuele Di Silvio e Umberto Pagliaroli. I fatti risalgono alla primavere del 2016
Agostino Riccardo, ex esponente del clan dei Di Silvio (imparentati con i Casamonica), arrestato nel 2018 nell’ambito dell’inchiesta Alba Pontina sulla mafia sinti di Latina, aveva raccontato — secondo quanto ricostruito da L’Espresso — che 500 voti provenienti dalla curva del Latina Calcio erano stati “dirottati”- su richiesta dell’allora patron Pasquale Maietta — sull’ex PdL e ora senatore di Fratelli d’Italia Nicola Calandrini. Quei voti, secondo la ricostruzione del pentito, sarebbero dovuti andare a Gina Cetrone ma Maietta decise di spostarli su Calandrini.
Secondo l’accusa nell’aprile del 2016, Cetrone Gina e Pagliaroli Umberto, quali creditori nei confronti di un imprenditore di origini abruzzesi, in relazione a pregresse forniture di vetro effettuate dalla societa’ Vetritalia SRL, societò a loro riconducibile, richiedevano l’intervento di Di Silvio Samuele, Di Silvio Gianluca e Riccardo Agostino per la riscossione del credito in questione, previa autorizzazione di Di Silvio Armando detto “Lallà ”, capo dell’associazione di stampo mafioso a lui riconducibile.
Nello specifico, Gina Cetrone e Umberto Pagliaroli dopo avere convocato il predetto imprenditore presso la loro abitazione, gli richiedevano il pagamento immediato della somma dovuta, impedendogli di andare via a bordo della sua macchina.
In tale contesto, Cetrone e Pagliaroli lo costringevano ad attendere Riccardo Agostino, Di Silvio Samuele e Di Silvio Gianluca, i quali, una volta giunti, lo minacciavano, prospettando implicitamente conseguenze e ritorsioni violente nei confronti della sua persona o dei suoi beni. In tal modo, gli stessi costringevano l’imprenditore a recarsi il giorno dopo in banca, sotto la stretta sorveglianza di Riccardo Agostino, Di Silvio Samuele, Di Silvio Gianluca e Pagliaroli Umberto che lo attendevano fuori dall’istituto bancario, e ad effettuare un bonifico di 15.000 euro a favore della società Vetritalia SRL, nonchè a consegnare a loro “per il disturbo” la somma di 600 euro.
Nel medesimo contesto investigativo, era possibile riscontrare alcuni illeciti connessi a competizioni elettorali nella provincia di Latina.
In dettaglio, Riccardo Agostino e Pugliese Renato, proprio su determinazione di Cetrone Gina e Pagliaroli Umberto, costringevano addetti al servizio di affissione dei manifesti elettorali di altri candidati alle elezioni comunali di Terracina del Giugno 2016, ad omettere la copertura dei manifesti della candidata Gina Cetrone, costringendoli ad affiggere i propri manifesti solo in spazi e luoghi determinati, in modo che i manifesti di quest’ultima fossero più visibili degli altri, conclude la Questura di Latina.
Dalle indagini che hanno portato in carcere Gina Cetrone, arrestata insieme ad altre quattro persone, sono emersi anche presunti illeciti connessi alle elezioni elettorali nella provincia di Latina.
Secondo quanto ricostruito dalle indagini della Squadra Mobile di Latina, coordinate dalla Dda di Roma diretta dal procuratore facente funzioni Michele Prestipino, Agostino Riccardo e Renato Pugliese, proprio su indicazione della Cetrone e del marito, avrebbero costretto addetti al servizio di affissione dei manifesti elettorali di altri candidati alle elezioni comunali di Terracina del giugno 2016 ad omettere la copertura dei manifesti della stessa Cetrone costringendoli ad affiggere i propri manifesti solo in spazi e luoghi determinati in modo che i suoi manifesti fossero più visibili.
L’ex consigliere regionale Pdl e il marito, come riportato nell’ordinanza, avevano allacciato un accordo con il clan Di Silvio che, in cambio di un contributo di 25mila euro, si sarebbe attivato affinchè la candidatura della donna a sindaco di Terracina (con la lista ‘Sì, cambia’) avesse il massimo della visibilità alle elezioni.
Visibilità da ottenere “tramite affissione anche abusiva” dei manifesti elettorali di Cetrone “a scapito di quelli degli altri candidati”. Nel provvedimento cautelare si fa riferimento all’episodio di violenza messo in atto ai danni di addetti al servizio di affissione. “Fateve il lavoro vostro e noi ci famo il nostro… non mi coprite Gina Cetrone sennò succede un casino”, è la frase di Riccardo Agostino, poi collaboratore di giustizia, confermata in un interrogatorio del 16 luglio 2018.
(da “NextQuotidiano”)
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