L’IDEONA DEL TAGLIO A TEMPO DELL’IVA: COME FUNZIONA E PERCHE’ POTREBBE RIVELARSI UN FALLIMENTO
OGNI PUNTO TAGLIATO COSTA 4,5 MILIARDI, SERVONO ALMENO 3 PUNTI
L’Italia tira la cinghia e, dopo la pandemia da Coronavirus, smette di fare shopping. Per far riaprire davvero il Paese, il premier Giuseppe Conte sta studiando una riduzione sull’Iva, che è l’imposta sui consumi, ha confermato lui stesso oggi pomeriggio, 22 giugno, nel corso del forum on line organizzato dal sito de Il Fatto Quotidiano.
Magari una taglio selettivo a sostegno dei settori più colpiti dalla pandemia: ristorazione, spettacolo, turismo.
Quanto vale l’ex Ige
Meno tasse sui consumi per incentivare i consumi? Funzionerà ? L’Iva in Italia è stata introdotta nel 1968, prima c’era l’Ige, e da allora tiene banco nel dibattito politico. L’imposta sul valore aggiunto porta nelle casse dello Stato più di centoquaranta miliardi di euro, quasi un quarto delle entrate tributarie.
Un bel gruzzolo ma che potrebbe valere molto di più, se 30 miliardi di Iva non finissero ogni anno divorati nelle mille bocche dell’evasione fiscale.
Tant’è che dopo anni trascorsi nel tentativo di disinnescare o perlomeno rinviare la miccia delle clausole di salvaguardia Iva (che sarebbe dovuta aumentare qualora non fossero stata centrati gli obiettivi di finanza pubblica), oggi il governo intende ridurre la tassa di «un po’» e «per un po’». Per cercare di risollevare i consumi. E così far ripartire un paese bloccato, fermo alla quarantena dei consumi.
La maggioranza si è già spaccata sulla misura e le opposizioni invece sono compatte nel dirsi contrarie (come sempre a tutto)
Lo stesso premier ammette che il taglio dell’Iva è «molto costoso». Ogni punto in meno di Iva costerebbe almeno 4,5 miliardi di gettito fiscale. Non proprio bruscolini. Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco frena, sollevando più di un dubbio: «Serve una riforma complessiva e non una visione imposta per imposta», anche perchè i fondi europei che avremo a disposizione «andranno spesi bene e non in mille rivoli».
Come potrebbe funzionare
Chi sostiene l’idea di un alleggerimento dell’Iva, come Unimpresa, suggerisce un taglio di almeno tre punti, con l’aliquota sotto il 20%, e sostiene che lo stimolo finanziario e insieme psicologico riavvierebbe la macchina dei consumi portando quindi più gettito.
Dello stesso avviso è Bernardo Bertoldi, docente di economia all’Università di Torino: «La crisi che stiamo vedendo arrivare — dice l’economista — non è un terremoto finanziario come quello che si è verificato nel 2008 ma è come un’onda i cui effetti saranno chiari non prima di settembre».
«Un taglio dell’Iva — continua Bertoldi — può servire a incentivare i consumi ma dovrebbe essere netto, per almeno due o tre punti percentuali. E dovrebbe essere compreso in un tempo ben limitato. Non dimentichiamo che il nostro debito continua a crescere ed è sostenibile solo perchè la Bce compra i nostri titoli. Non lo farà per sempre».
(da agenzie)
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