MARINO OUT, RENZI HA TROVATO SEI UTILI IDIOTI CHE EVITERANNO AL PD DI IMPLODERE IN AULA
PER IMPEDIRE AL SINDACO IL DIBATTITO IN AULA ARRIVA IL SOCCORSO DEL CENTRODESTRA: DUE FITTIANI (EX DI ALEMANNO), DUE DI MARCHINI, UN NCD …. MARINO: “HANNO VOLUTO IMPEDIRE IL CONFRONTO”
E’ stata raggiunta “quota 25”, ovvero il numero minimo di consiglieri capitolini che hanno scelto di dimettersi per far cadere l’Aula Giulio Cesare e sciogliere, oggi, la giunta Marino.
Dopo la riunione fiume durata sette ore ieri al Nazareno tra i consiglieri dem e il commissario romano del Pd Matteo Orfini, è arrivata dunque la decisione di staccare subito la spina, senza passaggi in Aula, al sindaco di Roma, che ieri ha deciso di ritirare le sue dimissioni.
Intorno alle 13 in via del Tritone, al quinto piano della sede dei gruppi consiliari del Campidoglio, i consiglieri si erano dati appuntamento per depositare le proprie dimissioni contestuali davanti al notaio.
Tra le prime ad arrivare Cecilia Fannunza, Michela De Biase, Fabrizio Panecaldo (Pd): “Il gruppo è compatto” ha detto la presidente d’aula Valeria Baglio confermando: “A breve le firme vengono consegnate in Campidoglio al segretariato comunale”.
E infatti uno dopo l’altro si sono aggiunti tutti da Orlando Corsetti (che entra di corsa, col casco ancora in testa) ad Alfredo Ferrari, da Fabrizio Policastro a Dario Nanni, da Giovani Paris alla stessa Baglio. Sul portone della sede consiliare è spuntato un cartello affisso da alcuni dipendenti di Sel: “Oggi è morta la democrazia”. E’ durato qualche minuto, poi è stato rimosso.
Da soli però i dem non sono bastati.
Ma “i numeri ci sono. È tutto a posto, entro stasera è tutto finito” ha assicurato anche l’ormai ex assessore ai Trasporti Stefano Esposito.
A lasciare infatti “ma solo per silurare Marino” ci sono anche esponenti di altri gruppi sia di maggioranza che d’opposizione come Svetlana Celli (Lista civica Marino), Roberto Cantiani (Ncd), Daniele Parrucci (Centro democratico), Alessandro Onorato (è attesa anche la firma di Alfio Marchini che da Milano sta tornando a Roma per firmare) e i due fittiani (ed ex alemanniani) Ignazio Cozzoli e Francesca Barbato che però hanno chiesto di depositare le dimissioni direttamente a Palazzo Senatorio per non partecipare alla “raccolta firme” dei dem.
Secondo altre fonti avrebbero garantito la disponibilità alla firma anche Ghera e Mennuni di Fratelli d’Italia e Pomarici di Noi con Salvini.
Ricompattati questa mattina dopo la notizia anticipata da “Repubblica” e confermata dal legale di Marino, Enzo Musco, che il sindaco è indagato dalla procura di Roma sul caso degli scontrini. “Un atto dovuto” dice lui all’Auditorium doveva aveva promesso che avrebbe commentato l’inchiesta.
“Io sono convinto di aver spiegato bene le mie ragioni e la mia trasparenza: sono assolutamente convinto di non aver mai utilizzato denaro pubblico a fini privati semmai ho fatto il contrario” aggiunge
Nei suoi confronti i pm ipotizzano i reati di peculato e concorso in falso in atto pubblico. Una vicenda di cui Marino era a conoscenza già dal 28 ottobre scorso. “La notizia è esatta – ha detto il penalista Musco con cui il sindaco di è visto stamattina – Ha ricevuto un avviso di garanzia ma so che lo avrebbe voluto dire in giunta, pubblicamente, come si fa in tutte le democrazie”.
Nessun confronto in Aula.
Con le dimissioni in blocco dei 25 si evita di arrivare in Aula per un confronto aperto come invece chiesto da Marino nella lettera con cui ieri, con qualche ora d’anticipo rispetto alle sue intenzioni, ha fatto dietrofront.
“Ritengo non sia giusto eludere il dibattito pubblico, con un confronto chiaro per spiegare alla Città cosa sta accadendo e come vorremo andare avanti” aveva scritto.
E oggi all’Auditorium ha ribadito: “Io mi chiedo perchè in questo momento di fronte a un sindaco che ostinatamente e orgogliosamente chiede un confronto in un luogo democratico e deputato in Aula le forze politiche utilizzino ogni strumento possibile, anche le dimissioni di massa, per impedire un confronto?”.
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