LETTA VUOLE CHE IL NUOVO SEGRETARIO DEM SIA ELETTO ENTRO GENNAIO, PRIMA DEL VOTO IN LOMBARDIA E NEL LAZIO
DOPO LA DISCESA IN CAMPO DI ELLY SCHLEIN, ANCHE IL SINDACO DI FIRENZE NARDELLA SI FA AVANTI
Elly Schlein ha dato la prima scossa a un Pd che continua a rimestare l’acqua nel mortaio e che scende nei sondaggi. Per Enrico Letta la sfida di Schlein per la segreteria è benvenuta. Ma il segretario non nasconde la sua preoccupazione, perché il rilancio del partito è tutto da costruire. Letta, che non aveva voluto abbandonare la barca dem nella tempesta dopo la sconfitta del 25 settembre, crede sia necessaria una accelerazione verso il congresso.
Sabato prossimo, il 19, il “parlamentino” dei mille delegati del Pd si riunirà online e voterà la nuova road map: entro Natale i nomi di chi corre per la segreteria dovranno essere presentati, poi un mese di discussione nei circoli e il voto nei gazebo a fine gennaio, al massimo a inizio febbraio. Subito parte la fase costituente, la cosiddetta “chiamata”, il dibattito allargato ai non iscritti, a cui aderiscono la sinistra di Roberto Speranza, Schlein, movimenti, i centristi di Demos, quell’arcipelago di giovani organizzati dall’eurodeputato Brando Benifei in “Coraggio Pd”. Per fine gennaio il Pd dovrebbe avere eletto con le primarie il nuovo segretario e cominciare a correre.
Nicola Zingaretti, ex segretario (che si dimise contro un partito che pensava «solo alle poltrone») e governatore uscente del Lazio, dà a sua volta uno scrollone: «Non mi piace l’aria che si respira nel Pd, non possiamo solo aspettare il congresso. C’è un gruppo dirigente che potrebbe spiegare agli italiani chi siamo, dobbiamo creare più giustizia per le persone, il pianeta e le imprese», dice a “Mezz’ ora più” su Rai3. C’è da organizzare l’opposizione e alle Regionali del 2023 non vanno fatti regali alla destra. Nel Lazio, al voto in febbraio, il centrosinistra rischia una débâcle. Ancora più ingarbugliata la situazione lombarda, dove Renzi e Calenda tentano i Dem con la candidatura di Letizia Moratti, già respinta al mittente da Letta.
Sul Lazio il giudizio di Zingaretti contro il leader grillino Giuseppe Conte, che ha strappato l’alleanza, è durissimo: «Questa idea per cui siccome c’è una linea nazionale dobbiamo distruggere tutto nei territori è folle. È un errore che la destra non fa mai: prima degli interessi di partito c’è l’interesse nazionale». La direzione del Pd del Lazio domani dovrebbe decidere di puntare sull’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato (sostenuto anche dal Terzo Polo), però addio campo largo.
Maggiori sono i problemi in Lombardia, dove il Pd è spaccato. Ma la carta a sorpresa potrebbe essere Pier-Francesco Majorino, europarlamentare del Pd, esponente della sinistra, che si è detto pronto a correre per la Regione, così come Pierfrancesco Maran, assessore dem di Milano. Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori invita a fare le primarie: «Io sono più vicino a Maran».
Intanto per la leadership del Pd gli sfidanti scaldano i motori. Il sindaco di Firenze Dario Nardella presentando ieri il suo libro “La città universale” ha annunciato una convention di amministratori a Roma il 26 novembre, dove potrebbe lanciare la sua candidatura con lo slogan “Protagonisti nel congresso”. Stefano Bonaccini, il governatore dell’Emilia Romagna, è il candidato super favorito e dovrebbe sciogliere a ore la riserva, compattando l’area riformista ma tra i malumori della sinistra che invece apprezza Schlein, anche se l’ex ministro Andrea Orlando resta dubbioso.
In corsa c’è già Paola De Micheli, ex ministra. Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, è partito con un tour in Italia prima di decidere. E Brando Benifei è il nome degli under 40 del Pd che puntano al ricambio generazionale.
(da La Repubblica)
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