“MARCHIANE INESATTEZZE NELL’INCHIESTA, TESTIMONI INATTENDIBILI E TESTIMONIANZE RACCOLTE SENZA GARANZIE DI LEGGE”: IL GIP SMONTA LE ACCUSE PIU’ GRAVI AL SINDACO DI RIACE
“AL DI SOPRA DELLE REGOLE MA NON SI E’ ARRICCHITO CON I FONDI”: CADONO LE ACCUSE DI CONCUSSIONE, TRUFFA E ABUSO D’UFFICIO… COSA ASPETTA BONAFEDE A MANDARE UN’ISPEZIONE A LOCRI?
Da un lato c’è l’ordinanza del gip di Locri. Restituisce l’immagine di un sindaco che vive al di sopra delle regole, che nonostante sappia di essere indagato sostiene strenuamente il suo dissenso nei confronti quelle che definisce “leggi balorde” sui migranti, che favorisce l’immigrazione clandestina e non rispetta le regole sull’affidamento della gestione del servizio di raccolta di rifiuti.
Per tali ragioni merita gli arresti domiciliari, ma da tutto questo sistema non intasca un euro, non si arricchisce in alcun modo.
Dall’altro lato, invece, ci sono gli atti della procura, di cui il gip Domenico Di Croce ha accolto solo una minima parte: i magistrati inquirenti dipingono Mimmo Lucano come un uomo che, per attuare il modello d’accoglienza pensato per il suo paesino della Locride, compie abusi d’ufficio, truffe aggravate e si macchia di concussione.
La vicenda dell’arresto del sindaco di Riace, Mimmo Lucano, ai domiciliari con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di illeciti nell’affidamento diretto della raccolta dei rifiuti, spacca la magistratura di Locri.
La procura, infatti, si scaglia contro il gip, ‘colpevole’, di aver accolto solo due dei nove capi di accusa – i meno gravi – contenuti nel fascicolo e di aver, di conseguenza, ammorbidito la posizione di Lucano.
Dal canto suo il magistrato che ha disposto l’arresto di Lucano evidenzia come negli della procura ci siano “marchiane inesattezze”, “congetture” sulla distrazione di fondi per altri fini, definisce “inattendibili” i testimoni – non a caso il provvedimento di arresto si basa sulle intercettazioni – e parla di testimonianze raccolte sommariamente e senza le garanzie di legge.
La procura aveva chiesto l’arresto di altre 14 persone, oltre a Lucano, e i soggetti iscritti nel registro degli indagati erano 31. Il gip, però, come è evidente, ha ridimensionato di molto l’impianto accusatorio.
Mimmo Lucano, conosciuto in tutto il mondo per aver creato un modello di accoglienza diffuso con il quale ha ripopolato il suo paese, avrebbe, insomma, commesso degli illeciti, ma senza arricchirsi. Un concetto, questo, messo in evidenza dal gip nella sua ordinanza: “il diffuso malcostume emerso nel corso delle indagini non si è tradotto in alcuna delle ipotesi delittuose ipotizzate”, si legge nel documento.
(da agenzie)
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