LINGUA LUNGA, COSCIENZA CORTA: POVERA ITALIA SENZA IMMIGRATI
IL “PRIMA NOI” PORTERA’ AI REGOLAMENTI DI CONTI PERSINO NEL PROPRIO CONDOMINIO… I DAZI DISTRUGGERANNO LE NOSTRE ESPORTAZIONI… MA I CAZZARI PENSANO CON LA LINGUA LUNGA DI COPRIRE IL VUOTO DI IDEE
Un’Italia all’americana che comincia da Macerata.
Il “prima noi”, oltre che stupido e autolesionista, contiene un tarlo strutturale, che è proprio quella parola: “prima”.
Come primato, ma anche come primati.
C’è una regressione e un veleno nelle parole che progressivamente si fa mentalità , canalizza la frustrazione o i disagi, veri o semplicemente personali e indipendenti dal resto.
Prima si fa violenza diffusa, come a Roma e in molte città dove non finiscono più nemmeno sui giornali le aggressioni di gruppo verso stranieri alle fermate degli autobus, gli insulti e le risse o punizioni e minacce sugli autobus, confermata dalla crescita di movimenti politici estremi.
Sarebbe banale ricordare che non ci sta un gruppo prima e un gruppo sociale o etnico “dopo”. Questo è ormai degradato a “buonismo”, colpevole del fatto di “attirare” immigrati che sono brutalizzati dalla guerra e dalle persecuzioni o che semplicemente vorrebbero una vita migliore dopo carestie e altre mancanze fondamentali.
La lingua lunga arriva a essere contagiosa e fa dire a persone che consideriamo bonarie e moderate che ci sono 600 mila immigrati da mandare via perchè causa dell’odio sociale.
La lingua lunga copre il vuoto di idee.
Parla solo degli altri, i capri espiatori, dando l’idea che parla di te, per difendere te.
I dazi sulle importazioni brutalizzerebbero tutte le aziende italiane in crescita e innovative, e tutti gli italiani, perchè l’Italia esporta molto di più di quello che importa
L’idea è proprio stupida. “Prima noi”, “Prima gli italiani.
Diventa poi: “prima i lombardi”, poi “prima i lombardi di città e non quelli di paese”, poi “prima quelli della Bovisa e non di Brera e di Sesto San Giovanni”, e poi “prima il mio palazzo e non quelli che lasciano la mondezza del palazzo vicino”, e poi “prima la mia famiglia e non quelli del mio palazzo”.
Ma anche a casa tutto questo è destinato a diventare “prima noi finchè siamo giovani”, ma quando siamo anziani a noi tocca l’istituto e “prima” sono i figli e i nipoti cresciuti così. Se il “moderato” che ha possibilità reali di guidare la Regione Lombardia trova conveniente non ritirare frasi da ku klux clan siamo oltre la soglia di rischio.
La frammentazione umana e sociale, l’assenza di memoria figlia anche di una non “buona scuola”, stanno dando frutti amari.
È una battaglia, quella della ricostruzione che deve cominciare da dentro la crisi, e in questa campagna elettorale ci siamo fino al collo.
Coinvolge anche i media. Giusto il fact checking. Ma anche conduttori che non debbono accettare sommariamente affermazioni visibilmente false o inaccettabili. Non è contro la par condicio. È nella natura del lavoro di un bravo giornalista. Non si perde di equilibrio.
Ma c’è un grande lavoro di ricostruzione culturale. Non solo un lavoro difensivo. Un flusso di informazione e fatti di lungo periodo, costante, il minimo indispensabile per chi insegna e chi informa, da diffondere.
Cioè che i profughi non arrivano perchè l’Italia “li chiama e li paga”, visto che fuggono da tutto e che i 35 euro al giorno, quasi tutti soldi europei, vanno tutti agli italiani e non ai profughi (2,5 euro al giorno soltanto).
Che il 10 per cento del fatturato nazionale è di imprese di immigrati che lavorano e che non se ne vanno via, nonostante niente cittadinanza nè per loro, nè per i figli e questo clima inquinato dalla diffidenza.
Che gli stranieri versano ogni anno in Italia 3 miliardi e mezzo in più di quello che costano in servizi, istruzione, sanità .
Che a Roma è sparita una impresa su 10 negli ultimi 7 anni, ma che il saldo negativo è solo del 2 per cento grazie alle imprese di immigrati.
E la rozzezza e volgarità che purtroppo sfigurano bianchi, neri e gialli.
Per raddrizzare quella che oggi troppi spacciano come una ovvietà e che invece è una drammatica fesseria, pericolosa, all’origine di tutti i pogrom: che è il bersaglio che fa sparare, e non chi ha in mano l’arma.
Che sono i profughi che alimentano il razzismo. Che “la barca è piena”, come dicevano in Svizzera durante la Shoah per respingere gli ebrei italiani e europei.
Tragica non-verità ieri. Colpevole non-verità oggi, perchè ci sarebbe anche l’elaborazione della memoria per farci diversi da animali selvatici.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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