L’EX PROCURATORE SPATARO SUL CASO ONG-PROCURA DI TRAPANI: “CI SONO ANOMALIE IN QUELLE INTERCETTAZIONI E NEI GIUDIZI DELLA POLIZIA, ORA IL PM DIA SPIEGAZIONI”
“LE INFORMATIVE DOVEVANO RIMANDARLE INDIETRO”
“Non è normale che la polizia giudiziaria chieda al pm di emettere misure cautelari e interdittive, come è successo a Trapani nell’indagine sulle ong. Quando accadeva a me, le rimandavo indietro. E non è neanche normale che gli investigatori scrivano giudizi e opinioni nelle loro carte”.
Armando Spataro di informative e intercettazioni ne ha viste e lette tante in 43 anni di carriera da magistrato.
Tuttavia, l’ex procuratore di Torino fatica a ricordare una sequela di anomalie come quella che sta emergendo a proposito dell’inchiesta trapanese, dove sono indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina gli attivisti di Jugen Rettet, Save The Children e Medici Senza Frontiere.
Cosa la colpisce di più?
“Il deposito di trascrizioni di conversazioni varie di avvocati e giornalisti, redatte dalla polizia giudiziaria, fatto apparentemente senza un vaglio approfondito della rilevanza e della utilizzabilità delle stesse”.
Ci può essere una spiegazione plausibile?
“Le mie affermazioni scontano un deficit di conoscenza degli atti del processo di Trapani ma, sulla base delle sole notizie giornalistiche, escluderei ipotesi di misteri e complotti. Spetta al pm impartire direttive alla polizia giudiziaria. Se non è stato fatto, tocca ai magistrati spiegarlo”.
La Federazione nazionale della stampa sospetta che sia un modo per scoprire le fonti dei cronisti che si occupano di immigrazione. Cosa ne pensa?
“In presenza di determinati presupposti, come ad esempio raccogliere elementi di prova per individuare i responsabili di reati gravi, è possibile ascoltare anche le conversazioni dei giornalisti. Ma non certo per il fine di scoprire la fonte delle loro notizie. E sarebbe inaccettabile occultare questo scopo illlegittimo con motivazioni apparentemente corrette. Comunque, stento a credere che questo fosse il fine delle intercettazioni di cui parliamo”.
Negli atti sono finite anche intercettazioni tra indagati e avvocati, che la legge vieta. Può inficiare l’inchiesta?
“No, si può determinare soltanto l’inutilizzabilità assoluta di conversazioni di questo tipo, non certo l’azzeramento della inchiesta”.
Gli inquirenti hanno ascoltato e riportato le conversazioni di un parlamentare, l’ex senatore del Pd Luigi Manconi, mentre interloquiva al telefono con l’indagato Don Zerai. Si può fare?
“La disciplina è complessa. Se si vuole intercettare un parlamentare, il Gip deve chiedere l’autorizzazione alla camera di appartenenza. Se intercettando un cittadino qualsiasi, anche non indagato, vengono ascoltate per caso conversazioni di un parlamentare rilevanti a suo carico, anche in questo caso si deve chiedere analoga autorizzazione. Resta una terza ipotesi: intercettando un cittadino si registrano casualmente conversazioni con parlamentari, ma l’intercettazione appare rilevante ed utilizzabile solo nei confronti del primo: in tal caso, non servono autorizzazioni. Va da sé, comunque, che qualsiasi conversazione manifestamente irrilevante, tra chiunque intercorsa, non può rimanere agli atti di un processo”.
Nell’informativa finale della Polizia e della Guardia Costiera, consegnata ai pm, ci sono valutazioni sull’operato degli attivisti che assomigliano a giudizi di merito di tipo ideologico.
“Sì, lì ho letti su Repubblica. Non ritengo possibile che la polizia giudiziaria si diffonda in valutazioni e giudizi nelle proprie informative che devono, invece, contenere solo descrizione dei fatti. Purtroppo prassi del genere non sono rare e ciò non può che rimandare all’effettività del ruolo di direzione della polizia giudiziaria che il nostro ordinamento attribuisce all’autorità giudiziaria: sono le procure che devono vigilare sull’operato della polizia”
Nella stessa informativa, gli investigatori chiedono ai pm, quattro anni dopo i fatti, misure cautelari e interdittive per le ong
“In questo caso, sono ancora più categorico nella risposta: no, non è normale! E in più di un’occasione, io ho restituito informative contenenti simili richieste alla polizia giudiziaria che le aveva redatte. Personalmente, ho imparato molto dalla polizia giudiziaria, ma la simbiosi investigativa deve essere virtuosa: la polizia accerta i fatti, i pm ne operano la prima valutazione. Richieste di misure cautelari da parte della polizia giudiziaria potrebbero persino generare dubbi e strumentalizzazioni sull’effettiva indipendenza dell’autorità requirente, avallando l’idea di un pubblico ministero che agisce sotto la guida della polizia giudiziaria”
Da Procuratore capo come ha affrontato la questione?
“Già prima della legge Orlando del 2017 in tema di tutela della privacy e delle successive modifiche della legge Bonafede, il codice di procedura prevedeva il doveroso intervento di pm e giudici per eliminare dagli atti le conversazioni irrilevanti o inutilizzabili per legge. La prassi diffuse degli uffici giudiziari però non erano – e spesso ancora non sono – in linea con questi principi. Io emisi una direttiva, peraltro simile a quelle di altri Procuratori, in cui disponevo che i miei pm si facessero sempre carico del dovere di depositare solamente le registrazioni correttamente effettuate, avviando dinanzi al giudice la procedura di trascrizione di queste ultime e di stralcio di quelle manifestamente irrilevanti e di cui fosse vietata l’utilizzazione: un dovere a mio avviso assoluto anche a tutela dei dati sensibili secondo il Codice della Privacy”.
Qualcuno, a suo tempo, la definì legge bavaglio. Il tema intercettazioni è, da sempre, delicatissimo.
“E io spero anche che la vicenda di Trapani induca alcuni giornalisti che avevano sparato ad alzo zero contro la riforma Orlando, parlando appunto di legge bavaglio, a rivedere le loro convinzioni in tema di doveroso rispetto della privacy”.
(da agenzie)
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