L’INCHIESTA FINMECCANICA: PER L’ACCUSA “DIECI MILIONI DI FONDI NERI PER VERSARE MAZZETTE A POLITICI E MANAGER”
IL CONSULENTE COLA E GLI APPALTI: “ME DOVEVANO PAGA'”… FATTURE PER OPERAZIONI INESISTENTI E COMMESSE GONFIATE, APPALTI ENAV AFFIDATI ALLA SELEX E POI GIRATI A TECHNOSKY PER FAR LIEVITARE I COSTI E COSTITUIRE UNA RISERVA FONDI… SPARTIZIONI DEI SUBAPPALTI, VIOLAZIONI FISCALI, UNA CATENA DI ATTI ILLECITI EMERGEREBBERO DALLE PRIME INDAGINI
«Se le ditte volevano lavorare me dovevano paga’. E pure gli altri».
È in questa frase pronunciata davanti ai magistrati da Lorenzo Cola, consulente di Finmeccanica, l’essenza del sistema messo in piedi per la spartizione degli appalti.
E per l’accantonamento di fondi occulti che sarebbero serviti a versare tangenti a manager e politici.
I provvedimenti eseguiti all’alba di ieri dalla Guardia di finanza e dai carabinieri del Ros svelano come siano state proprio le sue dichiarazioni e quelle del commercialista Marco Iannilli a rivelare il percorso dei soldi, le fatture per operazioni inesistenti, le commesse «gonfiate».
Il meccanismo – così come è stato ricostruito nelle indagini – prevedeva che gli appalti di Enav venissero affidati alla Selex Sistemi Integrati, azienda controllata da Finmeccanica e amministrata dall’ingegner Marina Grossi, moglie del presidente della holding di Pier Francesco Guarguaglini.
A sua volta Selex li girava a Techno Sky, che invece è controllata da Enav. Un doppio passaggio che, dice l’accusa, serviva appunto a far lievitare i costi e così avere una riserva finanziaria extrabilancio.
Ma anche a spartirsi i subappalti che venivano affidati a imprese indicate dagli stessi alti funzionari.
«Segnalazioni» che venivano poi lautamente ricompensate.
Marina Grossi è accusata di «corruzione in relazione agli affidamenti dei lavori Enav poi conferiti alla Print System e alla Arc Trade», la società riconducibile a Iannilli, che «ha acquistato un sistema lidar doppler inserito nel programma italiano per il monitoraggio del Wind Shear gestito da Enav, per installarlo nell’aeroporto di Palermo».
Ma all’amministratore di Selex vengono contestate anche violazioni fiscali.
In particolare, così come scritto nel capo di imputazione «in accordo con Lorenzo Cola, con il condirettore generale Letizia Colucci e con il direttore responsabile Manlio Fiore, emetteva fatture relative a operazioni in tutto o in parte inesistenti per un valore non inferiore ai dieci milioni di euro nel 2009, al fine di consentire a Enav l’evasione delle imposte dirette e indirette; avvalendosi di fatture relative ad operazioni in tutto o in parte inesistenti, indicava nelle dichiarazioni dei redditi presentate per conto di Selex in relazione agli anni 2008 e 2009, elementi passivi fittizi».
Agli investigatori è stato chiesto di sequestrare la documentazione relativa agli appalti proprio per verificare «l’assenza di gare nelle prassi di assegnazione dei lavori e delle opere, in violazione della legge del 2006».
È stato Cola a parlarne, raccontando come durante alcuni consigli di amministrazione dell’Enav alcuni componenti abbiano chiesto di verbalizzare la propria opposizione.
Una circostanza «confermata dalla presentazione spontanea di Guido Pugliesi», l’amministratore di Enav anche lui indagato per corruzione e violazioni fiscali.
Oltre a Pugliesi, tra gli inquisiti c’è il presidente dell’Ente di assistenza al volo Luigi Martini che risponde soltanto di concorso nelle violazioni fiscali. Entrambi, «nelle dichiarazioni del 2009 indicavano elementi passivi fittizi, al fine di consentire l’evasione di imposte dirette e indirette di Enav».
Proprio per questo motivo il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e i sostituti Paolo Ielo e Rodolfo Sabelli hanno chiesto l’acquisizione «della documentazione extracontabile eventualmente rinvenibile presso gli uffici amministrativi idonea a evidenziare rapporti tra il personale Enav e personale delle società Print System e Arc Trade, ma anche le agende, le rubriche, i documenti informativi o cartacei per verificare l’esistenza e la natura di questi rapporti».
Un accertamento che sarà effettuato esaminando pure «la registrazione degli ingressi a partire dal 1 settembre 2010 in Selex e in Enav».
Controlli che serviranno da riscontro a quanto Cola ha raccontato circa le sue visite e quelle di altri manager negli uffici delle due aziende.
Il consulente ha parlato ampiamente del trasferimento di capitali e non a caso nel provvedimento di sequestro si dispone di acquisire «la documentazione che attesti l’esistenza di relazioni bancarie in Italia e all’estero su cui è possibile, in relazione agli indagati di corruzione, siano pervenuti flussi finanziari come corrispettivo degli atti contrari ai doveri d’ufficio».
Linguaggio burocratico che in realtà si riferisce alle «mazzette» che i manager avrebbero ricevuto in cambio della concessione degli appalti.
Proprio in questo quadro vengono inserite le quattro società «riferibili alle attività di Lorenzo Borgogni», il capo delle relazioni esterne di Finmeccanica, che si sono aggiudicate lavori.
Si tratta della Renco Spa, la Simav – sistemi di manutenzione avanzati Spa, la Aicom, la Chorus Services e Architecture.
Secondo i magistrati Borgogni avrebbe ottenuto circa 300 mila euro in contanti e altre utilità proprio per averle agevolate nell’aggiudicazione delle commesse.
Ad assegnarle era la Selex e adesso dovranno essere analizzati i documenti relativi ad ogni gara proprio per quantificare l’accantonamento dei fondi extrabilancio.
Nel corso dei loro interrogatori prima Iannilli e poi Cola hanno affermato come il sistema per l’erogazione di soldi ai consulenti non prevedesse una percentuale fissa su ogni appalto, ma una sorta di pagamento periodico che poteva avvenire ogni sei mesi o addirittura un anno.
Una somma complessiva versata a titolo di ricompensa per aver indicato alle capofila le società alle quali affidare i subappalti.
Una traccia di questi affari illeciti potrebbe essere contenuta in alcuni atti interni.
Non a caso i pubblici ministeri hanno acquisito la documentazione relativa a «inchieste interne e audit in ordine alla regolarità dell’assegnazione dei lavori, nonchè copia dell’organigramma e delle relative modifiche dei dirigenti di Enav e Selex negli ultimi cinque anni, per la ricostruzione dei singoli procedimenti».
Nello scorso luglio i vertici dell’Ente di assistenza al volo, al termine di un audit, decisero di sostituire il consiglio di amministrazione e il management di Techno Sky contestando «irregolarità gestionali e procedurali».
L’analisi di queste carte potrebbe dunque fornire ulteriori elementi per comprendere i ruoli avuti dai manager ed eventuali altri illeciti commessi da chi è stato poi costretto a lasciare le aziende.
Fiorenza Sarzanini
(da “il Corriere della Sera“)
Leave a Reply