LETTA PRONTO ALLA SFIDA: “CHI ROMPE NON POTRA’ NASCONDERSI”
I PONTIERI TENTANO IN EXTREMIS DI ALLUNGARE I TEMPI DELLA GIUNTA
I ministri del Pdl possono dimettersi in blocco. Berlusconi può fare il discorso della vita, da condannato, annunciando fuoco e fiamme.
Enrico Letta si aspetta tutto questo. «Il nodo arriverà . Non c’è da fidarsi delle giravolte del Cavaliere, non credo alla linea ragionevole ».
L’importante, dicono a Palazzo Chigi, è non farsi trovare impreparati.
Perciò alle minacce si risponde con la “minaccia” di portare la crisi in Parlamento.
«Ho ottenuto la fiducia dalle Camere e se ci sarà uno strappo chiederò una nuova fiducia a Montecitorio e Palazzo Madama – ha spiegato il premier ai suoi interlocutori – . Non mi dimetto, qualsiasi cosa succeda: ritiri, dimissioni, parole di sfida. Tutto avverrà in Parlamento». Così, sarà trasparente che Berlusconi fa saltare le larghe intese per la sua vicenda giudiziaria. Così, i parlamentari saranno messi di fronte a una scelta netta.
E potrebbe nascere un Letta bis, con qualche fuoriuscita del Pdl e qualche voto “responsabile”.
Questa è la road map del premier di fronte al passaggio della decadenza di Berlusconi. Mancano pochi giorni al 9 settembre, data della prima riunione della Giunta del Senato.
La dichiarazione “moderata” del leader Pdl non cambia nulla nella strategia del presidente del Consiglio.
Letta è ormai convinto di aver tolto di mezzo l’argomento del “governo del salvacondotto”.
O della larghe intese come progetto di lungo periodo. «E’ sempre stato così. Ma qualcuno soffiava sul fuoco. Alla festa di Genova però ho sentito che il popolo del Pd capisce cosa vogliamo fare».
Quindi, ha le mani più libere. Aver preparato il terreno su cui può svilupparsi la crisi è un risultato che Palazzo Chigi pensa di aver messo in tasca.
Ma la crisi segnerebbe comunque un passo falso.
«Lo so, il livello di tensione è altissimo. Non posso garantire sui ministri del Pdl, non riesco a immaginare come si comporterebbero di fronte a un diktat di Berlusconi. E non voglio entrare nelle dinamiche del centrodestra».
Spera però si sia definitivamente compreso che «uno scambio tra la sopravvivenza dell’esecutivo e la decadenza di Berlusconi non esiste, non è possibile». Che lo abbiano capito a destra e a sinistra.
I contatti con le colombe del Pdl sono continui.
Il ministro dei Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini fa un check up quotidiano agli umori del Pdl. Non basta, è ovvio.
Tutto può precipitare se l’uomo di Arcore schiocca le dita. L’unica difesa dall’offensiva berlusconiana è quella di un passaggio parlamentare solenne.
Senza scorciatoie, senza farsi intimidire. E’ una linea di condotta che ha il pieno sostegno di Giorgio Napolitano.
«In fondo, è tutto molto semplice – spiega Franceschini – . Non si accettano ricatti e ci si affida al Parlamento. Lì si vedrà chi vuole interrompere un percorso di governo che tra mille difficoltà ha raggiunto alcuni obiettivi»
In questo schema, se non ci fossero soluzioni alternative al voto, appare chiaro che Letta si presenterebbe agli elettori come candidato premier del centrosinistra.
E Guglielmo Epifani, in caso di elezioni in autunno, rimarrebbe alla guida del Partito democratico.
Uno scenario che non fa i conti con Matteo Renzi, ma Letta è sicuro che non si aprirebbe una crepa nel Pd e con il sindaco di Firenze si possono trovare le soluzioni.
A sentire Epifani, il Pd, nella giunta del Senato, concederà a Berlusconi i tempi normali per esercitare la sua difesa. «Senza forzature e senza slittamenti».
Gli uffici del gruppo parlamentare guidato da Luigi Zanda hanno calcolato che il voto della commissione potrebbe arrivare alla fine di settembre.
Epifani conferma il rifiuto di trattative: «Non ci sono margini, come dice Letta. E non capisco come il Pdl possa creare una situazione di instabilità con la guerra in Siria alle porte. Che non ci coinvolge direttamente ma riguarda anche noi».
Questo non significa che una parte del Pd non continui a cercare di capire come evitare strappi che investano l’esecutivo.
Venerdì sera il ministro Gaetano Quagliariello e Luciano Violante si sono a lungo parlati a margine di un convegno a Saint Vincent. C’è ancora chi pensa a un leggero allungamento dei tempi in grado, sostanzialmente, di affidare alla Corte d’appello di Milano la scelta sul Cavaliere: quando il tribunale deciderà la nuova pena accessoria dell’interdizione, il voto del Senato diverrà secondario.
«Ma il nodo arriva», ripetono a Palazzo Chigi. Non cambierà il corso degli eventi qualche giorno concesso al leader del Pdl.
Goffredo De Marchis
(da “La Repubblica“)
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