LIGURIA, LA SFIDA DI MAMONE: “BURLANDINO STIA ATTENTO O VADO A PARLARE AI GIUDICI”
L’INTERCETTAZIONE DELL’EX PATRON DELLA ECOGE ARRESTATO FA TREMARE IL PD
Lo chiama “Burlandino” e giura che gli farà venire il “cagotto”.
Dalle carte dell’inchiesta “appalti in cambio di escort” che ha visto finire in manette un gruppo di imprenditori e un alto dirigente di Amiu, Corrado Grondona, salta fuori una possibile estorsione ai danni del presidente della Regione Liguria Claudio Burlando da parte di Gino Mamone, ex patron della Eco. Ge. società di bonifiche industriali oggi in liquidazione
E’ il 21 marzo del 2013 e da una serie di intercettazioni effettuate dai carabinieri del Noe i pm Paola Calleri e Francesco Albini Cardona “emerge come Mamone Gino, al fine di risolvere la crisi finanziaria in cui versa la Eco. Ge. srl è intenzionato a ricattare il presidente della Regione Burlando Claudio, minacciandolo di recarsi in procura per esporre fatti evidentemente in grado di compromettere lo stesso Burlando”.
Nella comunicazione al gip Roberta Bossi gli investigatori spiegano che “Mamone, parlando con il fratello Vincenzo e con Massimo Scocca dell’impresa Comet, riferisce che Alfio Lamberti, consulente della Eco. Ge., sarebbe andato da Gian Poggi (Giovanni Battista dirigente della Regione Liguria) per dire “a Burlandino che Gino sta chiudendo, che poi va da Pinto (Francesco pm della procura)”… che gli viene il cagotto… qualche rivincita me la prendo ”
Breve riassunto.
Gino Mamone è da anni al centro di numerose inchieste giudiziarie, molte delle quali coordinate proprio dal pm Francesco Pinto, inquirente del pool dei reati contro la pubblica amministrazione.
Per un difetto di notifica, Mamone ha ottenuto l’annullamento, a novembre del 2013, di una condanna per corruzione relativa alla vendita delle aree dell’ex oleificio Gaslini.
Ma nel marzo del 2013 Mamone è un condannato di primo grado, la sua azienda è in liquidazione, si sente in difficoltà (anche se in quello stesso periodo si accorda con il fratello per portare in una banca di Montecarlo 4 milioni di euro) e soprattutto abbandonato da quelli che ritiene in debito nei suoi confronti. E così, come scrive il pm Calleri “progetta di minacciare Burlando… al fine di indurre Burlando ad intervenire in suo aiuto, verosimilmente procurandogli altri appalti”.
I microfoni nascosti nella sua Audi Q8 registrano questo colloquio con la moglie Ines: “Poi ci mando un messaggino a Burlandino,… io ho chiuso non mi ha mai dato una mano, non si è mai esposto, appena finisco le cose vado io da Pinto… glielo vado a dire io”.
Per il pm Calleri le intercettazioni “alludono a un pregresso rapporto corruttivo tra il Mamone e Burlando” e viste le difficoltà economiche in cui versa la Eco. Ge. anche a causa dei mancati pagamenti di alcuni grossi committenti come Coopsette, ecco che pianifica un ricatto: “Alfio va da Gianpoggi e gli dice “digli a Burlandino che Gino sta chiudendo, che poi va da Pinto”. Non ti preoccupare che gli viene il cagotto… tranquillo che mi convoca e io gli dico “Non ti preoccupare, faccio come hai fatto te, io a te non ti conosco proprio”. Più avanti Mamone si sfoga, sembra rievocare episodi passati sempre relativi a Burlando: “Sono qua prendo l’aereo per Roma… ci vediamo all’aeroporto, andiamo insieme? Si, si, belin, ma ti rendi conto… e non mi conosci? ma va a fare in c… qualche rivincita me la prendo vai”.
La domanda è: Mamone può davvero ricattare Burlando?
In passato il presidente della Regione ha più volte detto che no, che con Mamone a parte alcuni incontri nei cantieri, non c’è mai stato alcun altro rapporto.
Ma Mamone finanziò uno degli eventi organizzati dall’associazione Maestrale creata da Burlando e alla quale aderirono tutti i potenti e gli aspiranti tali della Liguria.
E altre intercettazioni evidenziavano grande familiarità tra Mamone e strettissimi collaboratori (come Gian Poggi ed Edoardo Bozzo già a capo della Filse che spiegarono di aver avuto solo rapporti professionali con Mamone) di Burlando, o suoi factotum come lo scomparso Piero Piccolo che chiedeva all’imprenditore di volta in volta di finanziare iniziative dell’Anpi o della festa della Liberazione.
E Mamone pagava e poi portava pure in regalo in Regione le uova di Pasqua.
Oppure regalava arbanelle di acciughe a Giovani Pisani, nel 2007 presidente di Sviluppo Genova, altro amico di Burlando.
Alla fine si resta con un dubbio. Mamone era solo un arrampicatore spremuto e mai soddisfatto che si è trasformato in un millantatore rancoroso?
Nell’attesa che Gino Mamone, nel corso dell’interrogatorio di convalida davanti al gip Roberta Bossi decida di chiarire questi retroscena, val la pena leggere cosa scrive il pm Paola Calleri negli atti d’indagine: “Da tali conversazioni che Mamone fa con le persone che gli sono più vicine e con le quali non ha dunque ragione di millantare… si evince che lo stesso è a conoscenza di circostanze che se rivelate pregiudicherebbero gravemente il Burlando”.
Giuseppe Filetto e Marco Preve
(da “La Repubblica“)
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