L’EX COMMISSARIO UE AL COMMERCIO, PASCAL LAMY: “L’IDEA DI PROTEGGERE I LAVORATORI AMERICANI CON I DAZI È UNA CREDENZA VOODOO, UNA COSA DA STREGONI. MA PENSO CHE TRUMP CI CREDA DAVVERO”
“NESSUN ECONOMISTA SERIO PUÒ PENSARLO. IL PUNTO È CHE GLI AMERICANI CONSUMANO MOLTO PIÙ DI QUANTO PRODUCANO, AL CONTRARIO DEI CINESI. E NON HANNO ALCUN PROBLEMA A FINANZIARE IL LORO DEFICIT COMMERCIALE PERCHÉ HANNO IL DOLLARO. FUNZIONA COSÌ DA 50 ANNI”
«La globalizzazione non si fermerà, il capitalismo troverà degli aggiustamenti e chi non fa più affari negli Stati Uniti li farà altrove. Il commercio è come l’acqua, trova sempre il modo di scorrere. E ad approfittarne potrebbe essere l’Europa», dice Pascal Lamy, che sull’argomento ha qualche esperienza: 78 anni, commissario europeo al Commercio (1999-2004), poi direttore generale dell’Organizzazione mondiale del commercio (2005-2013), oggi coordinatore dei think tank Jacques Delors di Parigi, Berlino e Bruxelles.
Che cosa pensa delle mosse di Trump?
«Trump è un tale genio della comunicazione che ha infiammato tutto».
Lo definisce genio della comunicazione, non genio dell’economia.
«No, da quel punto di vista si tratta di decisioni totalmente insensate. Trump pone un non-problema per il quale offre non-soluzioni».
Perché la visione di Trump è sbagliata?
«Il deficit commerciale americano non dipende dal fatto che l’America è depredata da furfanti. Nessun economista serio può pensarlo. Il punto è che gli americani consumano molto più di quanto producano, al contrario dei cinesi. E non hanno alcun problema a finanziare il loro deficit commerciale perché hanno il dollaro. Funziona così da 50 anni».
E l’idea di proteggere i lavoratori americani?
«L’idea di riuscire a farlo con i dazi è una credenza voodoo, una cosa da
stregoni, una follia. Ma penso che Trump ci creda davvero».
E la marcia indietro? Tutto calcolato, come adesso cercano di raccontare a Washington?
«Macché. Dopo l’annuncio dei dazi, c’erano due scuole di pensiero: secondo la prima, Trump stava facendo una rivoluzione, creando un nuovo mondo che tutti eravamo chiamati a immaginare e affrontare. In base alla seconda scuola, invece, quella realista alla quale appartengo, quei dazi erano talmente insensati che la realtà avrebbe finito con il prendere il sopravvento».
Il ritorno alla realtà è arrivato prima del previsto?
«Sì, ma non sono state le Borse, il punto sono i tassi di interesse a lungo termine. Le obbligazioni di Stato a 10, 20, 30 anni. Un segno che il credito americano è colpito, e questo credo sia un dato durevole. E non mi sorprenderebbe se i cinesi avessero contribuito a fare alzare volutamente i tassi, a costo di perdere un po’ di soldi».
(da Corriere della Sera)
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