MACRON COME ANDREOTTI, E’ PRONTO A VARARE IL GOVERNO DELLA “NON SFIDUCIA”: IL NOME PIÙ QUOTATO RESTA SEMPRE QUELLO DEL LEADER CENTRISTA FRANÇOIS BAYROU
IL PATTO DI “NON BELLIGERANZA” TRA SOCIALISTI E GOLLISTI. UN SOLO PUNTO IN COMUNE: EVITARE DI RESTARE OSTAGGIO DELLA BENEVOLA ASTENSIONE DEL “RASSEMBLEMENT NATIONAL” DI MARINE LE PEN, COME ACCADUTO ALLO SFORTUNATO BARNIER
Troppo difficile per le forze politiche francesi trovare un accordo di governo: sarà su un patto di non belligeranza che potrebbe reggersi la Francia, un buon vecchio patto di «non sfiducia», familiare agli italiani, inedito per i francesi.
Negli auspici di Emmanuel Macron, questo futuro governo «non di coalizione» ma almeno di tregua, dovrebbe durare fino al 2027, perché ieri il presidente ha espresso l’intenzione di «non voler più sciogliere il parlamento fino alla fine del suo mandato, nel 2027». Più a breve termine, la Francia deve ancora trovare un governo e un premier.
Ieri tutte le forze politiche che potrebbero partecipare all’avventura – un arco che va dai neogollisti dei Républicains fino alla sinistra socialista, ecologista e comunista – si sono incontrate all’Eliseo. Una “première” nella Quinta Repubblica, sistema in cui i partiti e il parlamento vengono storicamente al terzo posto, parecchio dietro al Presidente e al premier. Il tappeto rosso è stato steso fuori e non dentro il palazzo presidenziale.
«Si cambia metodo» ha detto il presidente. Prima il patto, poi il premier. Prima un accordo tra i partiti e dentro l’Assemblée Nationale, e poi il governo. Macron si è impegnato a nominare un (o una) premier entro 48 ore. Quindi al massimo domani, dovrebbe arrivare il nome del successore di Michel Barnier, sfiduciato dopo appena tre mesi di governo da una mozione sottoscritta dall’estrema destra e dalla sinistra.
Per scongiurare la tenaglia delle estreme che rischia di tenere in scacco la Francia, ancora senza bilancio per il 2025, Macron e il suo blocco centrale hanno lavorato per strappare dagli artigli dell’estrema sinistra di Mélénchon la gauche più governativa di socialisti, verdi e comunisti
Con accenti diversi, conservatori e progressisti francesi hanno commentato con parole simili l’incontro di ieri all’Eliseo. Tutti sembrano aperti all’idea di sottoscrivere almeno un patto di non sfiducia: i partiti che partecipano o sostengono il governo o comunque, pur restando all’opposizione, non lo vogliono far cadere a tutti i costi, si impegnano a non sfiduciare, ma soltanto se il premier si impegna da parte sua a non far passare nessuna misura usando l’articolo 49.3 della Costituzione, che consente all’esecutivo di adottare una legge senza voto del parlamento. L’accordo limiterebbe i poteri del premier, impossibilitato a qualsiasi colpo di forza, e sancirebbe la centralità del parlamento.
Ma i giochi non sono fatti, e diversi partecipanti alla riunione di ieri sono usciti convinti che le divisioni restano. Un solo punto in comune: evitare di restare ostaggio della benevola astensione del Rassemblement National di Marine Le Pen, come accaduto allo sfortunato Barnier. «Abbiamo chiesto al presidente un metodo nuovo che lasci spazio e diritto al parlamento» ha detto il segretario socialista Olivier Faure, all’uscita dalla riunione all’Eliseo, una riunione definita «interessante» ma «non risolutiva»
Faure ha comunque confermato che la gauche ha chiesto «uno scambio di buone pratiche il futuro governo rinuncia al 49.3 e le opposizioni rinuncerebbero alla mozione di sfiducia. Su questa idea abbiamo l’impressione che siano stati fatti passi avanti». Più dura la leder dei Verdi Marine Tondelier , secondo la quale il blocco presidenziale «non ha fatto nessuna concessione, non si è mosso di un centimetro». Anche lei ha aperto però alla possibilità di una non belligeranza sulla base di un patto di non sfiducia. Refrattario a qualsiasi idea di coalizione o contratto di governo con gli avversari anche il leader dei Républicains Laurent Wauquiez, il quale si è detto disponibile a ragionare su «un accordo almeno per non far cadere un governo»
Il nome più quotato del totopremier resta sempre quello del leader centrista François Bayrou, che ieri ha di nuovo incontrato il presidente, prima di partecipare alla riunione tra forze politiche.
(da il Messaggero)
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