L’ITALIA È IL PAESE-VASSALLO DI TRUMP IN EUROPA: GIORGIA MELONI HA INSISTITO PER INSERIRE NELLE CONCLUSIONI DEL CONSIGLIO EUROPEO UN PASSAGGIO PER RICONOSCERE “GLI SFORZI DI TRUMP PER RAGGIUNGERE LA PACE”. MA LA RICHIESTA È STATA RISPEDITA AL MITTENTE
LA DUCETTA FA BUON VISO A CATTIVO GIOCO: DICE SÌ AL PIANO DI RIARMO
Quando Volodymyr Zelensky è già seduto come ospite d’onore del vertice, attorno all’immenso tavolo ovale di Justus Lipsius mancano solo due persone: Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron. Qualcuno si chiede se i due si stiano parlando in una stanza del palazzo. Nessuno è però in grado di verificarlo.
Sia come sia, a metà pomeriggio la posizione italiana al tavolo è chiara. L’Italia è favorevole al piano von der Leyen, salvo non amare il concetto di riarmo. Per garantire la sicurezza dell’Europa occorre molto di più: cybersicurezza, infrastrutture, ricerca.
Secondo: l’Italia è contraria all’uso dei fondi per la coesione per finanziare il piano. O meglio, è un bene li possano spendere i Paesi che lo vogliono fare se la considerano una priorità. Una linea che serve anche a rintuzzare gli argomenti dell’opposizione. “No ai fondi degli asili per le armi”, la sintesi di Giuseppe Conte. E poco importa se l’Italia non riesce mai a spendere più di un terzo di quei fondi.
Terzo: Meloni è più che favorevole all’esclusione delle spese per la Difesa dal calcolo del rapporto deficit-Pil, ma a questo punto ben venga una revisione complessiva del patto di Stabilità, la riforma che appena un anno fa il governo firmò senza entusiasmo perché considerata troppo austera.
E quarto: ben venga lo scorporo, purché vengano riconosciute per intero come risorse destinate ai programmi Nato.
Al netto dei distinguo, l’impressione confermata dalla linea italiana è che il piano della presidente della Commissione sarà approvato. La tedesca ha messo insieme una sapiente somma di minimi comuni denominatori.
Non sarà necessario il voto all’unanimità per evitare il veto di Viktor Orban, né passerà dal voto del Parlamento di Strasburgo per evitare problemi con l’universo sovranista.
Ciascun partner potrà aumentare la spesa per la Difesa fino a un massimo dell’1,5 per cento, e forse persino di più, grazie alla svolta storica dei tedeschi, decisi a superare la regola del tetto al debito.
Secondo fonti diplomatiche europee, al tavolo dei 27 Meloni insiste per inserire nelle conclusioni del consiglio un passaggio che riconosca «gli sforzi di Trump per raggiungere la pace».
Ma la richiesta non passa. La premier prova pure a rilanciare la sua idea di un vertice Usa-Ue sull’Ucraina, perché «sarebbe un errore» non riavvicinare le due sponde dell’Atlantico. Ma questo formato non piace nemmeno a The Donald. E la presidente del Consiglio, davanti ai taccuini, ammette: «Ci stiamo lavorando, ma non c’è nulla di concreto».
(da il Corriere della Sera)
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