LO STORICO KOWALCZUK: “LA GERMANIA DELL’EST HA TRADIZIONI AUTORITARIE, MANCA LA SOCIETA’ CIVILE, PER QUESTO VINCONO I DEMAGOGHI”
INTERVISTA ALLO SCRITTORE: “LA LIBERTA’ IN QUESTE REGIONI E’ ANCORA UNO SHOCK”
La Germania dell’Est ha un problema con la libertà?
«L’Est ha una diversa comprensione della libertà. E prevale anche una diversa comprensione della democrazia, che molte persone non riescono ad accettare, preferendo piuttosto una democrazia illiberale come in Ungheria o in Russia».
Ilko-Sascha Kowalczuk, storico e scrittore, e uno dei più importanti intellettuali dell’Est. Il suo libro, Freiheits Schock (lo shock della libertà) è un caso letterario: non a caso, usa la stessa parola Freiheit/libertà, che sarà il titolo della biografia di Angela Merkel, che conosce bene — e con cui discute regolarmente — anche se non lo sbandiera. Siccome dice pubblicamente cose come «Björn Höcke e Sahra Wagenknech sono due grandi demagoghi e questo, nella politica, è sempre pericoloso perché la bugia è il fondamento della loro politica», è la bestia nera dei populisti d’ogni colore. Ma è anche uno che non indietreggia.
Come si è arrivati a questo? Cos’è andato storto ad Est?
«C’era una grande euforia nel 1989-90 sui diritti portati dalla libertà. Però quel che è successo dopo ha profondamente deluso molte persone, perché si erano illuse riguardo all’Occidente, credendo che fosse un paradiso. E invece, piuttosto che finire in paradiso sono approdate nella dura realtà. Tutto ciò le ha portato rapidamente a un rifiuto, che oggi non è più solo rifiuto ma anche forte opposizione».
Come altrove nell’Est. C’è una specificità tedesca?
«Sì. La prima: rispetto alla Polonia, agli Stati baltici o l’Ungheria, la maggior parte della popolazione della Ddr non si è liberata da sola del comunismo, ma ne è stata liberata. La seconda: i tedeschi orientali hanno ottenuto, da un secondo all’altro, non solo la libertà e la democrazia ma anche il marco tedesco. La Deutsche-Mark ha cambiato tutto, distruggendo e travolgendo molte cose, le industrie per esempio, ma il benessere è arrivato molto rapidamente. La trasformazione dal comunismo all’economia sociale di mercato è avvenuta rapidamente, in nessun luogo la società è stata ammortizzata socialmente come in Germania orientale. Ma ne sono nate grandi divisioni. I tedeschi orientali misurano il loro livello di vita non rispetto alle condizioni di partenza, ma rispetto a regioni come la Baviera o il Baden-Württemberg, le regioni più ricche d’Europa, che non raggiungeranno mai».
E si arriva all’oggi…
«Sì, attraverso grandi crisi: quella finanziaria globale, quella migratoria, il Covid. E adesso, i tedeschi dell’Est stanno vivendo la seconda grande trasformazione in pochi anni, con la rivoluzione digitale che ha creato una grande incertezza in tutti noi. Nessuno sa cosa riserverà il futuro. In Germania dell’Est quest’insicurezza è molto sentita: così si corre verso i populisti, perché in questo tempo complesso e incomprensibile i populisti offrono risposte molto semplici. Unito a un forte nazionalismo e razzismo, ciò dà a molte persone in Germania Est una sorta di conforto. Questo spiega anche perché molti ad Est simpatizzino per Putin. La connessione tra estremisti di sinistra e di destra nell’Est è proprio il desiderio di un sistema autoritario».
Perché quest’inclinazione all’autoritarismo è così forte dell’ex Ddr? Cosa ha di diverso, per esempio, dal resto della Germania?
«Ci sono innanzitutto motivi storici. Abbiamo nell’est una tradizione autoritaria, che si è protratta attraverso l’impero,la repubblica di Weimar, il nazionalsocialismo, la Ddr. Ma c’è anche una fondamentale differenza con l’Ovest. Nell’Est la società civile è poco sviluppata, resiste la convinzione che tutto debba essere regolato dallo Stato, ritenuto il responsabile di tutto. Da una parte lo Stato viene criticato per tutto, dall’altra gli si demanda ogni incombenza. La mancanza della società civile — sostituita da questa onnipresente richiesta dello Stato — è uno dei motivi per cui molte persone sono inclini all’autoritarismo, credono in un leader forte».
L’Afd mira all’autoritarismo?
«Sì, credo che sia un partito molto autoritario e che rappresenti una parte della popolazione che desidera un governo autoritario. Se mai vincesse, cambierebbe nel profondo la Germania».
Ma perché questo rapporto così speciale con la Russia?
«La relazione con Putin cambia nei vari Paesi dell’Est: gli Stati baltici e la Polonia per esempio hanno vissuto il comunismo come oppressione. In Germania orientale, questa affinità con la Russia è assurda perché nella Ddr — e parlo per esperienza personale avendo antenati ucraini e un nome che molti consideravano russo anche se è ucraino — la Russia non è mai stata apprezzata. Pochi si interessano veramente della storia, ieri come oggi. Ma negli ultimi anni, la Russia è diventata per molti tedeschi orientali una proiezione. Si alleano con il più grande nemico del proprio nemico, che è l’Occidente: e se lo fanno amico».
(da Il Corriere della Sera)
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