L’ITALIA DI SALVINI FA PAURA AI TURISTI: DUE MILIONI DI PRESENZE IN MENO
L’ITALIA ALL’ESTERO E’ ORMAI CONSIDERATO UN PAESE RAZZISTA E I TURISTI VANNO ALTROVE PER NON DOVER SOPPORTARE LE STRONZATE DEI SOVRANISTI
Vi ricordate di quando Luigi Di Maio spiegava che «il turismo potrebbe diventare il nostro vero “petrolio”» o quando il ministro del Turismo Gian Marco Centinaio diceva che «Il turismo è il petrolio dell’Italia. Voglio sia prioritario nell’azione di governo, non un argomento da campagna elettorale. Perchè ogni turista in più che entra nel paese è reddito in più per tutti, anche per chi non lavora in questo settore»?
La notizia di oggi è che il turismo è in calo per la prima volta in cinque anni. Le previsioni per la stagione estiva 2019 elaborate da Cst per Assoturismo Confesercenti parlano di un calo di due milioni di presenze rispetto all’estate 2019.
Tra giugno e agosto sono attese 205 milioni di presenze, la flessione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente è pari allo 0,9%.
A soffrire sono soprattutto le aree costiere italiane (-1,4%), mentre i risultati migliori questa estate li avranno le imprese ricettive che operano nelle città d’arte/centri minori (-0,4%) e nelle località lacustri, dove si registra una domanda estera in leggerissima crescita (+0,2%). Le aree con le proiezioni meno favorevoli sono il Centro e il Sud/Isole (-1,4%).
Le ragioni del calo sono molte: l’incertezza del meteo o il fatto che paesi come Egitto e Turchia si siano stabilizzati politicamente e quindi siano tornati ad essere una meta turistica. Ci sono poi destinazioni con prezzi più convenienti — ma queste c’erano anche negli anni scorsi — come Spagna, Grecia e Croazia.
Ma il problema non riguarda solo la stagione estiva, anche quella primaverile ha registrato un calo di 1,7 milioni di presenze rispetto al 2018.
Secondo il presidente di Assoturismo Vittorio Messina: «la spinta propulsiva degli anni scorsi si sta esaurendo e riemergono le problematiche mai risolte del settore, dalle carenze infrastrutturali all’abusivismo. La delega al governo in tema di turismo è un’occasione per portare a casa una riforma mirata alla crescita: servono interventi per individuare e tutelare le figure professionali del turismo, ma anche un contrasto più efficace all’abusivismo ricettivo e un piano per ridurre le tasse sul settore».
Il problema è che essere competitivi con la Spagna non significa solo abbassare i prezzi ma anche fornire un’offerta migliore. Altrimenti si rischia di competere unicamente in quanto “meta economica”.
Sembra davvero incredibile ma il Paese con più siti Unesco (51 contro i 48 della Cina e i 44 della Spagna) non è in grado di attrarre più turisti?
Davvero è colpa del fatto che le tasse per gli esercenti del settore sono troppo alte (ma in compenso il governo ha regalato una proroga alla Bolkestein che ci costerà cara a tutti) oppure dobbiamo iniziare a riflettere anche sul fatto che l’offerta ricettiva non è all’altezza di quella del resto d’Europa o del mondo?
Dobbiamo essere onesti con noi stessi: spesso il turista in Italia è visto come un pollo da spennare. Nel migliore dei casi invece si preferisce vivere di rendita pensando che nel 2019 bastino le belle spiagge, le bellezze naturali e le opere d’arte. Cose che, con tutto il rispetto per il nostro patrimonio artistico, ci sono anche altrove.
Cos’è cambiato dal 2018 ad oggi in Italia? Sicuramente il modo con cui il Paese si “vende” all’estero. Vale a dire l’immagine che diamo di noi.
E a darla non sono solo gli operatori del settore ma anche le notizie che vengono pubblicate sui giornali stranieri.
Il problema dell’Italia di oggi è che rischia di essere percepita come un paese poco accogliente.
Questa è la storia di come il Paese all’estero venga percepito come razzista. Se noi che ci viviamo abbiamo il dubbio di stare diventando un paese sempre più intollerante nei confronti di stranieri e diversi pensate cosa possono capire i turisti stranieri.
Qualche tempo fa i giornali hanno raccontato di una turista olandese che telefonando per prenotare una vacanza ha chiesto se era un problema il fatto che era di colore.
Cose che probabilmente non chiedono più nemmeno per le vacanze in Alabama o in Sud Africa.
Credete non sia vero? L’anno scorso alla Bit (Borsa Internazionale del turismo) si è parlato di come attrarre il turismo LGBT. Incredibilmente il paese non è visto molto gay-friendly ed anzi è percepito come molto conservatore.
Sicuramente l’immagine non è migliorata con l’arrivo al potere gente come il ministro Fontana o l’organizzazione del World Congress of Families nella città dell’amore (etero).
Poco importa che gli operatori del settore non siano razzisti o omofobi (anche se qualcuno che non affitta ai gay c’è), è il modo in cui il governo si racconta, la guerra con l’Europa, il sovranismo, l’odio diffuso per gli stranieri, le guerre social di certi politici contro alcuni paesi che dà l’idea che non siamo una nazione aperta alle culture e alle identità altre dei turisti ma solo ai loro soldi.
A questo aggiungete i cronici problemi di città come Roma o i continui lamenti dei veneziani contro i turisti (giusto per non parlare male solo di vive sotto il Po).
Perchè se una persona viene in vacanza nel nostro Paese di sicuro lo fa per il buon cibo, per le bellezze naturali e artistiche ma non vuole certo vivere in un clima di costante preoccupazione perchè non ha la pelle bianca, è di origine araba o magari è un omosessuale che osa baciarsi in pubblico con il compagno.
Forse bisogna smettere di considerare il turismo come “petrolio”, ovvero una sostanza che viene estratta a forza senza troppi complimenti e lavorare di più sul dimostrare al mondo di essere un paese amichevole e accogliente. Del resto quanti di noi andrebbero a mangiare a casa di quell’amico che cucina benissimo ma che al tempo stesso è un insopportabile attaccabrighe?
(da “NextQuotidiano”)
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