MARONI SBATTE CONTRO PALO ALTO: FACEBOOK NON SE LO FILA E NON RIMUOVE IL SITO CONTRO IL PREMIER
“UCCIDIAMO BERLUSCONI” NON VIENE OSCURATO COME RICHIESTO DA MARONI, CAMBIA SOLO IL NOME….IL CONTENUTO RIMANE LO STESSO, COSI’ COME I MESSAGGI E LE FOTO….E GLI ISCRITTI SALGONO A 26.000…BEL RISULTATO
Chiudere immediatamente il sito con le minacce al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e denunciare tutti quelli che sono intervenuti perchè “se passa il concetto che uno può scrivere impunemente queste cose, c’è il rischio poi che a qualcuno venga in mente di metterle in atto”.
E’ il ministro Maroni (quello che non aveva preso posizione contro la pagina su Facebook “Immigrati clandestini: torturiamoli”) che ieri aveva assicurato che le pagine “sarebbero state rimosse”.
“Abbiamo dato disposizione perchè il sito contenente minacce al premier venga subito chiuso” tuonava il ministro degli Interni dai Tg, pensando che gli States fossero come la Somalia o l’Eritrea, i cui profughi basta respingerli senza chiedere loro se vogliono fare richiesta di asilo politico o meno.
Ma stavolta il respinto è stato Maroni che è andato a sbattere contro Palo Alto, sede registrata in California del social network Facebook.
Sito oscurato? Affatto, la pagina rimane, ha solo cambiato nome.
L’azienda americana non è quindi intervenuta, rimuovendo il gruppo: semplicemente da “uccidiamo Berlusconi” ora il nome del gruppo è mutato in “Berlusconi, ora che abbiamo la tua attenzione…rispondi alle nostre domande” . Tutto il resto è rimasto invariato, rimangono gli stessi messaggi degli utenti, le stesse foto.
Solo il numero degli iscritti è raddoppiato, raggiungendo i 26.000.
Insomma un buco nell’acqua, uno dei tanti rimediati da Maroni.
Si faceva meglio a prenderla in ridere, a questo punto, piuttosto che annunciare che tutti gli iscritti sarebbero stati denunciati, quando già i primi contatti con Facebook non erano certo stati dei migliori.
In primis perchè Facebook non aveva risposto ufficialmente e quindi l’unica via diventava quella tortuosa della rogatoria internazionale.
Una procedura lunga e a totale discrezione degli americani. Solo loro potranno in pratica decidere se fornire o meno alle autorità italiane i dati degli utenti iscritti al gruppo.
In secondo luogo perchè il direttore comunicazioni internazionali di Facebook, Debie Frost, aveva già ritenuto di commentare che “abbiamo attentamente controllato il gruppo “uccidiamo Berlusconi”: il contenuto e le discussioni interne al gruppo che parla diffusamente delle politiche di Berlusconi e delle sue dispute legali non viola i nostri termini di utilizzo. Il nome del gruppo invece li viola e abbiamo chiesto agli amministratori di cambiarlo”.
In pratica già si capiva che non era il caso di farne “un’affare di Stato”, ma qualcuno ha voluto forzare la situazione per farsi il solito spottone in Tv.
Con il bel risultato che gli amministratori hanno cambiato il nome della pagina e, a causa del clamore data alla vicenda, gli iscritti sono raddoppiati.
Risultato giudiziario zero, risultato politico sottozero.
Anche perchè lo stesso metro di misura, lo hanno capito tutti, non era mai stato usato per altre decine di siti che inneggiano alla morte di qualcuno o alla sua tortura.
Si è voluta gonfiare invece questa vicenda a uso interno in modo maldestro, quando si sarebbe dovuto agire già per tutti i precedenti, rendendo allora credibile anche questo intervento che altrimenti pare di parte.
Così si è finito solo per alimentare uno sfogatoio di soggetti parolai, ma non certo pericolosi, mentre sarebbe il tempo per tutti di abbassare i toni e ritornare a parlare di politica vera.
Leave a Reply