L’INELEGGIBILITA’ PUO’ ATTENDERE: SE NE PARLERA’ A SETTEMBRE
IL PD COLLABORA AL RINVIO
Elvira Savino alias la “Topolona tacco 12” (copyright Dagospia), esponente di spicco di Forza Gnocca, ieri ha sparato l’ennesima cartuccia: “Napolitano deve nominare Berlusconi senatore a vita, solo così potrà chiudere la guerra di questi vent’anni. Noi non abbiamo mai chiesto al Colle di intervenire sulla Consulta, esercitando la moral suasion, ma una nomina del genere avrebbe un alto valore simbolico”.
Al solito, si dimentica che Giulio Andreotti venne processato da senatore a vita, ma tant’è.
Da giorni, Silvio Berlusconi ragiona sui suoi guai giudiziari, tra rabbia, amarezza e finanche rassegnazione.
Chi lo ha incontrato lo descrive persino “fiacco e sfiduciato”.
Schifani ribadisce che la pacificazione significa fermare l’accanimento giudiziario contro il Capo. Il premier Letta “comprende” la delusione di B. e riconosce, sollevato, la correttezza delle sue parole pubbliche a sostegno del governo.
I falchi del Pdl, infine, vorrebbero usare Imu e Iva per far cadere tutto.
In ogni caso, partendo dai problemi concreti dopo il mercoledì nero della Corte costituzionale sul legittimo impedimento, l’orizzonte per il Cavaliere è meno nero e fosco di quanto si pensi. Merito anche del Pd, alleato di governo, che sull’eleggibilità ha scelto la via dello scambio e del dialogo come ha raccontato ieri Ettore Colombo sul Messaggero.
La Giunta per l’immunità di Palazzo Madama esaminerà l’ineleggibilità del Cavaliere, secondo i criteri della legge del 1957 sui titolari di notevoli concessioni pubbliche non prima del prossimo settembre.
Il calendario dell’organismo presieduto da Dario Stefano di Sel è ingolfato infatti da altre questioni che hanno la priorità e che impegneranno almeno tutto il mese di luglio, una volta alla settimana.
E quando poi finalmente, con la ripresa dei lavori dopo l’estate, i partiti affronteranno la questione posta dai quattro senatori grillini della Giunta, il Pd voterà quasi sicuramente coi colleghi d’inciucio del Pdl e di Scelta Civica per il no all’ineleggibilità .
Il motivo è questo: d’accordo con i vertici del partito, da Epifani alla Finocchiaro e Zanda, Massimo Mucchetti, già editorialista del Corsera e oggi senatore del Pd, ha presentato un nuovo disegno di legge per regolare il conflitto d’interessi.
Il pretesto alla base è che la legge del ’57 va aggiornata perchè vecchia: rende ineleggibili i proprietari titolari di concessioni ma non gli azionisti.
In realtà , come conferma una fonte autorevole del Pd al Fatto, a microfoni chiusi, “l’importante è allungare i tempi e sminare uno dei fronti più rischiosi del governo Letta, in cambio della discussione sul conflitto d’interessi apriremo al Pdl sul semipresidenzialismo”.
Melina, melina, melina. Non solo.
C’è anche la ratio politica del ddl di Mucchetti a rassicurare B.
Dicono dal Pd: “Dobbiamo evitare i radicalismi alla Micromega”. In sede di voto l’eleggibilità dovrebbe passare con il sì di Pdl, Pd, Scelta Civica.
Peraltro, tra i democratici scende di numero il fronte del no.
Stando alle dichiarazioni sono rimasti in tre contro Berlusconi: Felice Casson, Stefania Pezzopane e Rosanna Filippin. Insomma, la questione dell’ineleggibilità dovrebbe essere archiviata a favore del Cavaliere.
A spaventare B. resta però la sentenza della Cassazione su Mediaset.
Casson già ha posto il problema in termini critici: “Il Senato non deve esprimere un voto politico, solo ratificare una sentenza passata in giudicato”.
Ma se ne parlerà in inverno inoltrato
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