LO SCRICCHIOLIO, LA CREPA E LE URLA AI RAGAZZI: COSI’ IL PROFESSORE INGEGNERE HA SALVATO I SUOI STUDENTI
IL RACCONTO DI GIORGIO BONI CHE HA MESSO IN SALVO LA SUA CLASSE PRIMA CHE IL SOFFITTO CADESSE SUI BANCHI
Ha udito uno scricchiolio simile al vetro che si graffia e ha visto la venatura. Troppi elementi pericolosi colti dall’occhio dell’ingegnere e professore che, ieri mattina mentre faceva lezione ad una quinta del Capellini Sauro, ha dato l’allarme: un’azione che ha permesso agli studenti di mettersi in salvo senza conseguenze. Si è svolto tutto in pochissimi secondi: il professore Giorgio Boni ha gridato e mentre i ventitré ragazzi erano già in sicurezza, il controsoffitto è crollato dalla parte centrale travolgendo alcune postazioni del laboratorio.
Questo il racconto di quanto successo ieri mattina a La Spezia, dove il contro soffitto di un’aula dell’istituto Capellini è crollato all’improvviso, cadendo sulle postazioni dove, fino a pochi instanti prima, gli alunni stavano seguendo la lezione.
Da una prima ricognizione sembrerebbe che la struttura interessata, prima di oggi, non avesse dato nessun segno “premonitore” e tra le cause sarebbero da escludere le infiltrazioni. Per fare ulteriore chiarezza solo delle verifiche strutturali approfondite potranno spiegare cosa sia accaduto in quel laboratorio costruito una trentina d’anni fa. Gli approfondimenti del caso sono in corso e l’auspicio è che tutto possa tornare alla normalità nel minor tempo possibile.
La paura però è stata tanta, sia per i ragazzi della 5A meccanici che per il professore. In una manciata di secondi sarebbe potuta verificarsi un’autentica tragedia. La posizione dei detriti e della plafoniera lasciano poco spazio alla fantasia. Ora al loro posto sono stati installati i trabattelli per procedere con gli approfondimenti. “Io non ho avuto paura per me – ha detto il professor Giorgio Boni – ma per i ragazzi ai quali va riconosciuta la grande capacità di aver reagito nel modo corretto mettendo in pratica, in maniera puntuale quello che avevano imparato nelle prove di evacuazione. Erano preparati, hanno lasciato i cellulari sui banchi e si sono allontanati dalla zona di pericolo, al sicuro. Io dal canto mio ho urlato, anche se sono abituati al mio tono di voce – scherza il professore – ma poi hanno visto anche la mia faccia. Sono stati davvero bravi. Io certamente ricorderò quello stridore, simile ad un vetro che si graffia e quella venatura”.
(da agenzie)
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