MARINO COMPLICA I PIANI DI RENZI E SPERA NELLA CHIUSURA DEL FASCICOLO DEI PM
SE LE ACCUSE VENISSERO ARCHIVIATE SAREBBE ARDUO PER IL PD GIUSTIFICARE DI AVERLO SCARICATO
Matteo Renzi parte per l’America Latina giovedì prossimo e non è detto che al suo ritorno, il 30 ottobre, trovi il Campidoglio così come l’ha lasciato.
Ignazio Marino infatti ci sta ripensando.
Il sindaco si prenderà tutto quello che resta fino allo scadere dei 20 giorni di tempo che la legge gli assegna dopo la presentazione delle dimissioni, cioè fino al 2 novembre, per passare al setaccio tutta la ‘storiaccia’ che lo ha sbattuto fuori dal Campidoglio.
“Così come prevede la legge, e come detto nella mia lettera di dimissioni, pensavo e penso che ho 20 giorni per fare opportune riflessioni e verifiche sulle mie dimissioni”, ha detto sibillino in conferenza stampa oggi.
E’ quanto basta per scattare l’allerta in casa Pd.
Il commissario di Roma Matteo Orfini convoca i consiglieri comunali Dem al Nazareno: “La linea non cambia, non ci sono le condizioni per andare avanti”, è l’ordine che impartisce.
Ma in fondo c’è l’ansia. Tutti aspettano gli eventi. A cominciare dallo stesso Marino.
Cosa c’è davvero sul tavolo?
Il rischio reale è che la maionese possa impazzire di nuovo a Roma.
Lo sa Renzi che avrebbe voluto mettere a punto tutto il “dream team” dei commissari per la capitale prima di partire per l’America Latina, ma che molto probabilmente non farà in tempo, visto che la squadra per ora ha un solo punto fermo: il commissario che dovrebbe amministrare città e Giubileo dopo le dimissioni di Marino sarà Marco Rettighieri, fresco della direzione dell’Expo.
Il resto della squadra invece è in alto mare. Tanto più che un Marino che non si dà per vinto e che lavora per rovesciare ancora il banco, sta davvero complicando i piani del premier.
Il sindaco si sente rinvigorito dall’incontro che ha avuto ieri in procura con i pm che indagano sulla storia degli scontrini del sindaco, cene, pranzi e spese varie a carico dell’amministrazione comunale.
Punto primo: Marino ha appurato di non essere indagato.
“Ha dato delle spiegazioni più che convincenti: è entrato da persona informata dei fatti e ne è uscito come persona informata dei fatti. Non è iscritto nel registro degli indagati”, dice il suo avvocato Enzo Musco, al fianco del sindaco in conferenza stampa.
Punto secondo: il fascicolo è ancora senza intestazione.
Un dato non indifferente che segnala un’alta probabilità che possa essere chiuso, dopo i chiarimenti resi dal primo cittadino ieri.
Ed è questa la prima speranza di Marino: che il fascicolo possa venire chiuso prima del 2 novembre. A quel punto, dicono i suoi, lui ne uscirebbe pulitissimo, tanto da resettare le ragioni delle dimissioni.
Da qui a dire che il 2 novembre Marino potrebbe ritirare le dimissioni e sfidare il consiglio a sfiduciarlo, ce ne passa.
Al momento, nemmeno lo stesso sindaco sa se sarà nelle condizioni di andare avanti in questi termini.
Ma certo ci sta sperando e provando, rinfrancato dalla mobilitazione spontanea e inaspettata nata sul web all’indomani delle dimissioni.
Mobilitazione che gli porta in dote quasi 53mila firme in calce alla petizione “#Marinoripensaci” su change.org, che si è già palesata in piazza al Campidoglio l’11 ottobre scorso e che tornerà sempre lì davanti al municipio domenica prossima alle 12. Con lo slogan “Marino ripensaci”, appunto.
Non è escluso che il sindaco stesso si faccia vedere in piazza, ancora non ha deciso.
Di certo c’è che la saga su Marino si condisce di una suspence degna dei migliori thriller. Se ne accorge anche Angelino Alfano: “Un thriller sulla pelle della città . Marino si prende tutti i 20 giorni, sta dando un ultimo aiutino al Pd…”.
In realtà , al quartier generale Dem non la vedono così.
Il quadro si sta ingarbugliando. Certo, nella cerchia del premier-segretario giudicano le riflessioni di Marino una “sparata senza reali possibilità ”. In quanto, scommettono, non ha la maggioranza in consiglio.
Cosa ben presente allo stesso sindaco. Ma in un’epoca di informazione velocissima, con zapping quotidiani da un focus mediatico all’altro e giudizi sempre ballerini, niente viene dato per scontato.
E’ per questo che Orfini nel pomeriggio convoca i consiglieri Dem capitolini al Nazareno.
Per capire da che parte pende la bilancia, tra le mille spaccature del partito locale sul caso Marino. Spaccature sulle quali ha certo un peso il fatto che uno scioglimento anticipato del consiglio non fa piacere a nessun consigliere eletto, visto che lo costringe a tornare a casa e sperare in una ricandidatura. Il diktat del commissario comunque è perentorio: “La nostra linea non cambia, resta la stessa: non ci sono più i margini per andare avanti”.
Al di là dei desiderata della dirigenza Pd, sotto il Campidoglio la situazione resta liquida. Renzi aspetta le mosse di Marino.
Marino aspetta di capire quanto può osare e nel frattempo prepara le munizioni, con un occhio anche all’inchiesta fiorentina sulle spese del premier quando era sindaco di Firenze.
Chissà cosa troverà Renzi al suo rientro in Italia dopo il viaggio in America Latina.
(da “Huffingtonpost”)
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