LUCIA ANNUNZIATA: “ELLY NON PUÒ PERMETTERSI NESSUNA AMBIGUITÀ SULLE SCELTE DI POLITICA ESTERA”
“UNA LEADER CHE AMBISCE AD ANDARE A PALAZZO CHIGI DEVE ESSERE CHIARA SULLA COLLOCAZIONE INTERNAZIONALE DEL PAESE, ANCHE A COSTO DI VEDER ANDARE VIA DAL PARTITO CHI LA PENSA DIVERSAMENTE”
«Vi state divertendo eh!». Lucia Annunziata non perde lo sguardo della giornalista nel commentare la spaccatura della delegazione Pd a Strasburgo, di cui fa parte come indipendente.
Ora non mi venga a dire che il voto dell’altro ieri non è una notizia…
«Dico che è tutto molto esagerato, quello che fanno questi poveri 21 eurodeputati non segna la sorte dell’Europa o dell’Italia. Secondo me non rappresenta nemmeno lo sfascio del Pd».
Metà delegazione non ha seguito l’indicazione della segretaria: non è un proprio un segnale positivo, no?
«Non posso negare che tra noi ci siano state tensioni, ma è un tema complesso, su cui ci sono sensibilità diverse, a Bruxelles come a Roma. Credo che per il Pd non sarà semplice nemmeno il passaggio parlamentare della prossima settimana, sempre sul tema della difesa europea».
Serve un chiarimento politico? Schlein avrebbe dovuto gestire diversamente la partita?
«Credo che Elly non possa permettersi nessuna ambiguità sulle scelte di politica estera. Una leader che ambisce ad andare a Palazzo Chigi deve essere chiara sulla collocazione del Paese a livello internazionale. Anche a costo di veder andare via dal partito chi la pensa diversamente».
Come l’ha convinta ad astenersi?
«Non mi ha convinta, ci siamo sentite al telefono e mi ha spiegato il suo punto di vista. Ma io volevo votare sì e penso che additare chi lo ha fatto come un guerrafondaio sia inaccettabile».
Ha votato sì, in effetti, poi ha chiesto la correzione.
«Mi sono astenuta per una questione di lealtà politica nei confronti della segretaria, visto che sono stata eletta con il Pd. Io non sono iscritta, non sono mai stata iscritta a nessun partito, ma credo sia giusto rispettare la linea. Ammetto che non è stato semplice, visto il mio ruolo istituzionale di componente della commissione Difesa, che segue da vicino questo dossier e conosce i dettagli».
Pensa che l’astensione sia un errore politico?
«Non è stato un grande gesto, ma è stato un passo in avanti, visto che all’inizio si pensava addirittura di votare contro. Invece così siamo rimasti dentro il processo, abbiamo l’opportunità di contribuire a modificare migliorare quello che non va».
Il Pd non si è isolato rispetto ai Socialisti europei?
«Votare no lo avrebbe isolato, per questo è stato importante scongiurare quello scenario. Il no avrebbe significato non solo mettere fuori gioco il Pd in Europa, ma anche tenerlo fuori da una prospettiva di governo dell’Italia, facendo perdere credibilità».
(da La Stampa)
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