MARTUSCIELLO, LO SCANDALO FRENA LA CORSA IN CAMPANIA DI MISTER PREFERENZE
L’ESPONENTE DI FORZA ITALIA VOLEVA CANDIDARSI ALLE REGIONALI
Ho già firmato la mia candidatura come “Martusciello Fulvio detto Fulvio”. Meloni arriva seconda». Aveva un sorriso sornione, il frontman di Forza Italia in Campania, alla vigilia delle ultime elezioni Europee. Sentiva che quell’appuntamento sarebbe diventato il punto di svolta di una carriera politica ormai trentennale e non si sbagliava: dopo il voto, con le quasi 98mila preferenze racimolate nella circoscrizione Sud, Martusciello si guadagnerà non solo l’inevitabile soprannome di “Mister Centomila” ma anche il trampolino di lancio verso il sogno di una vita: la presidenza della Regione Campania.
Una candidatura partita da lontano, costruita con pazienza e promossa dal leader del partito in persona, Antonio Tajani, in video collegamento con il congresso provinciale in corso a Salerno: «In Campania con la guida di Fulvio Martusciello, che si sta dimostrando veramente un leader della vostra Regione, credo che potremo ottenere degli ottimi risultati. Fulvio è per noi il miglior candidato possibile, poi vedremo cosa accadrà».
Era solo pochi giorni fa, il 16 marzo. Ma sembra passato un secolo. In quelle stesse ore, nella banca dati Schengen, veniva inserito dalla Procura federale belga il mandato di arresto europeo nei confronti di Lucia Simeone, segretaria tuttofare e assistente parlamentare di Martusciello, già dal 2022 capodelegazione azzurro a Strasburgo e considerato l’uomo forse più vicino al ministro degli Esteri, nonché
successore di Berlusconi alla guida di Forza Italia.
Cinquantasette anni da compiere a maggio, dirigente della Banca d’Italia, uomo dal carattere brillante ed estroverso, capace di intrecciare relazioni e di coltivarle negli anni, Martusciello ha traghettato il partito campano oltre la palude degli scandali che, agli inizi degli anni Duemila, avevano accompagnato la leadership di Nicola Cosentino e Luigi Cesaro, entrambi travolti dagli scandali giudiziari e dalle accuse di collusioni con la camorra. Ma anche quando erano altri ad avere le redini di Forza Italia a Napoli, Martusciello ha sempre conservato il rapporto privilegiato con Silvio Berlusconi stretto sin dagli albori di FI. Quando l’uomo di Arcore lancia la corsa per Palazzo Chigi, nel 1994, c’è anche Fulvio a sostenerlo, sia pure in posizione più defilata: al tempo il Martusciello in prima linea è il fratello maggiore Antonio, primo coordinatore regionale del partito in Campania, che viene eletto parlamentare, diventa viceministro e nel 2001 sfiderà senza successo Rosa Russo Jervolino come sindaco di Napoli.
Ma già nel 1995, il più giovane dei Martusciello comincia a farsi largo con l’elezione in consiglio regionale, assemblea nella quale resterà per quasi vent’anni, con una parentesi come assessore alle attività produttive, tra il 2013 e il 2014, nella giunta di centrodestra guidata da Stefano Caldoro. Nel 2014, mentre Antonio ha ormai lasciato la politica attiva, Fulvio sbarca a Bruxelles e dall’Europarlamento consolida progressivamente la sua influenza a Roma come in Campania. Mattone dopo mattone, si guadagna la rielezione, incrementa i consensi e nel 2022 ottiene il prestigioso riconoscimento come capodelegazione. Nel frattempo a Napoli il partito è nelle sue mani e il rapporto con Tajani è divenuto sempre più saldo. Nel 2024, il vicepremier chiude la campagna elettorale proprio a Napoli, feudo di Fulvio e garanzia di un cospicuo bottino di preferenze.Il bilancio delle Europee mette Martusciello nelle condizioni di guardare da una posizione di forza al prossimo snodo, le Regionali del 2025. Il resto è storia recentissima. Nel risiko del centrodestra, tramontate precocemente le ambizioni di Gennaro Sangiuliano, costretto a dimettersi da ministro della Cultura sull’onda del caso Boccia, restano sul tavolo i nomi del vice ministro degli Esteri Edmondo Cirielli per FdI e di un riluttante ministro dell’Interno Matteo Piantedosi in quota Lega. “Mister Centomila” appare oggettivamente lanciatissimo. Una scalata prepotente che ora, trent’anni dopo e a pochi metri dal traguardo, il caso 5G Gate rischia di interrompere.
(da agenzie)
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