LO SCONTRO TRA LE DUE ANIME DEL PDL VISTE DALL’INTERNO
STORIA, SENSAZIONI E ANALISI DI UN RAPPRESENTANTE NEGLI ENTI LOCALI DEL PDL PASSATO A FUTURO E LIBERTA’
Lo scontro politico di questa estate all’interno del Centro-Destra, con il suo corollario di insulti e diffamazioni, deve aver stupito o, peggio disgustato, molti Italiani.
Per chi avesse voglia di capire cosa c’è esattamente dietro l’odierno scontro tra Fini e Berlusconi deve far memoria al famoso discorso del predellino.
Quel giorno io e moltissimi altri di A.N., in buona fede, pensavamo che effettivamente fosse decollata l’unione delle molte anime del centro-destra in un unico contenitore: da una “convivenza saltuaria” in periodi preelettorali si passava ad un matrimonio stile europeo (e non islamico).
Invece scoprimmo in breve tempo che per Berlusconi era il tentativo di azzerare la democrazia interna, demandando ogni momento decisionale al suo presunto fiuto politico e a quello, ancora più presunto, dei suoi più fidati cortigiani.
Occorre premettere che una cosa è governare, un’altra è essere il leader della coalizione: sono due momenti diversi e due attività diverse che possono essere svolte anche da due persone o organismi diversi.
Per essere leader occorre sicuramente capacità di sintesi e di mediazione. Inoltre è necessario tempo e pazienza.
Sono questi ultimi “ingredienti” che ormai Berlusconi non ha più.
Pur riconoscendo che è un settantaquattrenne “straordinario” (la maggior parte dei suoi coetanei passa il tempo sulle panchine tra ricordi e nipotini), il dover fare il capo di governo, il leader della coalizione, occuparsi del suo impero industriale, dedicarsi in prima persona al suo Milan e in ultimo fare una vita notturna non proprio monacale, deve averlo indotto alla decisione di togliere il “superfluo”, cioè la discussione politica interna al suo schieramento.
Oltre a ciò, dobbiamo prendere atto che tra i due fondatori del P.d.L. non solo c’è una profonda antipatia cresciuta nel corso degli anni, ma soprattutto una diversa visione della Politica e delle Istituzioni.
Da qui l’atteggiamento di astio e di rancore da parte di Berlusconi che negli ultimi mesi ha subito un’accelerazione incomprensibile, sfociata inizialmente in un’espulsione di Fini dal P.d.L., e ratificato da un organismo di nominati con “modalità sovietiche”.
Poi con una continua minaccia di ricorso alle elezioni anticipate.
Infine con una campagna acquisti di deputati a qualsiasi costo (politico e d’immagine) pur di dimostrare il non determinante ruolo di F.L.I.
Se a tutto questo aggiungiamo la voglia di tanti cortigiani di voler essere più realisti del re, si comprende l’atteggiamento da Santa Inquisizione di politici e giornalisti berlusconiani nei confronti dei finiani, dove si fa a gara a chi butta più benzina sul fuoco o a chi presenta la “patacca” più incredibile, in un’atmosfera da religione rivelata da proteggere ed eretici da bruciare, proprio da parte di chi sino a ieri definiva il P.d.L. partito dell’Amore.
Una guerra civile assurda all’interno del centro-destra che fa molto male alla Politica (con P maiuscola) e all’economia e che rischia di consegnare il paese alla sinistra.
Ci vorrebbe un coraggioso consigliere che avesse l’ardire di dire all’Uomo di Arcore di lasciare da parte rancori e modi da amministratore delegato. Riprendendo invece la costruzione di quella rivoluzione liberale, laica, europea e di rigore etico che voleva e vuole la stragrande maggioranza degli Italiani che hanno votato per noi e mettendo mani alle riforme che ogni giorno diventano sempre più indispensabile al rilancio economico del paese.
Magari sedendosi intorno ad un tavolo per un nuovo patto di legislazione, prendendo atto che le forze che sostengono la maggioranza hanno valori, sogni e sensibilità diverse, non tutte interpretabili da Bossi e Berlusconi.
Giuseppe Murolo
cons. com. di Genova di Futuro e Libert�
Leave a Reply