L’IMPRESA IMPOSSIBILE DI OSPITARE UN PROFUGO: “SOLO PORTE IN FACCIA, SCRIVERO’ AL MINISTRO”
HA OFFERTO LA SUA CASA PER DARE ACCOGLIENZA MA NESSUNO HA SAPUTO DARGLI INDICAZIONI: “UN’ODISSEA”
“Guardi la tv, sei bombardato dalle immagini di uomini, donne, bambini, disperati in mezzo al mare. Rischi di abituartici. Dopo un po’ non fanno più male. Poi, a un certo punto ti alzi dalla poltrona e ti chiedi: e io che faccio?”.
Ludovico Greco una risposta l’aveva trovata: “Avrei voluto comprare un battello e mettermi in mare tra i soccorritori. Impossibile. Allora mi sono detto: posso aprire la mia casa e ospitare chi è riuscito a sopravvivere all’inferno”.
Ludovico si è rivolto a tutti: Comune, Viminale, associazioni, chiesa. Ha telefonato, mandato mail, incontrato il parroco.
Il risultato? “La mia casa oggi è ancora vuota”.
Quindi ha raccontato la sua storia Primapagina, la trasmissione di Radio3.
Ludovico vive a Marta, un tranquillo borgo di pescatori raccolto attorno al suo porticciolo sul lago di Bolsena e su cui svetta l’ottagonale Torre dell’orologio voluta da papa Urbano IV.
Un piccolo paese in provincia di Viterbo, con 3.500 abitanti e a “immigrati zero”, “nel senso che qui non ci sono rifugiati accolti”, spiega Ludovico.
Lui e la moglie, Anna Maria, sono arrivati a Marta sei anni fa. “Eravamo stanchi di Roma e ci siamo subito innamorati di questo borgo”. Ludovico ha 60 anni ed è un pensionato Alitalia: “Facevo l’assistente di volo e, come si usa dire, ho visitato mezzo mondo”.
La moglie lavora ancora, fa la pendolare con la capitale, dove è impiegata comunale.
I due figli sono ormai grandi e lontani. “Il maschio ha 34 anni e fa il barman a Preston, in Inghilterra. La sua compagna è un’infermiera, che si è formata in Italia, ma come tanti colleghi ha trovato più possibilità in un ospedale inglese che nel nostro Paese. Hanno un bambino che a febbraio compirà un anno. Ho già prenotato il volo per andarlo a trovare. Mia figlia invece vive a Ostia, dove fa l’assistente in un asilo nido”. E così Ludovico e Anna Maria oggi si trovano con una bella camera da letto vuota.
La loro è una storia all’incontrario.
In un Paese sempre più impaurito (stando all’ultimo rapporto Demos, il 40% degli italiani ritiene gli immigrati un pericolo per la sicurezza) e dove oltre 5mila comuni su 8mila non fanno accoglienza, c’è chi invece chiede di ospitare un profugo, le prova tutte, ma trova solo porte chiuse.
“In me è stato un crescendo – spiega Ludovico – di fronte a tanta sofferenza non potevo non fare qualcosa. Capisco che ci sono problemi di sicurezza legati all’immigrazione. Ma credo che con un’accoglienza diffusa, ci si conosca meglio e si riducano anche i rischi”. Così comincia il “viaggio” di Ludovico.
“Nell’agosto 2015 mi sono rivolto al comune di Marta, offrendo una camera da letto per accogliere un rifugiato, chiaramente a titolo gratuito. Ho scritto pure una mail con posta certificata. Nessuno ha risposto. Non mi sono dato per vinto. Nell’aprile di quest’anno ho contattato Refugees Welcome (una piattaforma online che mette in contatto profughi e famiglie ospitanti, ndr). Mi hanno fatto una lunga intervista telefonica, al termine della quale mi hanno dato parere positivo, perchè hanno verificato che non cercavo “una badante gratis o una moglie giovane”, parole loro.
Il secondo passo doveva essere la visita di un volontario per controllare le condizioni dell’alloggio. Io purtroppo vivo a 135 chilometri da Roma e ancora non sono venuti. A novembre ho quindi scritto allo Sprar, presso il Viminale. Ma anche qui nessuna risposta”.
Ludovico non si ferma: “Sono andato dal parroco di Marta. Pure lui mi ha detto che ha dei locali liberi, che vorrebbe mettere a disposizione, ma nessuno ancora gli ha dato un’indicazione. Siamo rimasti d’accordo che il primo che ci riesce avverte l’altro”.
Ludovico ha un’ultima carta da giocare. “Scriverò direttamente al ministro dell’Interno, Marco Minniti. Voglio solo una risposta: devo lasciar perdere o è possibile per un cittadino italiano come me avviare un percorso d’accoglienza?”.
(da “La Repubblica”)
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