L’ITALIA PERDE QUOTA A FRANCOFORTE, LA BCE TAGLIA LA QUOTA ITALIANA NEL SUO CAPITALE
AVREMO MENO PESO NEL CAPITALE DELLA BCE…E CI COSTERA’ ALMENO UN MILIARDO
L’Italia scende in Bce. Perde peso nella stanza dei bottoni dell’euro.
E un’altra tegola cade sulla testa del governo gialloverde. Cinque anni di crescita anemica, per non dire sottozero, accompagnata da una riduzione del tasso di natalità , hanno ridotto di oltre mezzo punto percentuale la quota dell’Italia nel capitale azionario della Eurotower.
Crescita e popolazione infatti sono i parametri che i tecnici di Francoforte utilizzano per aggiornare ogni quinquennio le quote relative degli eurosoci, e la fotografia 2018 fresca di stampa conferma l’arretramento economico sociale del Paese con la conseguente discesa nella graduatoria degli azionisti Bce, la prima significativa da molti anni.
Non siamo i soli, anche se siamo quelli con il problema più grande. Spagna, Portogallo e Grecia hanno avuto la stessa sorte all’interno di una spaccatura tra periferia Sud e cuore nordico della Eurozona che vede in particolare la posizione della Germania crescere ancora.
La cosa in sè potrebbe anche essere archiviata come una delle tante graduatorie sfavorevoli che misurano il processo di declino del Belpaese. Del resto, con il 16,9 per cento l’Italia resta pur sempre il terzo azionista dell’istituto guidato da Mario Draghi dietro la Francia.
C’è un però tecnico ma non secondario tuttavia, un particolare che non piacerà al ministro Giovanni Tria.
Ed è questo: la quota di capitale di ciascun azionista è anche la base sulla quale viene calcolato il volume degli acquisti di titoli di Stato e bond dei vari paesi.
Oggi la Bce ha in pancia quasi 350 miliardi di titoli italiani acquistati nell’ambito del Quantitative easing che termina a fine anno.
Parte di questi titoli scadranno nel 2019 e dovranno essere rinnovati in base alle nuove regole.
L’agenzia Bloomberg Economics ha calcolato che a causa della rimodulazione delle quote di capitale il reinvestimento in titoli del debito italiano potrebbe in teoria risultare inferiore di quasi un miliardo rispetto alle previsioni: Soldi dunque che il Tesoro dovrebbe cercare altrove. Un piccolo problema in più insomma.
In queste ore il Mef preme affinchè si trovi una soluzione, la più indolore possibile, perchè anche se le cifre in gioco sono relativamente importanti la finanza pubblica italiana versa nelle condizioni critiche che tutti sanno.
L’impatto che la nuova struttura di capitale potrebbe avere sui mercati è comunque oggetto di riflessione a Francoforte.
L’idea è cercare di diluirlo nel tempo e le opzioni sul tavolo sono diverse. C’è chi vorrebbe che i rinnovi proseguissero senza fissare un termine tenendo conto delle condizioni generali della congiuntura e dell’inflazione nell’area euro.
C’è chi invece, come i paesi nordici, vorrebbe stabilire una data di riferimento temporale in modo da orientare il mercato. Il quale, nel frattempo, si aspetta che nel giro di massimo due tre anni la Bce si chiami gradatamente fuori dal circuito del debito e si avvii a ridurre un bilancio che ha al proprio attivo 2,6 trilioni di bond sovrani europei. Il Consiglio dovrebbe prendere una decisione in merito nella riunione del 13 dicembre prossimo.
Certamente il 2019 sarà un anno cruciale per la Bce e per la presenza dell’Italia nella Eurobanca. Alla questione della minore quota di capitale si aggiunge infatti quella della presenza di un nostro rappresentante nel comitato direttivo.
In maggio infatti scadrà il capoeconomista Peter Praet, il cui posto sembra destinato a un rappresentante dei piccoli paesi. In novembre lascerà Draghi. Nei primi mesi del 2020 sarà la volta del francese Benoit Courè, che se alla presidenza non andrà un francese sarà rimpiazzato da un connazionale. L’Italia rischia di restare senza una voce nel board.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply