MANOVRA, L’ABOLIZIONE DEL PARLAMENTO
CAMERA E SENATO SEMPRE PIU’ UMILIATI DAL GOVERNO E RESI INUTILI ORPELLI
Ci risiamo, ma non per questo ci si deve rassegnare al peggio. Oggi (venerdì 27 dicembre) la manovra sarà in aula al Senato e domani (sabato 28 dicembre) sarà approvata con la fiducia. Fine delle discussioni, tutti gli emendamenti spazzati via, proteste scontate delle opposizioni e via così fino al prossimo anno. Eppure, non dovrebbe essere così.
Senza bisogno di scomodare la Magna Charta Libertatum, ovvero la pietra miliare dello Stato di diritto, che imponeva al re di passare dal voto del consiglio dei baroni nel caso di nuove tasse, da che esiste la democrazia parlamentare è la legge di bilancio l’atto più importante che i rappresentanti del popolo sono chiamati a votare. Eppure, da qualche anno, nel nostro Paese è invalsa una prassi deteriore che vede il Parlamento sempre più umiliato dal governo e reso, di fatto, un inutile orpello.
Quest’anno, nella cabala meloniana, ricorre il numero tre: è la terza manovra del governo delle destre, porta in dote 30 miliardi, ma soprattutto sarà affare privato di una trentina di persone, i membri della commissione bilancio di palazzo Madama e i sottosegretari, che se la sbrigheranno in trenta ore. Stop.
È quello che Michele Ainis definisce il monocameralismo alternato. Quest’anno tocca ai senatori ingoiare il boccone senza masticarlo, l’anno prossimo sarà la Camera. Un ramo del Parlamento discute e tratta, l’altro si limita a ratificare. E in più, per sbrigarsi e tacitare ogni eventuale fronda interna, il governo gli appioppa anche la fiducia, che cancella ogni emendamento.
Si può ancora chiamare democrazia parlamentare un sistema che funziona in questo modo? La domanda è aperta. Quello che si deve doverosamente aggiungere in questa sede è che, purtroppo, così fan tutti. Destra e sinistra, europeisti e sovranisti.
Ricordate il Conte 1, maggioranza Lega+Cinquestelle? Ingaggiò un braccio di ferro con la Commissione europea sul deficit, che Bruxelles non voleva al 2,4 per cento del Pil. Tira e molla, finché si arriva al trucco contabile del 2,04 per cento. Si sposta la virgola e il gioco è fatto. Ma ormai siamo arrivati a fine anno e non c’è più tempo di dibattere. La manovra va approvata in ventiquattr’ore e così sia, tra le alte proteste del Pd.
Si replica l’anno dopo, con il Conte numero 2. Pochi giorni per approvare la Finanziaria, stavolta la “scusa” è il Covid, e a protestare è il centrodestra, perché nel frattempo la maggioranza è diventata Pd+Cinquestelle.
Il record, dicono gli archivi, fu però del governo Gentiloni, appena venti giorni per la navetta tra Camera e Senato. Anche quella volta, c’era una buona “scusa”, si doveva andare al voto nel 2018 e occorreva correre per poter sciogliere le Camere.
Come si vede, ogni pretesto è buono, ce n’è sempre una per non dare ai parlamentari tempo e modo di esaminare una legge che, oltretutto, è anche incomprensibile ai comuni mortali, infarcita com’è di commi e rimandi ad altre norme. Un vero obbrobrio linguistico, un oscuro alfabeto per iniziati, che per decifrarlo non basterebbe la stele di Rosetta.
Allora che fare? Luigi Marattin, un deputato dell’opposizione, ieri ha detto che il re è nudo. C’è un monocameralismo di fatto? Allora tanto vale “abolire Camera e Senato, creare un’unica Assemblea nazionale di 600 membri” e non se ne parli più.
Potrebbe anche essere un’idea alla Jonathan Swift. Il celebre scrittore irlandese, di fronte alla terribile carestia dei suoi anni, scrisse un libretto satirico intitolato “Una modesta proposta per impedire che i bambini della povera gente siano di peso per i loro genitori o per il Paese, e per renderli utili alla comunità”. Il suggerimento provocatorio era di darli da mangiare ai ricchi, naturalmente dopo averli ben pasciuti, in questo modo si sarebbe risolto sia il problema della denutrizione dei bambini che della sovrappopolazione irlandese.
Ecco, si potrebbe emendare l’idea di Marattin e suggerire una “modesta proposta” ai nostri legislatori: che la legge di bilancio del prossimo anno, scritta da Giorgetti e Meloni, sia approvata e discussa dal solo Consiglio dei ministri, senza bisogno di passare dall’inutile Parlamento. Senza dubbio un gran risparmio di tempo e di denaro.
(da repubblica.it)
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