L’ULTIMA TRAPPOLA RESTA IL VOTO SEGRETO
SU SENATO ELETTIVO E MINORANZE LINGUISTICHE I FRANCHI TIRATORI POSSONO CONVERGERE CON L’OPPOSIZIONE
Azionata la «tagliola», con il contingentamento dei tempi che porterà il Senato a licenziare in prima lettura il ddl di riforma costituzionale entro l’8 agosto, l’incognita numero uno per il governo diventa ora un’altra.
E riguarda quei 920 emendamenti (dei quasi ottomila presentati al testo) sui quali le opposizioni hanno chiesto il voto segreto.
Numero in realtà ampiamente ridimensionato: dopo la riunione della Giunta per il regolamento di mercoledì, ne restano poco più del dieci per cento, per effetto della decisione di procedere all’esame con la tecnica del «canguro», saltando cioè tutte le proposte di modifica simili se non addirittura analoghe.
La questione più delicata si era aperta su quel gruppo di emendamenti all’articolo 1 relativo alla disciplina delle funzioni delle Camere.
In tutto 141 (su un totale di circa 2.200), quasi tutti presentati da Sel, che richiamando il tema della tutela delle minoranze linguistiche, sul quale il presidente del Senato Piero Grasso ha riconosciuto la legittimità del voto segreto, introducono però, surrettiziamente, ulteriori modifiche che, se approvate, rischierebbero di stravolgere l’intero assetto della riforma costituzionale.
Come? Innanzitutto prevedendo la riduzione del numero dei deputati (tra trecento e cinquecento) rispetto agli attuali 630, tema che il ddl del governo non sfiora neppure. Non solo: ben 72 emendamenti puntano a ripristinare anche l’elettività del Senato a suffragio universale, estendendo cioè il voto anche ai diciottenni (oggi riservato ai maggiori di 25 anni).
Se una sola di queste proposte venisse approvata, verrebbe vanificata la metamorfosi di Palazzo Madama disegnata dal governo, che vorrebbe i componenti della prossima assemblea non eletti direttamente dai cittadini.
Insidie, in realtà , quasi del tutto disinnescate. L’esame di questi emendamenti avverrà mediante spacchettamento.
Se sulla parte concernente la tutela delle minoranze linguistiche si procederà , cioè, con voto segreto, sulla parte restante, vale a dire su quei commi dei medesimi emendamenti che puntano a diminuire il numero dei deputati e reintrodurre il suffragio universale anche per il Senato, si voterà , invece, a scrutinio palese.
Insomma, in questo modo, il cammino del governo verrebbe sminato da tutte le bombe disseminate dalle opposizioni.
Tutte, tranne una. Quella contenuta nell’emendamento 1.0.22, presentato dal senatore della Lega Nord, Stefano Candiani, che recita: «Fermi restando i dodici deputati eletti nella circoscrizione Estero, la legge costituzionale stabilisce il numero minimo dei rappresentanti delle minoranza linguistiche fra i cinquecento deputati eletti a suffragio universale e diretto».
Un unico comma, impossibile da spacchettare. Una vera e propria trappola che, nel segreto dell’urna, potrebbe innescare la convergenza di opposizioni e franchi tiratori per fiaccare il cammino delle riforme e del governo.
Antonio Pitoni
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