L’INEDITO ASSE TRA PAPA FRANCESCO E MATTARELLA
IL GIUBILEO HA RAFFORZATO LA CONVERGENZA DI VEDUTE TRA VATICANO E QUIRINALE
Il 31 dicembre, da vescovo di Roma, Francesco rileva che nel 2015 la capitale ha sofferto per il mancato senso del bene comune.
Il 1° gennaio, da primate d’Italia, ringrazia «il presidente della Repubblica Italiana per gli auguri che mi ha rivolto nel suo messaggio di fine anno, e che ricambio di cuore».
L’anno santo della misericordia, dunque, ha rafforzato la convergenza di vedute tra Vaticano e Quirinale. Le agende di Bergoglio e Mattarella per il 2016 convergono nel mettere al centro l’accoglienza e la solidarietà in un momento storico nel quale gli occhi del mondo sono rivolti su Roma per l’evento giubilare, per gli sbarchi sulle coste italiane e per la ritrovata rilevanza della Santa Sede nello scacchiere internazionale.
Sia nei colloquio con il Pontefice sia in quelli con il segretario di stato, Pietro Parolin, Mattarella è il principale interlocutore nei rapporti tra le due sponde del Tevere, tanto più in una fase di grave travaglio nell’amministrazione capitolina.
Al “Te Deum”, la tradizionale preghiera di ringraziamento, il Papa ieri aveva chiede alla città di cui è vescovo di superare “le difficoltà del momento presente”.
Roma deve «recuperare i valori fondamentali di servizio, onestà e solidarietà » per «superare le gravi incertezze che hanno dominato la scena di quest’anno, e che sono sintomi di scarso senso di dedizione al bene comune».
Con il capo dello Stato, invece, la sintonia è confermata dalle riflessioni condivise anche in occasione della 49° giornata mondiale della pace che si festeggia oggi.
«Il cammino del cambiamento è tracciato e, dunque, ben visibile: per questo cogliamo con convinzione l’invito a ravvisare segnali di speranza in quella che vostra Santità indica come la “capacità dell’umanità di operare nella solidarietà ”, silenziosamente e discretamente, ma con efficacia», scrive il capo dello Stato nel messaggio a Francesco per la celebrazione istituita nel 1968 da Paolo VI.
«I singoli e le organizzazioni di volontariato, che si adoperano per alleviare le sofferenze degli indifesi, di coloro che sopravvivono ai margini delle società , scontando quotidianamente la cultura dell’indifferenza e del consumismo edonistico, rendono limpida e intensa questa speranza», sottolinea Mattarella.
Concetti espressi da Mattarella anche nel discorso del 31 dicembre agli italiani. «Nell’anno che sta per aprirsi si svolgerà il maggior percorso del Giubileo della Misericordia, voluto da Francesco, al quale rivolgo i miei auguri ed esprimo riconoscenza per l’alto valore del suo magistero. È un messaggio forte che invita alla convivenza pacifica e alla difesa della dignità di ogni persona. Con una espressione laica potremmo tradurre quel messaggio in comprensione reciproca, un atteggiamento che spero si diffonda molto nel nostro vivere insieme».
Ad accomunare Quirinale e vaticano è principalmente la lotta all’indifferenza.
Proprio il messaggio scritto in occasione della celebrazione della 49° Giornata mondiale della Pace riproduce fedelmente lo schema conciliare del pontificato di Jorge Mario Bergoglio.
«L’atteggiamento dell’indifferente — si legge nel documento – di chi chiude il cuore per non prendere in considerazione gli altri, di chi chiude gli occhi per non vedere ciò che lo circonda o si scansa per non essere toccato dai problemi altrui, caratterizza una tipologia umana piuttosto diffusa e presente in ogni epoca della storia. Tuttavia, ai nostri giorni esso ha superato decisamente l’ambito individuale per assumere una dimensione globale e produrre il fenomeno della globalizzazione dell’indifferenza».
Nel promuovere una cultura di solidarietà e misericordia, contro l’indifferenza, il pensiero di Francesco va principalmente alle famiglie, «chiamate ad una missione educativa primaria ed imprescindibile».
Prosegue il documento: «Le famiglie costituiscono il primo luogo in cui si vivono e si trasmettono i valori dell’amore e della fraternità , della convivenza e della condivisione, dell’attenzione e della cura dell’altro».
Riflessioni anticipate nei riti natalizi del 2015. In un mondo «ebbro» di lussi, consumi, narcisismi, l’arrivo di Gesù nel Natale richiama a «comportamenti sobri», a saper «vivere l’essenziale».
E anche a lasciarsi alle spalle la «cultura dell’indifferenza», per improntare la vita alla pietà e alla misericordia.
Insomma monito al Campidoglio, mano tesa al Quirinale. Francesco chiude il 2015 da vescovo di Roma indicando i mali della capitale e apre il nuovo anno da primate d’Italia rafforzando l’intesa con il presidente della Repubblica.
Giacomo Galeazzi
(da “La Stampa”)
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