L’ENNESIMO BLUFF DELLA MELONA SI CHIAMA UCRAINA: IL SUO SOSTEGNO E’ SOLO UN RIDANCIANO ”CONFORTO VOCALE” COL SOLITO CONTORNO DI SMORFIE E OCCHIONI SBATTUTI
LA PROVA? A BERLINO, OGGI, SI SONO RIUNITI I LEADER CHE DECIDONO DAVVERO LA STRATEGIA EUROPEA PER SOSTENERE CON ARMI E MEZZI L’UCRAINA: IL FRANCESE MACRON, IL TEDESCO SCHOLZ E IL POLACCO TUSK. E L’ITALIA? NON RIUSCENDO A TRASFORMARE IL BLA-BLA DELLA MELONA NÉ IN SOLDI NÉ IN ARMI, NON CONTA UN CAZZO E STA A CASA
Passano i giorni e il grande bluff di Giorgia Meloni si allarga sempre. Oggi è stata davvero una giornataccia a Palazzo Chigi.
Prima l’ennesimo articolo di “Politico.eu” sul “camaleontismo” della Ducetta. Poi, la povera Reginetta der Colle Oppio, che sogna di diventare la “Maggie Thatcher” per Trump (come ha scritto Politico), ha dovuto assistere impotente alla riunione del cosiddetto “Triangolo di Weimar” sull’Ucraina.
A Berlino, infatti, si sono riuniti i leader che decidono davvero, a livello europeo, la strategia del continente per sostenere Kiev: il tedesco Olaf Scholz, cancelliere della prima potenza dell’Ue, la Germania, Emmanuel Macron, presidente dell’unica potenza nucleare dell’Unione, la Francia, e Donald Tusk, premier della Polonia, Stato che confina con la Russia, nonché il Paese europeo che più ha aiutato Zelensky nei due anni di invasione (sia con il supporto diretto di armi e munizioni, sia accogliendo quasi 2 milioni di rifugiati).
Il vertice è arrivato il giorno dopo le nuove dichiarazioni di Macron, che in un’intervista ha ventilato – di nuovo – la possibilità di inviare truppe francesi in Ucraina.
Macron ovviamente, non sognava l’escalation con Putin. Piuttosto aveva bisogno di stabilire ancora una volta la sua leadership in Europa (Scholz è sempre più debole in patria).
Non solo: Macron aveva bisogno di “strappare” per arrivare al tavolo con Scholz e Tusk con la pistola sul tavolo. Il senso del ragionamento del galletto francese è: “L’Europa non può più stare ad aspettare.
E così ha ottenuto la creazione di una “coalizione per le armi a lungo raggio”, annunciata dai tre leader in conferenza stampa: “Oggi abbiamo concordato una serie di priorità, tra cui l’immediato approvvigionamento di un numero ancora maggiore di armi per l’Ucraina sull’intero mercato mondiale”.
E la Melona? È rimasta a Roma a cianciare del fantomatico e vaporoso Piano Mattei. La Ducetta non ha voce in capitolo perché il contributo dell’Italia nella crisi ucraina è considerato da tutti pari a zero.
La Polonia di Tusk si sta riarmando a tutta forza: nel 2024 la spesa per la Difesa raggiungerà il 4% del Pil, mentre l’Italia nel 2023 è ferma all’1,46%, un dato previsto addirittura in calo per i prossimi anni (1,43% nel 2024, 1,45% nel 2025) e sotto alla quota del 2%, richiesta dalla Nato, che non può raggiungere perché le casse sono vuote.
La Thatcher della Garbatella non ha soldi da spendere, né armi da spedire, e si deve accontentare di un sostegno “vocale”, fatto di viaggi a Kiev con Fazzolari e Scurti al seguito, photo opportunity, abbracci e bacetti. Ma se in Italia può intortare qualcuno con le articolesse di Sechi e Sallusti, in Europa il bluff è ormai chiaro a tutti…
(da Dagoreport)
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