MACRON PER USCIRE DALL’ANGOLO CORTEGGIA I SOCIALISTI, PROVANDO A SFILARLI DALL’ABBRACCIO CON MELENCHON
IL SEGRETEARIO DEL PS, OLIVIER FAURE, SARÀ RICEVUTO A MEZZOGIORNO ALL’ELISEO, E APRE ALLA NASCITA DI UN GOVERNO DI UNITÀ NAZIONALE SULLA BASE DI “UN CONTRATTO A DURATA DETERMINATA”… PER L’INCARICO DI PREMIER GIRANO I NOMI DI CAZENEUVE E BAYROU. GLI UOMINI DELLA “TRATTATIVA” SONO HOLLANDE E ATTAL
Il Partito socialista francese si è detto pronto a discutere oggi con la coalizione macroniana e la destra sulla base di “reciproche concessioni” in vista della formazione di un nuovo governo, dopo la caduta – due giorni fa – di quello di Michel Barnier. Il segretario del Ps, Olivier Faure, che sarà ricevuto a mezzogiorno all’Eliseo, ha precisato ai microfoni di France Info che tale governo nascerebbe sulla base di “un contratto a durata determinata”.
Nella giornata di oggi, Macron riceverà diversi leader politici oltre ai socialisti. All’Eliseo si avvicenderanno rappresentanti della destra e anche della coalizione macroniana. Il tutto, in vista del varo di quello che nel discorso di ieri sera in tv ha definito “un governo di interesse generale”.
Non sono stati convocati all’Eliseo né il Rassemblement National di Marine Le Pen (RN), né l’estrema sinistra de La France Insoumise (LFI), né ecologisti e comunisti. Macron ha parlato ieri sera di annuncio del nuovo premier “nei prossimi giorni”, si parla del fine settimana – dove però sono in programma le celebrazioni per la riapertura di Notre-Dame – o addirittura lunedì.
Andare veloce per evitare che la tensione politica “galleggi” nell’aria troppo a lungo, come suggerisce Yaël Braun-Pivet, la presidente macronista dell’Assemblea nazionale, ricevuta ieri all’Eliseo insieme al presidente del Senato, Gérard Larcher. Oppure rallentare come chiedono dietro le quinte alcuni esponenti della gauche, che hanno bisogno di tempo per emanciparsi dal Nouveau Front Populaire, il cartello elettorale dove resta egemonica la France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon.
«Macron deve aspettare, prendiamoci il tempo di costruire un governo di larghe intese» spiega Laurence Rossignol, senatrice socialista. Il Ps ha inviato una lettera a Emmanuel Macron per chiedere di essere consultato sull’ipotesi di un “governo di non sfiducia”, così definito dal capogruppo dei deputati Boris Vallaud, poi anche dal segretario del partito, Olivier Faure.
Dopo lo shock della mozione di sfiducia, l’obiettivo è doppio: liberarsi dall’ipoteca di Marine Le Pen e sganciare la gauche più riformista e responsabile dall’alleanza barricadera con Jean-Luc Mélenchon.
Operazione incerta e piena di insidie. Ma le manovre sono in corso perché sembra l’unica strada per evitare che un nuovo premier finisca nella stessa trappola di Barnier. Vedere tra qualche mese, o peggio qualche settimana, cadere il prossimo governo francese sarebbe un colpo fatale. La Francia scivolerebbe dalla crisi politica a una crisi di regime che potrebbe portare fino alle dimissioni di Macron.
Uno dei primi sponsor politici del dialogo con centristi e destra moderata è François Hollande. L’ex Presidente ha votato la sfiducia ma ora non vuole precipitare un’elezione presidenziale anticipata come martellano i mélenchonisti. Dopo un lungo silenzio, è tornato in campo anche Raphaël Glucksmann. Il leader di Place Publique che aveva rivitalizzato la sinistra riformista nel voto per le europee chiede di aprire una «piattaforma minima» tra i leader del “fronte repubblicano” che hanno fatto sbarramento all’estrema destra alle legislative anticipate. «Lavoriamo insieme» rilancia anche la leader dei Verdi, Marine Tondelier, in una lettera aperta ai partiti.
La soluzione potrebbe essere François Bayrou, il leader del partito centrista Modem, abile democristiano che ha relazioni a destra e a sinistra. Più volte candidato alla presidenziale e ministro, orgoglioso sindaco di Pau, nei Pirenei, il centrista è favorito nel totopremier ed è stato ricevuto ieri da Macron. Si pensava che fosse il segnale di un annuncio imminente della sua nomina. Invece era solo una tappa nella grande trattativa che si è aperta. Bayrou ha incontrato l’ex premier socialista Bernard Cazeneuve, per cominciare a sondare un’eventuale partecipazione al governo.
L’ex premier Gabriel Attal, capogruppo dei deputati macronisti, guida i negoziati. Un tempo militante del Ps, era già stato in prima linea quando a luglio bisognava negoziare con il Ps e i Verdi per gli accordi di desistenza.
Attal è convinto che bisogna imparare dal drammatico epilogo dopo la giravolta di Le Pen che a settembre aveva promesso all’Eliseo una non sfiducia: «È una bugiarda patentata, non si possono fare accordi con lei» commenta l’ex ministro della destra, Bertrand. I Républicains, a cui brucia l’umiliazione inflitta al loro peso massimo Barnier, potrebbero sostenere la nascita di un «governo d’interesse nazionale», come ha detto Macron. Con un doppio cordone sanitario: all’estrema destra e all’estrema sinistra.
(da agenzie)
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